CHILE (anche, in forma italianizzata, Cile; meno bene, con accento francese, Chilì; República de Chile: A. T., 159 e 160-161)
Stato dell'America Meridionale sul versante dell'Oceano Pacifico.
Sommario. - Geografia: Nome ed estensione (p. 55); Esplorazioni (p. 55); Geologia e morfologia (p. 55); Condizioni climatiche (p. 56); Idrografia (p. 57); Vegetazione e flora (p. 57); Fauna (p. 58); Dati demografici, distribuzione e densità della popolazione (p. 58); Le popolazioni indigene (p. 60). Condizioni economiche (p. 61). - Comunicazioni (p. 65). - Ordinamento dello stato: Ordinamento costituzionale, amministrativo e giudiziario (p. 66); Organizzazione ecclesiastica (p. 66); Forze armate (p. 66); Ordinamento finanziario (p. 67); Istruzione pubblica (p. 67). - Storia (p. 67). - Lingua e letteratura (p. 72). - Arti figurative (p. 73). - Musica (p. 73).
Geografia.
Nome ed estensione. - La genesi del nome è da ricercarsi nelle tradizioni locali ma vaghi sono gli elementi positivi e confuse le notizie. Prevale l'opinione che il nome derivi dalla voce quechua tchili "neve" o chiri "freddo", nome appropriato a un paese dominato dalle vette andine, oppure ancora dalla voce chili che significa "il meglio della terra", che avrebbe indicato la fertilissima valle dell'Aconcagua, più tardi culla della nazione chilena.
Il paese è costituito da una striscia di territorio compresa fra la catena delle Ande e il Pacifico, striscia che si allarga al massimo a 360 km. in corrispondenza del 23° parallelo, ma che in genere resta tra i 150 e i 200 km. di larghezza, mentre si estende da S. a N. fra il 17°15′ ed il 55°59′ di latitudine meridionale, vale a dire per oltre 39 gradi, cioè per circa 4300 km. di lunghezza. Nessun altro stato del mondo si stende tanto in senso meridiano (l'estensione in latitudine equivale a un dipresso a quella fra il piede delle Alpi e il Golfo di Guinea in Africa).
Il territorio della repubblica, che comprende una superficie di 751.605 kmq., trova il suo confine orientale segnato naturalmente dalla linea displuviale della catena andina, limite che tuttavia corrisponde solo all'ingrosso al confine politico con l'Argentina; questo fu segnato sul terreno dopo laboriosissime trattative da una Commissione mista (v. argentina). Più a N. la medesima catena determina il confine con la Bolivia, mentre meno precisato è il confine settentrionale, fonte di complicazioni politiche. Qui il Chile deteneva provvisoriamente dal 1883, dopo la guerra peruviano-chilena, la provincia di Tacna e Arica. Le ripetute controversie fra Perù e Chile per la sistemazione definitiva di questa provincia sono state risolte da un trattato del 1929, per il quale si stabilisce che la linea di confine parta dalla costa da un punto che sarà chiamato Concordia e sia parallela al percorso chileno della ferrovia Arica-La Paz, a 10 km. a N. di detta ferrovia. Così Tacna rimane al Perù ed Arica al Chile. Al Perù rimane il diritto di derivare dalla regione chilena l'acqua necessaria ai centri abitati della provincia di Tacua.
Esplorazioni. - Diego de Almagro (v. almagro) nel 1535 a Lapo di una piccola spedizione, penetrò per primo nel Chile attraverso le elevate regioni delle Ande boliviane: dopo la morte di lui, Pedro da Valdivia iniziò la conquista del paese e nel 1541 fondò la città di Santiago; successivamente raggiunse il fiume Bío-Bío, alla cui foce stabilì la città di Concepción e scoprì il Río Valdivia sotto 40° S. Il suo luogotenente Alderete penetrò nel territorio degli Araucani e fondò la città di Villarrica. La zona settentrionale e mediana del Chile veniva in seguito organizzata in capitania generale, ma l'Araucania rimase a lungo impenetrabile.
Nel periodo coloniale le scarse conoscenze geografiche ed economiche furono riassunte e sistematicamente esposte dal gesuita Alfonso d'Ovalle nella sua Histórica relación del reyno de Chile, ecc. (1646) e, oltre un secolo dopo, dall'altro gesuita chileno Gio. Ignazio Molina nel Compendio di storia geografica e civile del Chile (Bologna 1776) e nel Saggio di storia naturale del Chile (Bologna 1782). Risalgono al sec. XVIII le osservazioni di L. Feuillet (1709) e il rilevamento delle coste del continente, dell'isola Chiloé, dei porti di Valdivia e di Valparaiso, eseguito dalla spedizione spagnola comandata dall'italiano Alessandro Malaspina (1790).
L'esplorazione scientifica del paese e della regione andina s'iniziò dopo l'emancipazione del Chile, verso il 1825. Ricorderemo anzitutto le spedizioni inglesi comandate da Parker King e dal Fitz Roy (1827-36); dal 1828 al '42 il francese Claude Gay percorse le regioni settentrionali e centrali e le isole Chiloé e più tardi pubblicò una Historia física y política de Chile (voll. 24; Parigi-Santiago, 1844-54). Contemporaneamente il tedesco Eduard Poppig (1826-32) esplorava le provincie meridionali e centrali e rilevava per primo il movimento ascendente delle coste a nord di Chiloé. Tra il 1850 e il '70 cadono i lavori geologici e cartografici di A. Pissis ('48-64), le osservazioni sull'andamento costiero del Moesta ('58), i viaggi di J. Tschudi, di G. E. Cox e specialmente di R. A. Philippi considerato il padre della geografia scientifica del Chile. Dopo il 1870 va ricordata l'opera di Hans Steffen, P. Stange, P. Krüger e Fischer i quali, fra il '93 e il 1900 esplorarono minutamente il versante ovest delle Ande a S. del 40° parallelo per risolvere la questione del confine con l'Argentina. Accenniamo infine all'opera della marina militare chilena che eseguì il portolano di tutte le coste del paese, agli studî di Ignacio Domeyko, di G. Fuenzalida, di C. Ibáñez e del Wetzel e al viaggio scientifico (1925) di H. Mortensen e di O. Berniger.
Geologia e morfologia. - Nel suo complesso il Chile, paese essenzialmente montuoso, è costituito dal versante occidentale delle Ande, da una serie di rilievi secondarî paralleli alla costa e da una serie di solchi longitudinali compresi fra questi ultimi e le Ande. Una prima divisione, basata sulle caratteristiche climatiche, delle quali si parlerà più oltre, permette di distinguere: il Chile settentrionale scarsissimo di piogge e presentante talora aspetto desertico; il Chile centrale, paese di colture di tipo temperato, e il Chile meridionale, freddo e umido, coperto di fitte foreste.
Nel Chile settentrionale, dal confine col Perù sino circa alla latitudine di 23°, la morfologia del paese presenta le seguenti caratteristiche: un altipiano costiero, formato da rocce molto antiche (Cordillera de la Costa), ad oriente del quale si estende la Pampa del Tamarugal, larga dai 25 ai 30 km., all'altezza di 900-1200 m., che nella regione settentrionale si affaccia al mare; verso mezzogiorno la pampa si continua nel Llano de la Paciencia.
Verso oriente s'innalza la cordigliera andina, profondamente incisa dall'erosione sul bordo della pampa.
Procedendo verso sud la morfologia si fa più complicata: alla Cordillera de la Costa succede verso oriente il deserto di Atacama (v.) orientato da SO. a NE., limitato a oriente dalla Cordillera de Domeyko: succede ad est una fossa di sprofondamento, sempre orientata nel senso dei meridiani, che si estende per centinaia di km. dal Salar de Atacama attraverso il Salar de Punta Negra al Salar de Pedernales; essa forma il limite occidentale della Puna propriamente detta. Grandi vulcani, superiori ai 6000 metri, dominano questo paesaggio morfologico.
In questa sezione del Chile rientrano le provincie di Atacama, Antofagasta, Tarapacá e il dipartimento di Arica: sono le provincie del Chile desertico, dove le piogge sono nulle o scarsissime, dove di conseguenza la vita si coricentra nelle oasi, o nei punti dove è possibile un poco d'irrigazione; sono ancora le provincie del salnitro, che devono appunto alla presenza dei preziosi giacimenti il loro sviluppo economico. Attraverso una zona di transizione, che si estende fra 30° e 33° di latitudine sud, interessante le provincie di Coquimbo e di Antofagasta, nella quale si nota la presenza di numerosi tronchi di catene con direzione perpendicolare alla zona costiera (Cordillera de la Punilla), staccantisi dalla Cordigliera Andina, entriamo nel Chile centrale, caratterizzato da un altro grande solco longitudinale esteso da Santiago a Puerto Montt, con una lunghezza di 900 km.: la sezione tra il Maipó e il Bío-Bío, la più importante, ha veduto la genesi della nazione chilena.
La regione costiera si presenta sempre montuosa, incisa dai corsi d'acqua provenienti dalla zona interna, spezzata in tanti tronchi di varia altezza, che oltrepassano i 2000 m. alla latitudine di Santiago, scendono a 1500 m. nella Cordillera de Nahuelbuta tra il Bío-Bío e il Río Imperial, a 800 m. nell'isola di Chiloé.
La pianura centrale è la regione più fittamente popolata del Chile: chiusa a nord dalla catena del Chacabuco (Río Aconcagua), ha larghezza varia ed è intersecata dai numerosi fiumi che scendono dalla Cordigliera; presenta una diminuzione progressiva dal suo livello: 520 m. a Santiago; 500 a Rancagua; 330 a S. Fernando; 157 a Linares; 114 a Chillán. Verso il golfo di Ancud (Puerto Montt) la pianura non termina con un declivio regolare, ma per mezzo di una serie di terrazzi. Depositi fluviali e glaciali hanno concorso alla formazione superficiale di detta pianura.
La struttura delle Ande del Chile centrale non si discosta molto da quella delle Ande del Chile settentrionale: si avverte peraltro un maggiore sviluppo dell'erosione in relazione con le più abbondanti precipitazioni e con l'abbassarsi progressivo del limite delle nevi permanenti, che alla latitudine di Santiago si mantiene intorno ai 4000 m., e scende a poco a poco per portarsi a 1500 m. a sud del 40° (latitudine di Valdivia). È la sezione delle eccelse vette, tra i 6000 e i 7000 m. (Mercedario, m. 6670; Aconcagua, m. 6960, Tupungato, m. 6550; Marmolejo, m. 6100). Il vulcanismo è diffuso soprattutto a partire dalla latitudine di Santiago: verso sud la serie dei coni vulcanici si presenta staccata dall'asse della Cordigliera, e più precisamente a ovest, ove forma come una seconda catena, meno regolare, ma più alta (Longavi m. 3230; Antuco, m. 3380; Laima, m. 3060, ecc.). Procedendo verso sud anche le manifestazioni glaciali si fanno più intense.
A S. del golfo di Ancud comincia la terza sezione del Chile, con una morfologia tormentatissima. La pianura centrale si continua verso il S. nei golfi di Chacao e di Corcovado sino all'istmo di Ofqui, che unisce alla terraferma la penisola di Taitao.
La Cordigliera Patagonica è divisa in una serie di massicci, isolati da un sistema di depressioni longitudinali e trasversali. Tra 41° e 46° lat. S. l'altezza della Cordigliera è fra 200 e 2500 m., superata solo dal Tronador (3470 m.); fra 46° e 56° si fa più sensibile (tra 3000 e 4000); nella Terra del Fuoco supera di poco i 2000 m. (M. Sarmiento, m. 2235). Il limite delle nevi permanenti è a 1200 m. a est del Golfo de Peñas, a 700 m. nella Terra del Fuoco.
I ghiacciai costieri scendono a 500-300 m. fra 42° e 44° di lat. S.; a partire da 44°30′ la fronte dei ghiacciai tocca il mare. È la zona delle precipitazioni abbondantissime e della grande foresta delle regioni temperata e subartica (v. ande).
Le coste chilene presentano una morfologia molto differente nelle diverse sezioni. A nord del Canal de Chacao (42° parallelo sud) la costa è nel complesso uniforme, interrotta soltanto da qualche promontorio che individua golfi e insenature più o meno accentuati. Così ricorderemo la Bahía de Mejillones del Sur, la Bahía Jorje sulla quale è sorta Antofagasta; la Bahía Salada, quelle di Coquimbo e Tongoi, di Valparaiso, di Concepción, di Arauco, importantissime per il sorgere sulle loro coste di numerosi centri, che talvolta beneficiano della presenza di estuarî di fiumi. A sud del Canal de Chacao incomincia la sezione tormentata delle coste chilene, ricchissima d'insenature, di golfi, di promontorî, di penisole, costellata sull'oceano da un'interrotta frangia di isole e di scogli. Le insenature profonde, ramificate, chiuse fra erte pareti, ricordano da vicino i fiordi norvegesi. La serie degli arcipelaghi è interrotta dalla penisola di Taitao, unita al continente per mezzo dell'istmo di Ofqui; più a sud si trovano le penisole Muñoz Gamero e Brunswick; nella Terra del Fuoco si protende verso occidente la grande penisola della Cordigliera Darwin, visitata e descritta dal De Agostini.
