Scrittore e poeta francese (Orléans 1873 - Plessis-l'Évêque, Seine-et-Marne, 1914). Consacratosi al socialismo, tornò poi alla fede cristiana, intesa però come religione libera dai dogmi. Influenzato dallo spiritualismo di H. Bergson, P. inventò una prosodia lenta e ridondante, epica e profetica.
Di umile origine, allievo dell'École normale supérieure, dove seguì Bergson, interruppe i corsi non riuscendo ad assoggettarsi alla routine universitaria. Perduta la fede, si consacrò alla battaglia per un socialismo giovane e nuovo, adoperandosi tra l'altro per la revisione del processo Dreyfus. Interrotti gli studi all'École Normale, tra il 1898 e il 1899 diresse una libreria socialista. Nel 1900 fondò una rivista, i Cahiers de la quinzaine, creazione originale, a cui dedicò tutta la sua attività, dove si traduce il suo spirito entusiastico, la passione di suscitatore e condottiero di anime e intorno alla quale raccolse molti giovani scrittori tra cui R. Rolland e J. Benda. Sempre lontano dalla folla, soltanto nella guerra mostrò a tutti la sua intima natura eroica; nonostante l'età, partì per il campo e vi trovò la morte quando appena s'iniziava la battaglia della Marna.
Pacifista dapprima, di fronte alla minaccia tedesca riscoprì la realtà della patria francese, il suo amore della patria millenaria, il ritrovato sentimento religioso; questo sforzo di approfondimento interiore lo condusse nuovamente alla fede cristiana, intesa però come religione poetica senza sacramenti, abbastanza libera dai dogmi e tuttavia piena di sincera umiltà. Espressione di questa poesia cristiana sono le opere: Notre jeunesse (1910); Le mystère de la charité de Jeanne d'Arc (1910); Le mystère des Saints-Innocents (1912); La tapisserie de Notre-Dame (1913), la cui originalità è quella di far risplendere il soprannaturale nel terreno, la presenza di Dio in questo mondo più che la sua trascendenza. Anche qui la stessa profusa abbondanza, il rifiuto di ogni freno dell'arte, e a tratti brani di poesia superba nella primitiva religiosa purezza. P. fu anche critico letterario in Victor-Marie comte Hugo (1910) e polemista in difesa del suo maestro Bergson, il cui spiritualismo ha fortemente influenzato la sua opera.