A sud del 42° parallelo i gruppi insulari sono numerosissimi: l'Arcipelago Chiloé è composto di 26 isole principali e di un grande numero d'isole minori: la più importante è l'isola omonima, che misura 8350 kmq.; a sud del Golfo del Corcovado si ha l'Arcipelago de los Chonos. Il territorio di Magellano comprende un grande numero di isole e d'arcipelaghi, tra cui le isole Guaitecas e l'isola Wellington; l'arcipelago della Terra del Fuoco è composto da una serie d'isole, di cui le più importanti sono: Desolación, Santa Ines, Clarence, Dawson, Terra del Fuoco, la più grande, che ha 48.000 kmq. di superficie. Appartengono ancora al Chile alcune isole lontane dalla costa, quali le isole S. Felice e S. Ambrogio e le isole Juan Fernández, la Mas a Tierra (93 kmq.), distante 670 km. dal continente e Mas Afuera (84 kmq.), 160 km. a occidente della precedente; in pieno Pacifico il Chile possiede poi le isole di Pasqua e Sala-y-Gómez.
Condizioni climatiche. - Sotto l'aspetto climatico il Chile si può dividere, come abbiamo accennato, in tre grandi sezioni, a ciascuna delle quali corrisponde un determinato tipo di clima. Ragioni morfologiche, astronomiche, la diversa distribuzione dei venti e delle correnti (importante soprattutto quella fredda del sud) spiegano le grandi differenze che si riscontrano tra zona e zona.
Per quanto riguarda la temperatura dobbiamo innanzi tutto osservare come la zona costiera chilena presenti temperature inferiori a quelle che s'incontrano alla stessa latitudine sull'Oceano Atlantico. Così, mentre Pelotas (Río Grande do Sul) alla latitudine di 32° ha una temperatura media annua di 17°,8, Coquimbo sulla costa chilena, a 30°, ha soltanto 15° di media; Buenos Aires (35° lat. S.) 16°,6, Valparaiso (33° lat. S.) 14°,3; Patagones (circa 41°) 14°,7, Valdivia (40°) 11°,6.
La temperatura media annua della zona costiera chilena va diminuendo progressivamente man mano che si procede verso sud: dai 19°,7 di Arica scendiamo ai 14°,3 di Valparaiso; ai 10°,6 di Puerto Montt, ai 6°,3 di Punta Arenas. Degna di nota la bassa temperatura delle provincie settentrionali che, pure entrando nel dominio astronomico del tropico, sono ben lontane dal presentare un clima corrispondente. Le stazioni interne presentano ugualmente un abbassamento molto lento della temperatura media: Copiapó, a 395 m. s. m., e a 27° 22′ di lat. S., ha una media di 16°,4; Santiago a 530 m. e a 34° lat. S., 13°,6; Talca a 105 m. e a 35° 26′, 13°,6.
Le temperature del mese più freddo oscillano fra un massimo di 17,3° per Arica e un minimo di 1,9° per Punta Arenas (Magallanes) nella Terra del Fuoco; quelle del mese più caldo tra 22° (Arica) e 10° (Punta Arenas).
L'escursione annua si presenta quindi molto modesta, ma essa è maggiore nei centri dell'interno che, a maggiore altezza e meno influenzati dal mare, presentano estati più calde ed inverni più freddi. Basti citare l'esempio di Valparaiso e Santiago. Il primo, sul mare, ha il mese più freddo con 11°,4; Santiago con 7°,5, ma il mese più caldo per Valparaiso è di 17°,3 mentre per la capitale è di 19°,9. Così per Valparaiso l'escursione è di 6°, per Santiago si sale a 12°,4; a Constitución, sul mare, si hanno 7°,5; a Talca, nella pianura interna, ben 14° di escursione annua.
Contrasti più violenti si verificano per le precipitazioni: si va da un minimo di 0 mm. a massimi di 3000-4000 mm. annui attraverso tutta una serie di gradazioni.
Le provincie settentrionali sono a regime assolutamente desertico: a Iquique cadono 0,6 mm., a Copiapó nell'interno 17 mm. soltanto! In queste zone desolate le piogge cadono a intervalli lunghissimi, alle volte di qualche anno. Un poco di beneficio danno le nebbie, chiamate localmente camachancas, nella regione della Cordigliera costiera tra Iquique e Antofagasta, che permettono una certa vegetazione arbustiva.
A partire dalla provincia di Coquimbo le piogge incominciano ad essere meno scarse: a La Serena cadono 147 mm., che salgono a 515 a Valparaiso (a Santiago, nell'interno, 364), a 576 a Constitución.
Il Chile centrale ha dunque una piovosità discreta che va aumentando verso sud. Si entra così nella terza sezione del Chile, quella intensamente umida e piovosa; a Concepción cadono 1296 mm.; 2698 a Valdivia; 2160 a Puerto Montt; 2092 ad Ancud; Corral, a 39°53′ di lat. S., con 12 anni d'osservazione, presenta 3101 mm. di pioggia. Il massimo si avrebbe a Bahía Felix, a 52°58′ lat. S., con ben 5479 mm.; ma il periodo di osservazione è troppo scarso per avere medie sicure. Nella Patagonia le piogge diminuiscono, pur mantenendosi sempre copiosissime.
Il numero dei giorni piovosi procedendo verso sud va dapprima aumentando fino a raggiungere un massimo di 207 nella stazione di Puerto Montt; quindi, procedendo verso la Patagonia, diminuisce. Quanto alla distribuzione, prevalgono piogge essenzialmente invernali (tipo mediterraneo) nel Chile centrale, mentre verso sud ogni mese si presenta dotato di precipitazioni, però con preferenza nel periodo invernale. Così, a Santiago le piogge cadute dall'aprile al settembre rappresentano il 90% del totale; a Valdivia per lo stesso periodo si scende al 71%; a Puerto Montt, 62%; a Punta Arenas, 61%; a Evangelistas (52°24′), 49%.
La nebulosità aumenta procedendo verso sud; mentre a Copiapó il numero dei giorni sereni è di 273, a Santiago si scende a 193, a Talca a 160, a Puerto Moutt a 48, a Punta Arenas a 46.
Idrografia. - Le condizioni morfologiche e climatiche spiegano perché il Chile sia povero di fiumi a lungo corso, perché la portata dei suoi corsi d'acqua sia oltremodo variabile secondo la latitudine e le stagioni, e perché infine, dati i forti dislivelli dovuti alla presenza degli alti rilievi andini, gran parte dei corsi d'acqua a carattere torrentizio non siano affatto navigabili.
Nel Chile settentrionale le acque della Cordigliera non raggiungono il mare che al nord di Pisagua (Río de Lluta e Río Camarones, 19° lat. S.) e a sud di Caldera con i fiumi Copiapó e Huasco (28° di lat. S). In questo tratto, su una lunghezza di circa 900 km., il solo fiume vero e proprio di qualche importanza è il Loa, che nasce nella regione del vulcano Miño, attraversa la sezione meridionale della Pampa del Tamarugal e si getta in mare fra Iquique e Tocopilla dopo un corso di 362 km. (un po' meno del Tevere). A nord del Loa i corsi d'acqua che nascono dalle Ande si perdono nelle alluvioni pedemontane orientali della Pampa del Tamarugal. A sud la fossa di Atacama trattiene le acque che scendono dai vulcani della Puna e che sono assorbite dai Salares. La Cordigliera di Domeyko e le Pampas meridionali sono altrettanto povere di corsi d'acqua, mentre il Copiapó e l'Huasco devono alla copiosa alimentazione delle nevi delle Ande se non si disseccano mai completamente. Essi ingrossano in primavera, nel periodo della fusione delle nevi.
A mano a mano che si procede verso sud i fiumi aumentano di portata e d'importanza: nella provincia di Coquimbo abbiamo il Río Elqui lungo 190 km., alla cui foce è sorta La Serena, e il Río Limarí (160 km.) che sbocca a sud degli Altos de Talinai. Il Río Aconcagua è il principale fiume della provincia di Valparaiso che esso attraversa in tutta la sua larghezza (lunghezza 170 km.): il suo bacino è molto importante perché in esso si sviluppa il tronco chileno della grande arteria ferroviaria Valparaiso-Buenos Aires. Più a sud corre il Río Maipó il cui bacino imbrifero forma quasi per intero la provincia di Santiago: ha una lunghezza di oltre 200 km. e sull'afluente Mapocho è sorta la capitale dello stato. Procedendo verso il sud incontriamo il Maule (200 km. circa), che bagna Talca ed è navigabile per un certo tratto a piroscafi di media portata; il Bío-Bío (362 km.), il fiume maggiore del Chile (v. bío-bío). Proseguendo verso il sud troviamo fiumi sempre più ricchi d'acqua, sia per le più abbondanti precipitazioni e per il regime più regolare sia perché in parte emissarî di bacini lacustri alimentati da ghiacciai. Fra questi, il Tolten, emissario del lago di Villarrica; il Calle-Calle, che bagna Valdivia; il Bueno (navigabile per 80 km.), emissario del lago Ranco (400 kmq.); il Maullín, emissario del lago Llanquihue (740 kmq.); il Palena, che sbocca nel golfo del Corcovado; il Río de las Heras, che sbocca nel Golfo de Peñas ed è emissario del lago Buenos Aires (1900 kmq.), posto fra il territorio chileno e quello argentino; il Toro, che sbocca pure nel Golfo de Peñas ed è emissario del lago S. Martín (940 kmq.). Frequenti sono le cascate. I numerosi laghi del Chile meridionale (a sud del 39° lat.), al piede occidentale (e in Patagonia anche al piede orientale) delle Ande, sono, almeno in parte, di escavazione glaciale, e, come i grandi laghi prealpini, rappresentano spesso delle criptodepressioni; questi bacini lacustri e i numerosi ghiacciai che scendono sino a 700 metri d'altezza, spesso tra magnifiche foreste di conifere, rendono il paesaggio particolarmente pittoresco.
Vegetazione e flora. - È uso distinguere nella flora chilena tre zone successive procedendo dal nord a sud: 1. settentrionale o desertica, 2. centrale temperata - asciutta o di transizione, 3. meridionale temperata - umida e forestale.
Il distretto settentrionale è costituito, nella sua massima parte dal deserto di Atacama, una delle regioni più povere di vegetazione che si conoscano; le specie censite raggiungono appena il numero di 414 e sono tutte improntate alla più grande xerofilia. Ne sono caratteristiche Composite dei generi Pluchea e Baccharis, parecchi Teucrium sassicoli, anche bassi alberi quali Prosopis siliquastrum e Gourliaea chilensis. La vasta distesa sterile dell'Atacama esclude la facilità di mescolanze tra la flora peruviana e la flora chilena, mentre la configurazione particolare del tratto delle Ande (v.) corrispondente a questo distretto, facilita gli scambî tra la flora del Chile settentrionale e quella delle Pampas argentine, per il clima simile sui due versanti e per la mancanza di una cresta elevata che rappresenti un ostacolo insormontabile per gli scambî.
Anche nella zona chilena intermedia il paesaggio è generalmente xerofilo e gli alberi vi sono rari. Invece nel Chile medio, come del resto anche nelle Pampas, sul versante opposto delle Ande, entra in gioco l'influenza del terreno argilloso, rosso brunastro, formatosi per disgregazione delle rocce vulcaniche, il quale, disseccandosi e indurendosi durante la stagione asciutta, diventa un substrato poco favorevole allo sviluppo della vegetazione arborea.
Gli scarsi alberi vi si mantengono infatti bassi e contorti (Acacia cavenia), o si localizzano lungo i corsi d'acqua (Peumus boldus, Quillaia Kageneckia, una palma Jubaea spectabilis e un bambù Chusquaea). Anche le stazioni particolarmente aride hanno le loro forme caratteristiche: formazioni steppiche di Graminacee (Avenee, Poee, Stipee) rivestono i pendii asciutti, sparsi di specie bulbose del gruppo delle Conanteree, intermedio fra le Liliacee e le Amarillidacee, di piante erbacee e suffrutticose, aromatiche per forte produzione di olî essenziali, di qualche Orchidea xerofila (Chloraea), e intercalate da specie più vistose, quali una Bromeliacea caratteristica (Puya chilensis), alcune Opunziacee (Cereus quisco, Echinocactus, Mamillaria), o da arbusti dai rami verdi affatto defoliati e spinosi, quale una caratteristica Ramnacea (Colletia), che forma vaste boscaglie indicate localmente col nome di espinales.
La flora della regione chilena media, ammontante ad oltre 2500 specie, si distingue per il suo accentuato endemismo (1800 specie con 35 generi, quasi tutti monotipici e specialmente appartenenti alle due famiglie delle Composite e delle Liliacee). Altrettanto notevoli sono alcuni generi che, pure possedendo un'area più estesa di quella della flora chilena e talora vastissima, presentano tuttavia numerose specie locali; così nelle Leguminose Ademia (69), Astragalus (27), Phaca (26), nelle Composite Senecio (93), Baccharis (31), Haplopappus (30), Mutisia (23), nelle scrofulariacee Calceolaria (31), nelle Liliacee Alstroemeria (20), nelle Verbenacee Varbena (27), nelle Borraginacee Eritrichium (21), ecc.
Con una transizione netta, il paesaggio disalberato del Chile medio passa alla foresta del Chile meridionale o foresta valdiviana, che si estende dalla latitudine di Concepción a quella di Chiloé; formazione densissima, inattaccabile anche dal fuoco.
Le epifite vi sono scarse, ma le liane (Luzuriaga, Lapageria, Cornidia) assai numerose vi legano inestricabilmente i tronchi fra di loro, mentre gli spazî liberi sono colmati da fitti canneti di bambù (Chusquaea) od occupati dalle immense foglie della Gunnera scabra.
Il fondo della vegetazione arborea è costituito da parecchie specie di faggi australi, Notophagus a foglie persistenti o anche caduche (F. betuloides, Dombeyi, obliqua) e fra esse il Fagus obliqua sostituisce quasi completamente nel Chile il F. antartica, che domina a sua volta la parte di questa formazione che si continua nella Terra del Fuoco; seguono parecchie Lauracee (Persea), la caratteristica Magnoliacea delle Ande meridionali (Drymis Winteri), una Mirtacea (Luma), un' Euforbiacea (Aextoxicon). Particolarmente interessanti dal punto di vista geografico, sono le specie che trovano le loro forme rappresentative negli arcipelaghi del Pacifico o addirittura sulle sponde opposte dell'oceano. Tali una Composita arborescente (Flotowia) collegante il Chile meridionale con Juan Fernández e le Galápagos, alcune Proteacee (Embothrium, Lomatia, Guevinia) ricordanti l'Australia, e del resto numerosi altri generi, quali, per citare soltanto piante arboree, i già nominati Faggi antartici, Aristotelia (Tiliacee), Encryphia (Rosacee), Peumus, Laurelia (Monimiacee), Caldcluvia (Sassifragacee), richiamanti tipi congeneri o ripetentisi in Australia, in Tasmania, nella Nuova Zelanda. Rapporti continentali probabili, ma certamente interrotti da periodi molto remoti, richiamano anche alcuni generi disgiunti di Conifere; cosi i generi Araucaria, che ricompare con due specie nella Nuova Caledonia, una nell'isola di Norfolk e una in Australia; Libocedrus con una specie in California e una nella Nuova Zelanda; Fitzroya con due specie nel Chile meridionale.
Come è noto la zona forestale della regione valdiviana si estende verso l'alto sino a raggiungere quasi il limite delle nevi permanenti (1462 m. s. m.), abbandonando una striscia relativamente stretta alla vegetazione orofila costituita da arbusti contorti e da una ricca mescolanza di specie erbacee. Nella zona chilena media, invece, il limite delle nevi, a cagione della secchezza del clima, s'innalza fino a oltre 4400 m. s. m., così che l'area offerta all'espansione delle orofite risulterebbe eccezionalmente estesa, se la catena andina non si riducesse qui ad una semplice Cordigliera relativamente assai stretta. Caratteristica di questa zona è la mescolanza di specie orofile dell'emisfero boreale (Ranuncolacee, e generi Alsine, Saxifraga, Alchemilla, Gentiana) con specie antartiche (Graminacee dei generi Poa e Hierochloa e i generi Azorella, Acaena, Pernettya, ecc.).
Fauna. - La fauna chilena è assai caratteristica: essa è piuttosto affine a quella patagonica, mentre differisce grandemente da quella brasiliana che si estende anche nella Bolivia e nell'Argentina settentrionale. Mancano nel Chile le scimmie e gl'insettivori. I carnivori sono rappresentati dal puma, dall'orso dagli occhiali (Tremarctos ornatus), da varî cani e volpi come il Canis amblyodon, che si trova presso Valparaiso, il C. maullinicus, il C. trichodactylus, il C. torquatus, o volpe fasciata, che vive presso Puerto Montt, il C. magellanicus, che abita anche la Terra del Fuoco; mancano il giaguaro e i procioni. I roditori, così abbondanti nell'America Meridionale, scarseggiano: ricordiamo la cincilla comune (Chinchilla lanigera) e il Lagidium cuvieri, nelle alte Ande, il degu (Octodon degus), il Myopotamus coypu con abitudini acquatiche e la Dolichotis patachonica, che si trova nel Chile meridionale. Fra gli ungulati sono notevolissimi varî cervi tra cui il Pudua humilis della grandezza d'una lepre e il Cariacus chilensis, nonché il guanaco (Lama guanacus). Nella parte meridionale del Chile vive qualche armadillo e in quella settentrionale qualche varigua.
Gli uccelli più comuni sono nella parte settentrionale la Dinca grisea, l'Hylactes megapodius, un pappagallo (Cyanoliseus Byrani), l'Agelaius thilius, il Leistes superciliaris, la Phytotoma rara temuta per le sue devastazioni; nella regione meridionale sono notevoli un picchio (Ipocrantor magellanicus), un pappagallo (Hemicognathus leptorhynchus), il Pteroptochus rubecula, ecc. Gli struzzi americani vivono in tutta la regione fino allo stretto di Magellano. Scarseggiano, specie nella parte meridionale, i rettili e gli anfibî.
Dati demografici, distribuzione e densità della popolazione. - Sino al 1928 la repubblica del Chile era divisa in 23 provincie e un territorio: la nuova suddivisione introdotta in quell'anno ha ridotto le provincie a 16, mentre il territorio di Magellano è stato diviso in due parti (Territorî di Magallanes e Aysen).
I dati di superficie e popolazione sono riportati in questa tabella:
Si deve rilevare come anche nel Chile le minori superficie territoriali coincidano con i territorî di più antica colonizzazione e maggiormente popolati, mentre le provincie più estese si trovano a nord e a sud del Chile centrale. Le densità confermano pienamente quanto si è detto. Accanto a un valore medio di 6 abitanti per kmq. (il valore è presso a poco uguale a quello della Colombia, dell'Ecuador e leggermente inferiore alla densità dell'Uruguay) stanno le provincie del Chile centrale con densità molto superiori, con i valori massimi di Aconcagua (31) e Santiago (54); coincidono, queste aree densamente popolate, con le zone di più antica colonizzazione, che godono d'un clima eccellente tanto per le piogge quanto per le temperature, che sono maggiormente coltivate, che hanno visto sorgere i centri più popolati.
A mano a mano che si procede verso nord le densità diminuiscono rapidamente, riducendosi a 1,7 per Antofagasta e a 0,7 per Atacama. Sono le provincie tipicamente desertiche, dove la vita è resa possibile solo nelle oasi o distretti minerarî di salnitro: nel Chile meridionale le densità ritornano nuovamente scarsissime, riducendosi a 0,3 abitanti nel territorio di Magellano: tali cifre coincidono con il Chile forestale e pastorale (allevamento estensivo soprattutto di ovini).
Nelle provincie settentrionali la popolazione vive direttamente o indirettamente del salnitro e delle industrie derivate, ed è in massima parte emigrata dalle provincie centrali della Repubblica; un sesto circa degli abitanti è proveniente dal Perù e dalla Bolivia.
La popolazione si divide in proporzioni quasi eguali fra la pampa, ove si stendono i giacimenti di salnitro, e la costa, ove sono sorti dei centri di imbarco e di sbarco in corrispondenza dei grandi distretti minerarî interni.
Le provincie centrali, da quella di Aconcagua a quella di Bío-Bío, sono le zone di più antica colonizzazione e presentano di conseguenza le più alte densità: non soltanto la pianura centrale si presenta popolata, ma anche le vallate della catena costiera, favorevoli alle colture intensive. Numerosi centri si allineano nella pianura centrale, come Santiago, Rancagua, Curicó, Talca, Chillán, accompagnandosi all'antica via di penetrazione, oggi collegata mediante la grande arteria ferroviaria longitudinale. Nelle provincie meridionali di Valdivia e Chiloé si è avuta alla metà del sec. XIX (dal 1810 al 1853) una notevole immigrazione di Tedeschi, che hanno avuto una parte fondamentale nella colonizzazione e nello sfruttamento di quelle zone: i coloni furono divisi in due gruppi; uno, presso il centro di Valdivia, penetrò verso oriente e verso mezzodì, portando l'agricoltura sulla riva sinistra del Río Bueno; l'altro si stabilì presso il lago Llanquihue e iniziò lo sfruttamento della zona, di cui lo sbocco naturale divenne Puerto Montt. Da Valdivia la colonizzazione si portò anche a nord verso il Río Tolten, oltre il quale si estendeva, sino al Bío-Bío, l'Araucania indipendente, nella regione che i Chileni hanno continuato a chiamare la Frontera anche dopo vinte le ultime resistenze degli Araucani. Numerosi immigrati europei (francesi, svizzeri, inglesi, tedeschi) furono chiamati nelle nuove colonie stabilite a Victoria, Ercilla, Traiguén, Temuco, ecc., nella pianura a sud-est di Concepción, diventate tutte, oggi, piccole città.
Dopo la pacificazione dell'Araucania, la colonizzazione chilena penetrò nelle regioni orientali, nel sistema andino: si può valutare a 20.000 almeno il numero degl'immigrati chileni stabilitisi nel Neuquén fra il 1880 e il 1890.
Nel territorio di Magellano la popolazione scarsissima vive soprattutto di caccia e di pesca; ma sulle sponde del canale omonimo, al fondo dei fiordi meridionali che penetrano sino nella zona della steppa, si è venuta a stabilire una certa quantità di abitanti. Tale colonizzazione data, si può dire, dall'inizio della navigazione a vapore. La fondazione di Punta Arenas risale al 1843. Il suo sviluppo rapidissimo è dovuto alla presenza della via d'acqua obbligata, soprattutto sino all'apertura del canale di Panamá, che la faceva punto di passaggio e di rifornimento importantissimo: accanto all'attività marittima, l'attività economica del retroterra, dove si è sviluppato, come si è visto, l'allevamento ovino in grande stile.
La colonia italiana nel Chile è andata assumendo sempre maggiore importanza numerica dal 1854 ad oggi. Secondo le statistiche chilene la nostra colonia nel 1854 comprendeva circa 400 persone. Nel 1875, secondo il censimento ufficiale chileno, risiedevano nel Chile circa 2000 Italiani. Nel 1898 un censimento, indetto dal giornale L'Italia di Valparaiso, dava presenti nella repubblica 12.000 Italiani. Tale cifra andò gradatamente aumentando fino al 1907, nel quale anno ascendeva a 13.000 persone, per poi discendere a causa della guerra a 11.500 nel 1920. Dal 1920 al 1927 la colonia italiana è andata aumentando rapidamente, potendosi calcolare per il 1927 un totale di 23.000 persone. La colonia è specialmente dedita al commercio. Le scuole italiane nel Chile ammontavano nel 1927 a 30 e i collegi a 11; si contavano 70 associazioni, di cui 11 nel distretto consolare di Santiago e 59 in quello di Valparaiso.
La popolazione del Chile è aumentata notevolmente: il censimento del 1835 dava poco più di un milione d'abitanti, saliti a 1.819.000 nel 1865, a 2.712.000 nel 1895, a 3.250.000 nel 1907, a 3.753.000 nel 1920, a 4.427.212 nel 1930. Nel suo complesso tale aumento demografico è attribuibile solo in pochissima parte all'immigrazione straniera: dal 1883 al 1907 essa non ha superato i 500.000 individui, contro i 2.400.000 entrati in Argentina; il censimento del 1920 dava 120.000 stranieri, cioè il 3% della popolazione totale.
Fra gli stranieri hanno il primo posto quelli originarî degli stati confinanti, poi gl'immigrati dall'Europa meridionale e in terzo luogo l'elemento germanico. Mancano tanto i Negri quanto gli Asiatici, se si eccettuino i cosiddetti Turcos, provenienti dalla Siria, dediti al commercio. L'accrescimento della popolazione è dovuto in gran parte all'eccedenza delle nascite sulle morti: 18.200 nel 1865; 25.250 nel 1885; 32.500 nel 1907; 42.000 nel 1925.
La proporzione della popolazione urbana è andata aumentando molto sensibilmente: costituiva il 39% del totale nel 1895, il 47% nel 1920. Nel Chile centro-meridionale a sud di Santiago sino a Chiloé prevale la popolazione rurale: la popolazione delle provincie di Santiago e Aconcagua è aumentata soprattutto in grazia dello sviluppo dei due grandi centri, la capitale e Valparaiso; nelle pianure settentrionali prevale assolutamente la popolazione agglomerata e il suo maggiore o minore sviluppo dipende dalle condizioni del mercato minerario: sono province popolate mediante immigrazione, che presentano quindi una maggiore percentuale di maschi, una mortalità e una natalità inferiori alla media.
Gli unici grandi centri del Chile sono Santiago e Valparaiso, che presentano insieme una popolazione di circa 800.000 abitanti, vale a dire circa 1/5 del totale della popolazione della Repubblica. Vi sono altre 25 città con oltre 10.000 abitanti, ma molte di esse hanno ancora fisionomia di centri rurali.
Santiago, la capitale, è situata a 520 m. s. m., a 37°27′ di lat. S. e a 70°41′ di long. O., sul fiume Mapocho. La sua popolazione è andata aumentando in maniera straordinaria: dai 115.000 abitanti nel 1865 si sale ai 256.000 nel 1895; si superano i 500.000 nel 1920, si toccano i 574.000 nel 1926. Centro ferroviario importantissimo, ricca di parchi, di giardini, ornata di magnifici palazzi, è senza dubbio una delle più belle città dell'America del Sud, la più importante delle città del Pacifico meridionale.
Porto di Santiago, capolinea della grande arteria transandina, seconda città della repubblica per numero di abitanti è Valparaiso, la cui popolazione raggiunge quasi i 200.000 abitanti: unito al centro di Valparaiso si estende il centro di Viña del Mar, con circa 40.000 abitanti, per cui l'agglomerato urbano tocca i 240.000 abitanti. La popolazione di Valparaiso era di 70.000 abitanti nel 1865: l'aumento rapidissimo è dovuto essenzialmente al traffico ingente, che si è andato sviluppando grazie all'ottima posizione del centro sulla baia omonima, al fatto che la città fu ben presto unita mediante ferrovia con Santiago (1863); questa a sua volta fu allacciata con i centri popolosi della piana a sud (nel 1866 la linea toccava già Curicó); in tal modo Valparaiso divenne sin dalla seconda metà del sec. XIX lo sbocco della ricca economia delle provincie centrali, che affluiva al suo porto.
Nel loro insieme i centri urbani chileni presentano la caratteristica di essere o sul mare o nella pianura centrale. Sulle coste settentrionali si trovano le tre importanti città di Iquique, Antofagasta e Taltal, che devono il loro sorgere e il loro successivo sviluppo all'importantissima industria del nitrato. Dal 1885 al 1905 Iquique è stata la città principale della costa, ma a partire dal 1905 è stata superata da Antofagasta, che tocca ormai i 60.000 abitanti. Essa ha inoltre il grande vantaggio di essere capolinea della ferrovia che porta in Bolivia. Il traffico del porto è ingente, integrato da quello di Mejillones. A sud di Valparaiso le città più importanti costiere sono Concepción, Valdivia, sorta sulla sponda sinistra del Río Calle-Calle, a breve distanza dal mare, e Puerto Montt. Nei territorî l'unico centro importante è Punta Arenas oggi chiamata Magallanes.
Le popolazioni indigene. - I residui dell'antica popolazione indigena gravitano oggi principalmente nella regione centrale e meridionale del paese, al sud del fiume Bío-Bío, scendendo man mano fino ai canali della Terra del Fuoco. Difficile tuttavia riuscirebbe, partendo da quella attuale, ricostruire la disposizione degli etni quale era all'epoca della conquista spagnola. Così anche il patrimonio culturale degl'indigeni, qual è ai giorni nostri, reca le tracce d'intense perturbazioni interne ed esterne, tra queste le susseguenti acculturazioni al modello peruviano, di cui l'ultima, in ordine di data, fu quella dovuta all'occupazione militare da parte degl'Inca delle terre chilene al nord del Maule, inoltre altre acculturazioni con la pianura argentina, l'influenza della colonia spagnuola e, in generale, della civiltà dei Bianchi.
Se ci accingiamo ad enumerare le principali aree culturali, cominciando dal nord, troviamo verso l'interno, e sull'alto del massiccio oggi sterile, l'area dell'antica cultura di Atacama, fiancheggiata sulla costa adiacente da quella dei Chango, affatto distinta. Del tutto scomparsa, la cultura atacameña deve la sua ricostruzione agli archeologi Boman, Uhle e Capdeville, i quali sono riusciti ad assegnarle uno sviluppo artistico, specialmente nella ceramica, abbastanza elevato, distinguendo varî stadî, di cui solamente l'ultimo è dipendente dalla civiltà peruviana degl'Inca, mentre gli anteriori si allacciano piuttosto alla fase Chincha del Perù e alla Diaghita dell'Argentina. Molto povera e primitiva è invece la cultura, in parte sopravvissuta, delle tribù costiere riunite sotto il nome di Changos, umili pescatori che giungono fino a Copiapó e il cui patrimonio si compone principalmente di zattere di varie specie, otri di foca, canne e vimini, terraglia molto grezza, reti d'intestini di foca; essi salano il pesce e la carne delle poche capre che possiedono, e scolpiscono il legno rozzamente. Poche tracce abbiamo delle popolazioni costiere indigene del restante litorale pacifico, ma si ritrova una copiosa informazione sugli abitanti dell'estremo sud del paese, i Chono e i Fuegini marittimi (Alakaluf e Yamana), di cui diremo più estesamente sotto la voce fuegini.
Quanto alla vasta zona intermedia, ossia a tutto il territorio del Chile compreso fra Copiapó e l'isola Chiloé, vi troviamo uno strato culturale apparentemente omogeneo il cui carattere più saliente, tale che impressionò fin dai primi tempi della conquista, è l'unità della lingua indigena parlata, che è la lingua detta Araucana o, meno impropriameute, Mapuche. Da questa unità linguistica era facile inferire l'unità etnica, e infatti gli Spagnoli crearono l'idea d'un "popolo" o "nazione" cui si adattò, per estensione, il nome di Araucano (v. araucani).
In passato si è parlato dell'Araucano come d'un popolo originariamente omogeneo, differenziatosi poi per adattamento antropogeografico alle varie regioni del paese (montagne, bosco, pianura), e si è affermato che, attraverso i meticci da esso derivati (rotos), fu la sorgente delle eredità fisiologiche e psicologiche della popolazione chilena attuale. Negli ultimi anni è sorta una violenta reazione contro questo modo di vedere, e giudiziosamente il Latcham avverte che nelle vene dei meticci chileni non corre sangue araucano, ossia di tribù che rimasero in perpetuo stato di guerra con il colonizzatore, sibbene dei sedentarî e miti Picunche, abitanti al tempo della conquista la regione pianeggiante fra il Choapa e l'Itata, ossia per l'appunto di quegl'indigeni che furono immediatamente assorbiti dalla Colonia. Secondo il Latcham gli Araucani in senso stretto furono un'immigrazione che precedette di poco gli Spagnoli, e in ogni modo l'ultimo contingente, semibarbaro, giunto sul territorio chileno, per la cui infiltrazione rimase divisa e separata in due settori l'area dei più raffinati abitanti anteriori, Picunche al N. e Huilliche al S. dell'Araucania propriamente detta. Tale cambio d'indirizzo offre certamente dell'interesse, perché incita a ricercare più minuziosamente quale fu la posizione storica degli Araucani e a precisar meglio le due questioni dei contingenti umani e dei patrimonî culturali, fra le quali il Latcham non mostra d'aver evitato interamente la confusione. Fin qui il Latcham. Certamente, non manca di significato la differenza fra gli abitanti delle terre pianeggianti a nord dell'Araucania propriamente detta, che vivono dell'agricoltura, e i cacciatori-pastori di questo distretto, seguito al sud da un'altra zona agricola. È vero che gli Araucani propriamente detti son rimasti, in fatto di ceramica, degli apprendisti, mentre abbondano di utensili e scodelle di legno lavorato, che appresero sul posto la metallurgia, e che degli stili elaborati dai ceramisti fecero applicazione solo nei tessuti.
Ma il quadro cambia d'aspetto se si considera la vita del gruppo. Nomadi e combattenti, la loro società è retta per la guerra e la razzia; meno avanzati nelle arti dei popoli sedentarî che li circondano, li signoreggiano tuttavia ed impongono loro il proprio schema di società, di gerarchia e perfino i simboli materiali del potere; inoltre le loro cerimonie e i loro riti magici, insieme coi racconti di gesta, si spandono per tutto il territorio giungendo fino alla Patagonia. In tale gioco d'incivilimento e dominazione rimarrebbe a vedere se la lingua mapuche, assunta ai popoli sedentarî agricoli del piano, oppure alle stirpi guerriere recentemente fissate nell'Araucania. Difende il Latcham la prima delle due ipotesi, basandosi sul fatto che monti, fiumi e luoghi del Chile hanno tutti per nome delle parole in lingua mapuche, senza tracce di altra più antica. Si può osservare che anche la toponimia di gran parte delle Pampas e della Patagonia è costituita di parole mapuche, e ciò non prova affatto che questa fosse la prima ed unica lingua parlata in quelle regioni. A nessun patto, poi, sarebbe accettabile l'idea del Latcham, di un'originaria provenienza degli Araucani dall'Argentina; si tratta, più semplicemente, di un'acculturazione più o meno profonda effettuatasi a mo' di osmosi attraverso i valichi andini mediante un nomadismo intensivo, che ha creato veri e proprî compartimenti comunicanti (es., la provincia chilena di Cautín omogenea al Neuquén argentino). Ma in quanto ai determinanti sostanziali, il patrimonio araucano (scultura in legno, esposizione del cadavere su telai elevati e successiva sepoltura in canotti, costumi guerreschi, armi, ascie, simboli del potere, istituzioni sociali, immagini e riverenza degli antenati, eloquenza, racconti genealogici, epica, cerimoniale religioso, ecc.) si presenta come una cultura caratteristica dell'oceano Pacifico (polinesiana) acclimatata più o meno anticamente sulla costa d'America.
Si è visto dunque che l'etnografia chilena, che si credette poter ridurre al semplice denominatore degli Araucani, deve ritenersi una materia di studio difficile e complessa almeno quanto ogni altro ramo dell'etnografia americana. Si abbandonerà qui per un momento l'aspetto storico del problema, per limitarsi al descrittivo. Esiste ancor oggi un'Araucama nel più stretto senso, tra i fiumi Bío-Bío al N. e San José e Trancura al S., tra l'oceano e le Ande. Malgrado la lenta infiltrazione di sistemi moderni, gli Araucani vivono conservando gli antichi costumi, come in una specie di grande "riserva", rispettando l'autorità, ma gelosissimi della loro autonomia. Limitandoci alla sezione più occidentale, racchiusa nelle valli della Cordigliera fitte di pini (pehuen), e perciò detta dei Pehuenche, troviamo che possono definirsi per la loro economia come dei veri e proprî pastori di cavalli e cacciatori d'animali silvestri. Esclusa l'agricoltura, il loro regime è essenzialmente la ippofagia; ottengono grani per via di commerci, come anche il sale, le conterie, gli animali domestici; offrono in cambio i proprî prodotti, corregge, stivali, collari e altri oggetti di cuoio, nella cui lavorazione eccellono. Abitano i Pehuenche in tende di cuoio trasportabili rettangolari e interdivise. Si dipingono il volto. Il vestito degli uomini si compone di due mantelli quadrati, uno avvolto alla cintura (chamal), l'altro infilato al capo per un'apertura centrale a guisa di poncho; stivali fatti con pelle del garretto di cavallo, vacca o gran cervo (huemul), attorno al capo nastri o fasce. Per le donne una tunica che scende ai piedi e disopra un mantello assicurato con spille d'argento su gli omeri, armille alle braccia e alle gambe, sul capo reti di conterie. Il cibo consta di carni arrostite e di diversi alimenti a base di farina; fermentano il grano per averne bevande, mangiano i pinoli del pehuen.
Più del patrimonio materiale, soggetto in parte all'adattamento geografico, merita attenzione la cultura sociale e religiosa degli Araucani, giacché da essa emana un potere che ha dominato su vastissime regioni, anche molto distanti. Gli Araucani, per parlar di loro in generale, si organizzarono in origine per gruppi distinti da un totem (sole, acqua, cielo, animali), e di ciò rimasero tracce fino al secolo scorso. La scelta dei capi cadde in principio sui migliori guerrieri (aristocrazia militare), più tardi sui maggiori possidenti di bestiame (plutocrazia), ed oggi tale si mantiene, benché il potere del capo sia molto affievolito, e questi debba mantenerlo mediante la distribuzione di beni ai subordinati. La discendenza e l'eredità sono matrilineari, però il matrimonio per compra (esogamico) attesta un maggior rilievo della dignità maschile. I gruppi sociali sono federati, anzi nei tempi classici della conquista si ebbe una specie di partizione quaternaria di tutta l'raucania sotto quattro governatori militari. Di tale organizzazione guerriera abbiamo numerose testimonianze. I capitani di guerra furorio in parte ereditarî, in parte elettivi: il loro nome, toki, deriva dal nome dell'insegna di comando, ossia dell'ascia litica brandita nella mischia e nelle assemblee. Il messaggio di guerra per le adunate consisteva nell'invio di un toki insanguinato. Il toki si trasmetteva come insegna di nobiltà e retaggio famigliare. Questa organizzazione anche nei suoi elementi materiali (oggetti e loro nomi) è una copia d'istituzioni polinesiane, specialmente Neozelandesi. Nell'ordine religioso si hanno sacerdoti, più o meno alleati con i capi, ed anche maghi e indovini (machi), spesso di sesso femminile, cui spetta la cura delle malattie; anche oggi, nonostante l'evangelizzazione progressiva, predomina lo sciamanismo. Concezione d'un dio buono e d'uno maligno, culto dei morti, culto dei fenomeni naturali spiritualizzati (pillán) e passati, sotto l'influenza cristiana, al ruolo dei demonî. Inumazione provvisoria aerea, seguita da seppellimento in canotti di legno; in tempi antichi tracce di mummificazione. Immagini degli antenati a forma di grandi erme scolpite in legno, rizzate nei cimiteri. Sacrificio cruento dei prigionieri di guerra con tortura; trofeo cranico. Nei riti, cerimonie agrarie con sacrifici d'animali e piante (nghillatún) e cerimonie di medicina magica con sacrifici (machitún); dauze mascherate. Assemblee di capi per decidere sulla guerra e sulla pace; vi si fa sfoggio d'eloquenza; la poesia eroica è coltivata da una classe di bardi per celebrare gesta guerresche e genealogie; narrazioni mitiche e canti di preghiera mostrano una composizione elaborata, e così la poesia e la concione; se ne hanno testimonianze fin dal tempo dei primi cronisti.
Condizioni economiche. - Agricoltura. - Le diverse condizioni climatiche permettono di suddividere il Chile in più regioni differenti di coltura e di produzione. Solamente nella regione centrale la mitezza del clima e la sufficienza delle piogge permettono un proficuo sfruttamento agricolo. Anche qui si possono distinguere tre zone. A nord, tra il Copiapó e l'Aconcagua, una prima zona comprende le provincie di Atacama, Coquimbo e Aconcagua, dove la scarsezza delle piogge rende necessaria l'irrigazione artificiale. Nel centro fra Santiago e Concepción si estende una seconda zona formata dai territorî delle provincie di Santiago, Colchagua, Talca, Maule, Ñuble, dove i numerosi fiumi ricchi di limo (specialmente quelli che provengono da ghiacciai) permettono una facile irrigazione artificiale. Inoltre, la costante umidità notturna facilita l'attività agricola di questa zona a clima temperato. La terza zona posta a sud del Bío-Bío si estende sino a mezzodì del golfo di Ancud comprendendo anche l'isola di Chiloé dove, per la troppa frequenza delle piogge e l'abbondante umidità in tutte le stagioni, la coltura del suolo non si trova nelle condizioni più favorevoli, ma prospera invece l'allevamento del bestiame. Il terreno coltivato raggiunge nel Chile, secondo le statistiche, i 2 milioni di ettari.
La concimazione viene fatta, oltre che coi nitrati, anche con concime animale. La vastità dei terreni fertili nel Chile centrale permetterebbe lo sviluppo d'una produzione molto maggiore se fosse praticata la coltivazione intensiva. I terreni irrigati dànno con certezza tre raccolti annui, mentre quelli non irrigati dànno due o tre raccolti solo nelle zone migliori. La rotazione dei terreni può essere fatta a periodi di tre e quattro anni. La grandine, i cicloni, le inondazioni sono quasi sconosciuti. Il sistema di lavorazione è piuttosto primitivo e poco usate sono le macchine agricole.
Il principale prodotto dell'agricoltura chilena è il grano: 600.000 ettari sono seminati a "trigo blanco" (triticum vulgare) e 26.952 a "trigo candeal". Quest'ultimo serve alla fabbricazione d'un tipo di pane assai resistente all'umidità. La produzione complessiva del grano chileno si aggira intorno ai 7.200.000 quintali (media 1925-1928), con una produzione di 10-11 quintali per ettaro. Il secondo posto spetta all'orzo: coltivati 60-70.000 ettari, produzione media annua di 1.200.000 quintali (1925-1928) con un rendimento medio per ettaro di 15-20 quintali. Si usa principalmente nel nord e per la fabbricazione della birra. Il mais è coltivato fra Santiago e Nuble, nonché nell'isola Chiloé ove sono coltivati ettari 25.000 con una produzione di 400.000 quintali e cioè di 16 quintali per ettaro. Tra gl'intervalli delle piante del mais si piantano generalmente patate e fagioli.
Minore importanza hanno le coltivazioni dell'avena e della segala, mentie un largo cespite di guadagno è dato dall'esportazione di legumi, specialmente fagioli, piselli, lenticchie e ceci. Coltivazioni importanti sono ancora il miglio, il tabacco, il cotone e il lino. Notevole è la coltivazione della vite. Il limite meridionale della vite è all'incirca indicato dal corso del Bío-Bío. La superficie dei vigneti è molto considerevole, con una produzione di vino dai 3 ai 4 milioni di ettolitri. I vigneti irrigati nella pianura fra Santiago e Talca coprono 15.000 ettari, mentre le valli della catena costiera hanno 30.000 ettari di vigna coltivata su terra secca (viñedos de rulo). Pure proficua è la coltura delle frutta e quella dei fiori che vengono esportati nell'Argentina. Sotto il 35° parallelo fa apparizione l'olivo, di cui nel 1926 erano coltivati ettari 1273.
Allevamento. - L'allevamento del bestiame, che fu fino alla metà del secolo scorso l'industria principale del paese, mantiene pur oggi la sua importanza. Il patrimonio zootecnico chileno sarebbe costituito, secondo gli ultimi censimenti, da circa 2.000.000 di bovini, quattro milioni e mezzo di ovini, 500.000 equini (compresi i llama) e da 300.000 suini.
I bovini trascorrono la vita all'aperto. Esistono zone di sverno e zone estive di pascolo. Sino al 36° di latitudine si effettua la migrazione degli animali che passano l'estate nella montagna. Nella regione centrale il bestiame trascorre l'estate nelle alte valli dei due versanti. Il bestiame da macello viene di preferenza importato dall'Argentina. Le pecore vivono specialmente nelle regioni meridionali, ma il loro allevamento viene poco curato, servendo per lo più a scopi alimentari, mentre la produzione della lana è relativamente ridotta. Utilissimi per il commercio fra il Chile e l'Argentina sono i llama che attraversano le Ande in lunghe carovane portando pesanti carichi sul dorso. Una regione, dove l'allevamento degli ovini ha preso largo sviluppo, è il territorio di Magellano: quivi l'allevamento fu iniziato nel 1853 con l'importazione da Valdivia di quattro pecore e un montone. Nel 1868 si contavano 240 ovini, 327 bovini e 168 equini. Dieci anni più tardi incominciarono a giungere in diversi punti della costa dello Stretto gli ovini provenienti dalle isole Falkland e nel 1896 esistevano già nella regione circa 1.800.000 capi di bestiame da lana. Nel 1920 si contavano tre milioni di ovini, 45.000 bovini e 25.000 equini. L'eccesso di ovini derivante dalla procreazione annuale, a parte ciò che si destina al consumo della popolazione e all'approvvigionamento dei vapori in transito per lo Stretto, è assorbito da una mezza dozzina di frigoriferi stabiliti nel territorio, che utilizzano circa un milione di capi, esportandoli soprattutto in Inghilterra sotto forma di carne congelata e in conserva, senza contare l'esportazione della lana. La "Sociedad Rural de Magallanes" soprintende a tutto ciò che concerne l'allevamento del bestiame, di cui organizza esposizioni alle quali partecipano numerosi gli estancieros della regione.
Caccia e pesca. - La caccia è libera. I cacciatori di professione si limitano alla caccia delle vigogne (vicuñas), che vivono sulle Ande in prossimità della Bolivia. Le pelli di questi animali vengono usate come pellicce. Una caccia proficua è ancora quella della chinchilla che abita le distese delle zone salnitriere. Vengono ancora cacciate molto le vizcachas, puzzole, lontre, volpi, e fra gli uccelli i condor.
Le speciali condizioni delle acque in vicinanza della costa, soprattutto del Chile settentrionale, fanno della pesca una risorsa importantissima. In particolar modo diffusa è la pesca delle acciughe e delle specie carnivore (sgombri, ecc.) che inseguono i branchi delle acciughe. Molto importante è anche la caccia di balene, foche, leoni marini, e delle lontre assai ricercate per le loro pelliccie.
Foreste. - Dal punto di vista forestale il Chile può essere diviso in 6 grandi zone, che hanno caratteristiche proprie; la prima, comprendente le provincie di Tacna (ora dipartimento di Arica), Tarapacá e Aritofagasta, è poverissima di foreste date le condizioni climatiche della regione. Su quasi 170.000 kmq. soltanto un centinaio sono coperti di foreste. Nella seconda regione forestale (provincie di Atacama e Coquimbo) la percentuale della superficie a bosco sale dal ½ per mille al 25 per mille. La terza regione forestale comprende le provincie centrali: su una superficie di oltre 67.000 kmq., 7 mila sono a foreste (105‰); 70 kmq. poi sono ricoperti da boschi di creazione artificiale. La quarta regione forestale, delimitata a nord dal fiume Maule, a sud dal fiume Valdivia, è attualmente la zona più sfruttata per la ricchezza del legname e per la facilità delle comunicazioni: sopra 100.000 kmq. di territorî circa 22.000 sono coperti da foreste (220‰), mentre 150 kmq. sono coperti da boschi artificiali. La quinta regione forestale, tra il fiume Valdivia e la penisola di Taitao, su 115.000 kmq. di superficie ha 54.000 kmq. di foreste pari al 400‰. Nella sesta ed ultima zona, che comprende i territorî di Magellano e della Terra del Fuoco, su oltre 171.000 kmq. 81.000 sono occupati da foreste, pari al 470‰: è un manto quasi impenetrabile di vergini foreste, che racchiudono ricchezze straordinarie.
Esiste quindi anche nel campo forestale, una precisa interdipendenza tra paesaggio economico ed ambiente climatico, come bene mettono in luce le cifre precedenti relative alle singole zone.
Circa i ⅔ delle foreste appartengono allo stato: le riserve forestali create dal governo per scopi turistici hanno una superficie totale di quasi 750.000 ettari, in massima parte nella regione dei laghi, chiamata la Svizzera Chilena. Le più grandi riserve sono quelle di Villarrica (Cautín) con 165.000 ettari; di Petrohué con 157.000 ettari; di Chiloé con 100.000, ecc. Sono stati inoltre creati due Parchi nazionali di turismo, situati nelle provincie di Cautín, Valdivia e Chiloé, dell'estensione rispettiva di 71.700 e 135.275 ettari. Negli stessi, come per quelli esistenti in Italia nella zona del Gran Paradiso e nell'Abruzzo, oltre alle bellezze naturali saranno conservate la fauna e la flora della regione.
La legge chilena concede forti premî per il rimboschimento di terreni brulli: da 200 a 400 pesos per ettaro a nord del fiume Coquimbo dove le foreste sono rare, e da 100 a 200 pesos al sud di detto fiume. Oltre a tale premio in denaro, il governo concede gratuitamente le sementi e le pianticelle dei vivai a un prezzo di favore.
Prodotti minerarîn. - Una delle più cospicue risorse del Chile è data dai prodotti minerarî, il cui valore fu di 1.178.000.000 di pesos nel 1913, e superò i due miliardi nel 1929. Di questo totale circa il 55% è dato dal salnitro, il 35% dal rame e meno del 10% da tutti gli altri prodotti riuniti. Questo complesso va così suddiviso: 52,4% alla provincia di Antofagasta; 23,4% alla provincia di Tarapacá; 1,4% alla provincia di Colchagua; 6,4% alla provincia di Atacama; 2,7% alla provincia di Concepción.
Il prodotto minerario fondamentale chileno resta adunque il nitrato di soda (NaNO3) o salnitro, designato in commercio col nome di nitrato del Chile. La regione dei nitrati è confinata in una striscia di territorio compresa fra il 19° e il 26° grado di latitudine S. e disposta lungo il 70° grado di longitudine O.: essa dista in media 70 km. dalla costa del Pacifico. La sua massima estensione in lunghezza raggiunge i 700 km., mentre la larghezza varia da 5 a 90 km. I principali bacini o distretti nitrieri già riconosciuti e in corso di sfruttamento sono: quello di Tarapacá coltivato fino dal 1830, quelli di Tocopilla, Antofagasta, Aguas Blancas, Taltal, dipendenti amministrativamente dalla provincia di Antofagasta. Alla fine del 1929 il numero degli operai, che lavoravano nei cinque distretti minerari ricordati era di 99.103 distribuiti in 68 stabilimenti.
La zona dei nitrati è un deserto. Malgrado queste sfavorevoli circostanze essa si sviluppò rapidamente dando origine a città importanti e popolate, a ferrovie, a porti. Il nitrato si presenta sotto forma di efflorescenze e di giacimenti: questi ultimi sono i soli che presentemente vengano coltivati. Essi sono formati da diversi strati; quello che contiene il nitrato di soda è il cosiddetto caliche, la cui potenza non supera di solito i 2 metri. La composizione litologica e la struttura fisica del caliche sono quanto mai variabili: le più diffuse sono quelle di una puddinga, con noduli calcarei di mediocre durezza. Il colore può variare dal bianco al giallo, al bruno, al violetto, al nero, ecc. Il caliche contiene come elementi principali: nitrato, cloruro, solfato di sodio; come elementi secondarî cloruro di potassio, solfato e nitrato di calcio, cloruro e nitrato di magnesio, sali diversi di iodio.
Il problema dell'origine dei nitrati continua ad essere molto discusso. L'opinione più accreditata è quella che vuol farli derivare dalla decomposizione di materie vegetali (alghe) e di materie animali (guano) nelle lagune ormai prive di comunicazioni col mare. L'ineguale solubilità del nitrato e del cloruro di sodio spiega la parziale separazione dei due sali. La solubilità varia anche rapidamente con la temperatura dell'acqua e i metodi di lavorazione del caliche per l'epurazione del nitrato sono fondati appunto su queste differenze di solubilità.
Un sottoprodotto di questa lavorazione è lo iodio. Fin dai primi anni del secolo scorso il nitrato era stato riconosciuto nelle Pampas ad est di Iquique e serviva per la fabbricazíone della polvere. Riconosciutene le qualità fertilizzanti il governo peruviano cercò di limitarne l'esportazione per proteggere il suo guano da questa concorrenza. Malgrado l'estanco (monopolio del commercio) stabilito per ridurre la produzione, l'industria dell'estrazione del nitrato si stabilì fra il 1860 e il 1878 nella pampa del Tamarugal. Una delle conseguenze della scoperta del salnitro e dell'utilità della sua applicazione (metà del secolo scorso) come fertilizzante fu la guerra del Pacifico la quale, se paralizzò per un momento l'industria della provincia di Tarapacá, provocò da parte dell'amministrazione chilena la soppressione dell'estanco e quindi la preponderanza di questa provincia nella produzione. La zona di produzione più antica, che fornisce ancora più di un terzo del totale, è la pampa di Tarapacá dove i depositi formano una zona ininterrotta, lunga circa 200 km.
Si attribuisce al Chile una dotazione di nitrato di 240 milioni di tonnellate nei soli giacimenti in via di sfruttamento, da cui furono estratti finora soltanto 60 milioni di tonnellate. Si calcola poi che esistano 480 milioni di tonnellate nei terreni inesplorati. Il valore dell'esportazione dei nitrati chileni raggiunse il 75% del valore delle esportazioni totali prima della guerra e il 60% nel 1922, il 55% nel 1925, il 50% nel 1928. In generale il volume e il valore delle esportazioni dei nitrati sono stati molto irregolari dopo il 1914.
Il nitrato del Chile viene esportato in tutto il mondo. Il consumo mondiale annuo è calcolato a 22 milioni di quintali metrici dei quali 580.000 spettano all'Italia. L'industria dei nitrati poggia sopra una forte organizzazione. L'associazione fra i produttori regola i prezzi e distribuisce la produzione fra le diverse aziende. Su questa base i nitrati negli anni 1914, 1919, 1921 e 1922 hanno avuto una profonda ripercussione nella vita nazionale. L'economia chilena è basata quasi esclusivamente sull'esportazione dei prodotti minerarî, soprattutto dei nitrati. I diritti di esportazione sui nitrati costituiscono la principale risorsa delle finanze chilene; la riduzione delle vendite dei nitrati si ripercuote in un ribasso del cambio. La chiusura delle miniere e delle officine provoca il rimpatrio nelle provincie centrali d'una parte della popolazione operaia di Tarapacá ed Antofagasta, in modo da determinare uua crisi di disoccupazione che si ripercuote per tutto il paese. Infatti l'industria del salnitro è entrata, nel dopoguerra, in crisi: le cause sono molto complesse, ma la principale consiste nell'enorme aumento verificatosi nella produzione mondiale d'azoto sintetico durante e dopo la guerra. Il risultato di questa lotta fra nitrati e azoto fu una forte contrazione nella produzione e nella esportazione del nitrato di sodio, con sensibile danno dell'economia generale chilena. Il fenomeno fu osservato e seguito con interesse anche dalla nazione inglese, che ha investito ingenti capitali nell'industria nitriera e possiede ed esercisce un terzo degli stabilimenti chileni.
La gravità della situazione ha spinto governo e compagnie interessate a scendere sul terreno delle trattative per la soluzione della crisi. Nel 1930 fu istituita fra il governo e i produttori di salnitro una società con 75 milioni di sterline di capitale, le cui azioni sono per metà in mano del governo e per metà in mano dei produttori.
La spedizione dei nitrati prima del 1919 veniva eseguita solamente in determinate stagioni (settembre e gennaio). Le spedizioni sono oggi più equamente divise in tutto il periodo dell'anno in seguito alla irregolarità del mercato e si costituiscono invece degli stocks nei paesi consumatori. In alcune delle più importanti salnitreras vi sono parallelamente alle officine per il salnitro quelle per lo iodio che dànno un forte reddito malgrado che il procedimento sia assai costoso e il dazio di esportazione da pagarsi dal fabbricante sia molto alto. La produzione massima fu raggiunta nel 1916 con 1.200.550 kg. La produzione del 1923 toccò solamente i 417.078 kg.
Fra i sali hanno ancora importanza il borace, la produzione del quale viene esportata per metà in Inghilterra, per un quarto in America e per un quarto in Germania. Le industrie nazionali non ne fanno alcun uso. I giacimenti sfruttati hanno dato una massima produzione in 34.000 tonnellate nel 1923. Si estraggono ancora piccole quantità di cloruro di potassa.
Importante materia fertilizzante per il Chile, le cui terre richiedono concimi azotati, è il guano; concime naturale prodotto dalle feci dei "paynios" e dei "pajacos lobos", di alche, di cormorani e di altri uccelli, marini che abbondano specie nei pressi di Mejillones e di Pisagua.
L'oro dà il suo nome alla prima epoca mineraria chilena, a quella iniziata al tempo degl'Inca. Durante il sec. XVIII il Chile produceva in media 15.000 kg. d'oro all'anno, occupando il terzo posto nel mondo, mentre oggi di fronte al mezzo milione abbondante di kg. estratti nel mondo, il Chile viene ad essere collocato ad uno degli ultimi posti, con una produzione che non raggiunge i 1000 kg. Tale produzione viene da località enormemente distanti le une dalle altre: dai filoni settentrionali presso Taltal (El Guanaco), Chañaral (Inca de oro), Copiapó (Tierra Amarilla), dalle coste e dai fiumi meridionali, mentre i lontani giacimenti del territorio di Magellano e della Terra del Fuoco sembrano essere esauriti. Come valore l'oro estratto oscilla fra i 3 e i 4 milioni di pesos all'anno.
L'argento caratterizzò la seconda epoca mineraria. Le grandi miniere delle provincie di Atacama (Caracoles, Tres Puntas, Chañarcillo) e di Coquimbo (Concoriaco, Arqueros) ebbero il loro periodo di maggiore splendore nel sec. XIX.
Nella produzione mondiale di 7-8 milioni di kg., quella chilena nel 1925-26 toccò i 101.000 kg.: in seguito non è arrivata nemmeno alla metà.
Il rame dà il suo nome alla terza epoca dello sviluppo minerario chileno: la nostra. Specialmente nel dopoguerra la produzione ha assunto grandiose proporzioni, per impulso di capitali nord-americani: mentre nel 1913 la produzione è stata di 42.000 tonnellate, si sale a 192.000 nel 1925; a 286.000 nel 1928; a 300.000 nel 1929. Le miniere di Chuquicamata, Potrerillos, El Teniente, Chagras, Naltagua, Gatico sono attualmente in piena attività. Immensi e quasi inesauribili giacimenti si trovano nel dipartimento di Chanaral, nella provincia di Atacama, in una zona aridissima, a circa 3300 metri sul livello del mare. In tale industria alla fine del 1929 lavoravano 25.500 operai, di cui 7250 minatori e 13.000 operai negli stabilimenti metallurgici. Dopo il salnitro, il rame è la seconda ricchezza del Chile; la produzione chilena di rame occupa (dopo gli Stati Uniti) il secondo posto nel mondo, con 200-250.000 tonnellate annue (totale mondiale 1,5 milioni di tonnellate circa). L'esportazione è principalmente rivolta verso gli Stati Uniti.
Il ferro, di cui sembrano esistere giacimenti di ricchezza straordinaria, viene per ora estratto solamente dalle montagne costiere delle provincie di Atacama e di Coquimbo. Le miniere di Las Cardas fra La Serena e Andacollo e quelle di Tofo e di La Higuera non lungi da La Serena sono ricche di ottimo ferro, ma i progressi nello sfruttamento sono lenti, benché ininterrotti. Infatti nel 1913 la produzione chilena di ferro era di 14.000 tonnellate; con l'impulso dato dalla guerra e dal dopoguerra essa salì a 1.234.000 tonnellate nel 1925 e negli anni successivi progressivamente sino a 1.525.000, per un valore di 13 milioni di pesos. È degno della massima attenzione il fatto che gli Americani del nord hanno messo le mani avanti in vista di futuri bisogni e si sono assicurati i più ricchi giacimenti.
L'industria carbonifera impiega circa 11.000 operai nello sfruttamento delle varie miniere situate nelle provincie di Concepción e Valdivia, e nel territorio di Magellano: tiene il primato la provincia di Concepción, dove si produce la quasi totalità del carbone chileno, con centro ad Arauco. La produzione è stata di 1.283.000 tonnellate nel 1913 e di 1.376.000 tonnellate nel 1928: il quantitativo non basta e deve essere integrato da importazioni dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti, dall'Australia. Tali importazioni sono però in grande diminuzione, a favore di larghissime importazioni di petrolio.
Industrie e commercio. - Per quanto vaste siano le possibilità industriali chilene, pure queste non hanno raggiunto un grado di efficienza corrispondente alle necessità del paese. Il Chile è ricchissimo di energia elettrica, specialmente nelle regioni settentrionali e centrali. Nelle regioni settentrionali le industrie per l'estrazione mineraria adoperano dei motori a scoppio, in gran parte di produzione nordamericana. Mentre i nitrati e la maggior parte del rame vengono lavorati ed esportati sotto forma di prodotti finiti, il tentativo di stabilire nel Chile la metallurgia del ferro non ha avuto successo. Gli alti forni a legno di Corral presso Valdivia costruiti nella zona forestale sono abbandonati. Nel complesso le industrie manifatturiere sommano a poco più di 3000 stabilimenti, con 80-90.000 persone occupate.
Il cotone, prodotto scarsamente, viene lavorato in fabbriche chilene, mentre la lana prodotta in abbondanza nel paese viene lavorata all'estero. Nel 1923 4000 operai erano impiegati nelle fabbriche di materie tessili.
Il Chile, ricchissimo di frutta, possiede una trentina di fabbriche di conserve di frutta, che occupano 1500 operai. Accanto a questa industria prospera pure quella delle frutta secche e dei legumi secchi.
I boschi chileni dànno luogo e meglio ancora daranno in avvenire una cospicua industria. Tra i legni più utili ricorderemo l'alerce, legno molto leggiero, resistente all'azione delle intemperie e dell'acqua, molto adoperato per le coperture dei tetti; il rauli impiegato nell'edilizia e nella falegnameria fine; il pellín molto duro e pesante, adoperato per ponti e per traversine ferroviarie. Ma l'attenzione principale degl'interessati è rivolta alle qualità che possono produrre cellulosa, in vista dello sviluppo preso dall'industria della seta artificiale e della carta. Le specie più diffuse e più adatte sono il pino chileno o araucaria (fino a 50 metri d'altezza con m. 1,80-2,40 di diametro), molto diffuso sulla cordigliera di Nahuelbuta e sulle Ande (tra 37°,50′ e 39°,40′ lat. S.); l'olivillo che cresce da Coquimbo allo Stretto di Magellano; la quila, graminacea a fitti rami, che forma macchie impenetrabili nelle selve chilene; il canelo, diffuso soprattutto nelle zone australi. Funzionano 707 segherie con un capitale di 150 milioni di pesos e con una produzione effettiva media di 25 milioni di pollici all'anno (1 pollice corrisponde ad una tavola di 1 × 10 × 12 piedi di dimensioni): una parte di questa produzione viene esportata nelle vicine repubbliche di Argentina, Bolivia, Perù e in parte anche in Europa.
Nel Chile esistono poi quattro fabbriche per la produzione della carta e otto per la produzione del cartone. L'impianto più importante è la Fabrica de Puente Alto fondata nel 1921 presso Santiago, che può produrre 7000 tonnellate di carta all'anno e circa 200 tonnellate di cartoni. Il consumo chileno di carta è di circa 22.000 tonnellate all'anno; per il cartone 2000 tonnellate, per cui il Chile è costretto ad importare una ingente quantità di carta soprattutto dalla Germania, dalla Svezia e dalla Norvegia. L'Italia provvede il Chile di carta molto fine, specialmente quella delle cartiere Miliani di Fabriano che godono nella repubblica molta rinomanza e forniscono al governo carta bollata e carte-valori.
Più di 100 mulini lavorano nel Chile, impiegando circa 3000 operai; un terzo di essi funziona a motore, mentre gli altri sono a energia elettrica.
L'industria della concia e della lavorazione delle pelli è importante ma inferiore alle sue possibilità. La città che accentra un gran numero di concerie è Valdivia, seguita da Santiago, da Valparaiso, da Concepción, ecc. Si possono contare una ventina di fabbriche di scarpe.
I liquori esteri sono noti solo nelle grandi città. Nei piccoli centri è diffusa solo l'acquavite di frutta di produzione locale. Importante è pure la fabbricazione della birra con circa 60 fabbriche e 3500 operai.
Le industrie delle carni conservate già tanto fiorenti sono in decadenza per quanto riguarda l'esportazione. La produzione e lavorazione del tabacco è molto limitata sebbene il governo applichi un lieve dazio di fabbrica. Scarsa è la produzione di vetri, porcellane e terracotte.
Commercio interno. - La prosperità delle miniere, delle officine metallurgiche e delle zone produttrici di nitrati ha rinnovato completamente la vita economica del paese per opera dell'associazione stabilitasi fra le provincie produttrici di nitrati e quelle a produzione agricola e pastorale che le nutrono. Il Chile desertico del nord oltre ad assorbire la mano d'opera sovrabbondante del Chile centrale consuma le sue farine, i suoi vini, il suo bestiame e i suoi foraggi. Il paese del grano e delle vigne incassa così una parte del valore di esportazione del rame e del nitrato.
Le statistiche del cabotaggio chileno permettono di farsi un'idea dell'importanza di questa corrente di traffico interno. I porti del nord da Pisagua a Taltal hanno ricevuto dal Chile centrale nel 1922 (anno di attività ridotta dell'industria dei nitrati) 14 milioni di piastre chilene di farina, 7 milioni di piastre di grano, 14 milioni di piastre di bestiame, 7 milioni di piastre di frutta e di legumi, 5 milioni di piastre di foraggio. Valparaiso ha spedito nel medesimo anno a destinazione della regione dei nitrati 30 milioni di piastre chilene dei medesimi prodotti e Talcahuano ha spedito il medesimo anno a destinazione dei porti della zona desertica 17 milioni di piastre di farine. Le relazioni del Chile centrale con la Magellania non hanno la medesima importanza di quelle con le provincie del nord, ma esse sono tuttavia della medesima specie. Punta Arenas, che esporta annualmente all'estero le sue lane, riceve dal Chile centrale farine, frutta e legumi, e vi rimanda montoni e carne da macello. Quasi tutti questi scambî interni vengono compiuti, come vedremo, per via di mare. Il commercio di cabotaggio raggiunse nel 1925 un movimento per il valore di 567 milioni di dollari. Il totale dei capitali impiegati nelle imprese commerciali chilene raggiunge i 737 milioni di sterline.
Commercio estero. - La bilancia commerciale chilena si presenta nel suo insieme in ottime condizioni. Infatti, accanto a un valore medio annuale di 1144 milioni di pesos per le importazioni, per il periodo 1923-28, stanno le esportazioni con 1772 milioni. La bilancia si presenta in ogni anno attiva.
Le esportazioni chilene rispecchiano perfettamente l'attrezzatura economica del paese, descritta nelle pagine precedenti: infatti, come valore, gli articoli fondamentali sono i nitrati e il rame, che da soli dànno l'80% del valore totale. Vengono a grande distanza i prodotti agricoli e animali (farina di grano, grano, legnami, lana, bestiame). Nei riguardi del grano si nota una diminuzione costante, progressiva: mentre nella seconda metà del sec. XIX in certi anni l'esportazione superava il milione di quintali, si scende a 580.000 nel 1913, a 218.000 nel 1926, a 117.000 nel 1929; nel 1927 ci fu eccedenza delle importazioni sulle esportazioni.
Le importazioni riguardano soprattutto prodotti tessili e metallurgici che da soli assumono quasi la metà del valore totale; seguono prodotti alimentari (caffé, zucchero), i combustibili (petrolî, carboni e derivati), prodotti chimici, ecc.
I paesi che hanno maggiori relazioni commerciali con il Chile sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, ai quali si devono aggiungere l'Italia, il Belgio, il Perù e l'Argentina.
A tale riguardo si deve notare che la grande guerra mondiale ha arrecato profondi mutamenti nella distribuzione percentuale dei fornitori e dei clienti del Chile. Infatti, mentre prima della guerra la Gran Bretagna e la Germania occupavano il 60% delle esportazioni chilene e il 58% delle importazioni nel Chile, dopo la guerra il predominio è tenuto dagli Stati Uniti con oltre il 40% del totale delle esportazioni chilene e oltre il 25% per le importazioni: segue la Gran Bretagna; la Germania accusa la diminuzione più grave scendendo fra il 20% e il 10% per le esportazioni, fra il 26% e il 16% per le importazioni. Essa prima della guerra era la più grande importatrice del nitrato chileno (circa ⅓ del totale) e nel tempo stesso forniva d'ingenti quantità di prodotti chimici e metallurgici il Chile. La guerra mondiale paralizzò il traffico, che però sta riprendendo, favorito dalla rinata organizzazione industriale, dalla presenza nel Chile delle colonie tedesche, che sono le più influenti tra quelle della repubblica. Una fortissima contrazione si nota nei riguardi del nitrato, perché attualmente la Germania utilizza su vasta scala i prodotti chimici sintetici.
L'enorme sviluppo delle relazioni commerciali fra Chile e Stati Uniti data dallo scoppio della guerra mondiale e dall'apertura del canale di Panamá, che abbrevia enormemente le relazioni fra la costa americana del Pacifico e quella dell'Atlantico settentrionale a tutto scapito delle nazioni industriali europee, che vengono a trovarsi ineluttabilmente in uno stato d'inferiorità. In secondo luogo c'è stato un progressivo investimento di capitali americani nelle vaste attività economiche chilene, passando da 25 milioni di dollari nel 1908 a quasi mezzo miliardo, specie nelle miniere, con oltre il 50% del capitale investito. Gli Stati Uniti sono i principali clienti per il nitrato, per il rame e i minerali di ferro, mentre mandano nel Chile prodotti metallurgici, macchine, automobili, petrolio, ecc.
Il secondo paese per importanza di relazioni economiche è la Gran Bretagna, che da tempo è penetrata nei ganglî più sensibili della vita economica chilena: prestiti al governo e ai municipî, capitali investiti nelle ferrovie, nelle miniere per un valore complessivo di parecchi miliardi di lire.
Le relazioni commerciali con l'Italia ammontarono in media, nel periodo 1925-1928, a 281,7 milioni di lire all'anno (187,2 milioni d'importazione in Italia, 94,5 milioni d'esportazione; i dati per il 1928 furorio rispettivamente di 218,7 e 72,7 milioni); importiamo nitrati e rame in lingotti, esportando prodotti tessili, riso, olio d'oliva, autoveicoli, macchinarî, prodotti chimici, ecc.
Il Chile nel dopoguerra e le nuove tendenze economiche. - Gli effetti della rivoluzione dell'economia mondiale prodotti dalla guerra e aumentati dopo di essa, si sono ripercossi anche sull'economia chilena. Mentre per un tempo il Chile fu chiamato a supplire alle necessità dell'Europa con un aumento della produzione dei nitrati dei minerali e delle carni da macello, più tardi l'impoverimento dell'Europa, che nel dopoguerra si trovò in condizioni di poter assorbire solamente minori quantità di prodotti d'oltreoceano, e lo sviluppo preso in Germania durante la guerra dalle fabbricazioni dei concimi artificiali, si sono fatti sentire nella vita di molte imprese prima in pieno fiorire. Ciò avvenne soprattutto nella produzione mineraria e fu forse causa non ultima delle recenti perturbazioni politiche. Per quanto riguarda il prossimo avvenire economico possiamo dire che mentre il paese sta uscendo da un periodo di crisi si accentua sempre più l'influsso della nuova politica di penetrazione economica nordamericana nei paesi dell'America Latina. Questa penetrazione s'iniziò soprattutto durante la guerra, quando l'America Meridionale fu privata dei suoi normali rifornimenti, specialmente di prodotti industriali, da parte dell'Inghilterra, Germania, Francia e Italia. Dopo la guerra, l'America Settentrionale risentì più di tutti i paesi che avevano aumentato la loro capacità produttiva durante la guerra, delle crisi di consumo, iniziò una propaganda per la penetraziorie sistematica dei mercati sudamericani. Oltre però a questo scopo gli Stati Uniti cercano di occuparsi degli stati sudamericani come luoghi di rifornimento di speciali materie di cui abbisognano: lo stagno della Bolivia, il petrolio del Venezuela, il rame e i nitrati del Chile. All'incontro vediamo una tendenza all'emigrazione di capitali americani verso questi paesi per la loro completa valorizzazione. Così, gran parte dei nuovi sfruttamenti minerarî al Chile sono stati iniziati con capitali nordamericani. Mentre la penetrazione economica, ma in gran parte anche politica, degli Stati Uniti, sta facendo progressi nell'America Centrale, gli stati meridionali presentano alla penetrazione nordamericana una certa resistenza dovuta in parte a ragioni morali. Così anche il Chile si trova fra queste contrastanti tendenze che si ripercuotono pure nei fenomeni politici. In ogni caso le grandi ricchezze naturali di cui dispone il Chile rendono necessario un forte impiego di capitali, che potrebbe essere vantaggiosissima al paese. E un'importazione di capitali in grande stile non si potrebbe verificare oggi che da provenienza nordamericana.
Comunicazioni. - La posizione del Chile rispetto al centro del continente, che pone il paese in una relativa insularità, viene ora mitigandosi con il progredire dei sistemi di comunicazione. Per terra, la costruzione di ferrovie, che seguono i passi andini, pongono il paese a breve distanza dalle regioni orientali del continente; per mare, la costruzione del canale di Panamá pone il Chile in più diretto contatto col centro politico-economico americano, cioè con gli stati atlantici della Confederazione Nordamericana. La costa alta e scoscesa che cade a picco sul mare non permette la costruzione d'una ferrovia litoranea; di modo che gran parte del traffico locale litoraneo viene eseguito per mezzo del cabotaggio, mentre le linee ferroviarie transandine per il forte dislivello che devono superare non riescono sufficientemente economiche, specialmente per il trasporto di merci. Di conseguenza il traffico marittimo è di gran lunga il più importante per il paese.
Le ferrovie. - La rete ferroviaria chilena misura presentemente circa 9000 km.: di questi circa 5800 km. sono eserciti dallo stato, il rimanente da società private. Data la configurazione topografica della regione è naturale che più sviluppate debbano essere le linee dei meridiani rispetto a quelle dei paralleli. Oggidì gran parte del Chile è attraversata nella sua lunghezza da un'arteria fondamentale, che partendo da Iquique per Copiapó, La Serena, Santiago, Talca, Temuco giunge a Puerto Montt, spingendosi da 20° a circa 41°30′ di latitudine sud. Da quest'arteria, che dobbiamo considerare come la spina dorsale di tutta la rete chilena, e che obbedisce nella sua ubicazione a evidenti leggi geografiche, si staccano numerosissimi tronchi che portano ai centri costieri quali Antofagasta, Constitución, Concepción, Valdivia. Degna di nota la rete delle ferrovie costruita per ragioni minerarie nel Chile settentrionale, appartenente a società private: così abbiamo i Ferrocarriles Salitreros (Iquique-Pisagua) di proprietà della Nitrate Railway Company Limited; la Tocopilla-Toco; la ferrovia di Taltal, ecc.
Esistono presentemente tre linee internazionali: 1) l'Arica-La Paz (km. 438, di cui 206 su territorio chileno), che congiunge la capitale della Bolivia con le coste del Pacifico; 2) la ferrovia da Antofagasta alla Bolivia (km. 833), che si congiunge alla grande arteria La Paz-Buenos Aires a Uyuni; 3) la transandina, che partendo da Valparaiso per Santiago e Los Andes, attraversata la frontiera presso il passo de la Cumbre, entra in Argentina giungendo a Mendoza: di lì prosegue per la capitale argentina (da Los Andes a Mendoza lo scartamento è di 1 metro). L'arteria importantissima è lunga circa 1400 km.; attraversa la Cordigliera mediante gallerie, di cui la più lunga è situata a 3190 m. d'altezza. Caratteristica di queste tre ferrovie internazionali è di essere linee di grande altitudine, poiché corrono per qualche tratto a oltre 4000 m. di altezza (l'Arica-La Paz tocca i 4264 metri sul livello del mare). In costruzione è una nuova arteria internazionale che unirà Bahía Blanca (Argentina) con Concepción e Talcahuano sul Pacifico attraverso il passo di Pino Hachado. L'elettrificazione delle ferrovie chilene fu incominciata nel 1921 sulla linea Valparaiso-Santiago, per una lunghezza di oltre 180 chilometri.
La rete stradale chilena si calcola che abbia uno sviluppo di 36.000 chilometri. Le strade sono buone e ben tenute, specialmente nella regione salnitriera. I passi andini sono attraversati da importanti strade di montagna, che però rimangono chiuse durante la stagione invernale. Nel 1927 nel Chile si contavano 14.900 autovetture, 1600 autobus, 2771 autoveicoli da trasporto: quindi si aveva circa una vettura automobile ogni 200 persone. A tale riguardo il Chile tiene il primato fra le repubbliche andine.
Comunicazioni marittime e marina mercantile. - La disposizione del Chile di fronte all'Oceano Pacifico e il volume degli scambî fra le differenti regioni del paese pongono il problema della navigazione in primo piano. Infatti le ferrovie mantengono un'importanza subordinata, poiché la ferrovia longitudinale non può competere, per tariffe, con le navi che fanno servizio di cabotaggio. L'importanza del problema della navigaziorie al Chile si ricollega in parte al forte peso unitario delle mercanzie che compongono il nucleo delle esportazioni e all'elevata misura con cui il nolo grava sulla produzione.
Sotto il regime della libertà di traffico al tempo dello sviluppo della colonizzazione in California, una gran parte del tranco di cabotaggio veniva eseguito dalle navi di lungo corso europee. Queste portavano a Valparaiso le merci provenienti dall'Europa, vi caricavano i prodotti del Chile centrale a destinazione dei porti del nord e ritornavano in Europa con un carico di rame e salnitro. A causa della scarsezza dei carichi di ritorno dalle provincie del nord verso il Chile centrale, gli esercenti il cabotaggio chileno dovevano spingersi fino al Perù, di dove riportavano zucchero. Il taglio dell'istmo di Panamá ha prodotto nel traffico costiero grandi perturbazioni. Le relazioni con il Chile centrale e Punta Arenas sono state in gran parte abbandonate in conseguenza dello sviamento delle linee verso l'Europa prodotto dal canale di Panamá. Gran parte dei nitrati e del rame a destinazione nordamericana prende oggi questa via e la combinazione fra traffico di lungo corso e di cabotaggio è stata interrotta. Ciò spiega la legge chilena emanata nel periodo postbellico che ha riservato alla marina mercantile chilena il cabotaggio. Non sembra che il provvedimento abbia dato i risultati sperati, cosicché in base alle conclusioni d'una commissione di tecnici, istituita nel 1927, venne attuato un sistema protettivo più completo a base di sovvenzioni, premî di trasporto, ecc. (leggi 9 gennaio, 18 giugno 1928, 9 agosto 1929, decreto 23 agosto 1929). Tale sistema protettivo non è sembrato però sufficiente, cosicché si chiedono altre misure (facilitazioni doganali, tariffe ferroviarie di favore per le merci destinate all'imbarco su navi chilene, ecc.).
La marina mercantile chilena è costituita da 119 navi per tonnellate lorde 154.563, così ripartite: 96 piroscafi per t. 142.051; 12 motonavi per t. 2369; 11 velieri per t. 10.143. Poco meno della metà del naviglio a propulsione meccanica appartiene alle due più grandi società di navigazione chilene: la Sud Americana de Vapores e la Braun and Blanchard. Nessuna linea chilena si spinge sino all'Europa. La maggior parte dei servizi transoceanici viene effettuata da società straniere. Prima della guerra 1914-18 dominavano le società tedesche. L'apertura del canale di Panamá e la trasformazione della capacità di produzione mondiale verificatasi in seguito alla guerra diedero maggior campo d'azione alla marina nordamericana, favorita inoltre dallo sforzo di penetrazione commerciale iniziato da questo paese nel Sudamerica. L'americana American Legion segue la via del canale di Panamá, e con essa il Lloyd brasiliano, la svedese Johnson Line e le inglesi Royal Mail Steam Packet Co. e Pacific Steam Navigation Co. Il traffico col Giappone viene servito dalla Tokyo Kaisha mentre varî cargo-boats provengono dal Giappone, dall'Australia e dalla Nuova Zelanda. I porti chileni sono toccati anche da un servizio mensile della Navigazione Generale Italiana (Genova-Barcellona-La Guaira-Colón-Callao-Valparaiso), ma il traffico dei viaggiatori si effettua naturalmente per la via più breve dell'Atlantico, fino al Río de la Plata e poi per terra attraverso l'Argentina. Per questa via diretta la distanza fra l'Italia e il Chile è di circa 15 giorni (13½ da Genova a Buenos Aires e 1½ da Buenos Aires a Santiago con la ferrovia del Pacifico). La via di mare richiede 11 giorni di viaggio da Buenos Aires a Valparaiso per lo stretto di Magellano. I fiumi sono navigabili per 700 km. circa per imbarcazioni di media portata. I laghi interni sono navigabili per circa 800 km.
Aviazione civile. - È controllata dalla Direzione generale dell'aeronautica. Gestiscono il traffico aereo la Compagnia aerea nazionale e la Compagnia generale aeronautica (francese): la prima per la linea Valparaiso-Santiago, l'altra per la linea Santiago-Buenos Aires. I principali aeroporti sono: Los Condores (aeroporto militare, sede di reparti), Maquehua (id.), El Bosque (aeroporto militare, sede di scuola di pilotaggio), Chamisa (idroscalo), Santiago (aeroporto militare e civile), Quintero (idroscalo, sede di reparti d'idroaviazione).
Il telegrafo misura 34.200 km. e ha 1060 uffici. La linea di raccordo Santiago-Buenos Aires (telegrafo transandino) appartiene al governo chileno. Stazioni di telegrafia senza fili sono a Valparaiso, Santiago, Punta Arenas, Valdivia, Iquique, Antofagasta e Puerto Montt. I telefoni (15 società) misurano circa 110.000 km.
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Pubblicazioni ufficiali e carte: Dirección General de Estadística, Reseultados generales del censo de la República levantado el 15 de Diciembre de 1920, Santiago 1923; id., Annuario estadístico: I, Demografía, VII, Agricultura; X, Commercio esterno; Oficinas de mensuras de Tierra: Mapa de Chile (1 : 500.000), Santiago 1910; República de Chile, Mapa de los ferrocarriles (1 : 2.000.000), 1914; Philips' Commercial Map of South America (1 : 5.000.000), Londra 1923. Della carta al milionesimo della Geographical Society di New York sono stati pubblicati finora 10 fogli che interessano il Chile. Lo Stato maggiore chileno ha pubblicato delle levate di campagna alla scala 1 : 100.000 provvisorie per la regione di Santiago.
Ordinamento dello stato. - Ordinamento costituzionale, amministrativo e giudiziario. Il Chile è retto da un governo repubblicano costituzionale. Secondo la costituzione del 18 settembre 1925 il potere esecutivo è esercitato dal solo presidente della repubblica, unico responsabile e inamovibile: è eletto per un periodo di sei anni dal popolo: il Congresso nazionale (v. oltre) ha facoltà di decidere fra due candidati che abbiano riportato uguale votazione. Il presidente non è immediatamente rieleggibile. Il potere legislativo è esercitato dal Congresso nazionale che si compone di due camere elettive (Senato e Camera dei deputati) mediante il sistema della proporzionale. Il Senato consta di 45 membri rappresentanti i 9 gruppi provinciali, ognuno dei quali elegge 5 membri: i senatori sono eletti per un periodo di 8 anni e rinnovati della metà ogni 4; devono avere 35 anni compiuti. La nomina di rappresentanti diplomatici e degli alti ufficiali dello stato dev'essere sanzionata dal Senato. La Camera dei deputati consta di 132 membri eletti dai dipartimenti o gruppi di dipartimenti (1 deputato ogni 30.000 abitanti). Sono eleggibili ed elettori tutti i cittadini che abbiano 21 anni compiuti. La Camera dei deputati si può adunare in Alta corte di giustizia per le accuse ai presidenti, ai ministri e agli alti funzionarî della repubblica. La legislazione approvata dal Congresso può essere impugnata con diritto di veto dal presidente, ma una maggioranza di ⅔ rende nullo il veto stesso. Il Consiglio dei ministri è eletto e sciolto dal presidente. La validità delle elezioni del presidente, senatori e deputati è deteminata dal Tribunal calificador composto di 5 membri.
La repubblica è divisa in 16 provincie, governate da un intendente, e 2 territorî nazionali (Aysen e Magallanes); le provincie sono suddivise in dipartimenti con a capo un governatore locale.
Il potere giudiziario è esercitato dall'Alta corte di giustizia, da otto corti d'appello distribuite nella repubblica, da tribunali di prima istanza risiedenti uno in ogni capitale di dipartimento, e da giudici di seconda classe risiedenti nelle delegazioni municipali.
Secondo la costituzione del 1925 il Congresso si riunisce automaticamente dal maggio al settembre; il bilancio dev'essere presentato al Congresso quattro mesi prima dell'anno finanziario; tutte le religioni che non sovvertono la morale pubblica sono ammesse e la religione cattolica romana non è più la religione di stato.
Organizzazione ecclesiastica. - Nel Chile la predicazione del cristianesimo coincide con la conquista europea. Venne iniziata nel 1541 dai domenicani, cui seguirono i mercedarî, i frati minori, che nel 1572 vi avevano già eretto una provincia del loro ordine, e infine i gesuiti nel 1593. Le continue guerriglie degli Spagnoli con i bellicosi Araucani ritardarono non poco l'evangelizzazione, che cominciò a dare risultati notevoli dal 1640.
L'istituzione della gerarchia ecclesiastica nel Chile rimonta al sec. XVI. Pio IV creò la diocesi di Santiago (1561) e due anni dopo quella di Imperial, la cui sede, dopo la distruzione della città, dovuta agli Araucani, venne trasferita a Penco e poi a Concepción. Le due diocesi, che erano suffraganee di Lima e la cui giurisdizione si estendeva all'intero paese, avevano come limite comune il Río Maule. Quando nel 1840 il Chile venne staccato dalla provincia ecclesiastica di Lima e Santiago fu costituita metropoli, dal territorio di santiago fu smembrata la diocesi di La Serena, e da quello di Concepción la diocesi di S. Carlos de Ancud. In seguito alla guerra detta del salnitro (1879-1884), il Chile si accrebbe di due nuove provincie: quella di Antofagasta tolta alla Bolivia e quella di Tarapacá tolta al Perù. In attesa di una definitiva disposizione esse erano state costituite in vicariati apostolici, ma nel 1928 Antofagasta fu eretta a diocesi. Frattanto dalle due diocesi meridionali fu staccata l'Araucania che, eretta nel 1901 a prefettura apostolica, fu nel 1928 convertita in vicariato apostolico. Altro vicariato apostolico fu istituito nel 1916 con quel tratto a sud del 47° parallelo australe che forma l'estremità meridionale del Chile. Il vicariato fu chiamato Magellano. Un'ultima importante modificazione nell'ordînamento ecclesiastico del Chile fu introdotta nel 1925, smembrando dall'archidiocesi di Santiago le quattro nuove diocesi di S. Filippo, di Valparaiso, di Talca e di Rancagua, e da quella di Concepción le tre nuove diocesi di Linares, Chillán e Temuco.
La chiesa chilena è ora organizzata in una provincia ecclesiastica, di cui Santiago è arcivescovado e metropoli, e ne sono sedi suffraganee Antofagasta, La Serena, San Felipe, Valparaiso, Rancagua, Talca, Concepción, Linares, Chillán, Temuco e S. Carlos de Ancud. Le regioni più eccentriche costituiscono invece tre vicariati apostolici, Tarapacȧ, l'Araucania e Magellano, i quali sono soggetti alla S. Congregazione di Propaganda Fide. La stragrande maggioranza della popolazione è cattolica.
Forze armate. - Secondo la legge del settembre 1900, l'esercito del Chile è costituito da una "milizia nazionale". Tutti i Chileni atti al servizio militare ne fanno parte dai 20 ai 50 anni. Le reclute sono incorporate all'età di venti anni, per un periodo di 18 mesi. Sino al 32° anno i cittadini fanno parte della riserva dell'esercito attivo, dal 33° al 50° anno della seconda riserva.
Gli effettivi dell'esercito attivo erano, nel 1927, di 1430 ufficiali e 20.950 uomini di truppa. Il Chile è diviso in cinque zone militari, ognuna delle quali fornisce, all'atto della mobilitazione, una divisione di fanteria comprendente: 3 reggimenti di fanteria (in tutto 16); un reggimento di artiglieria da campagna su due gruppi di 3 batterie; un battaglione zappatori del genio e un battaglione dei collegamenti.
Oltre queste divisioni di fanteria, l'esercito chileno comprende: una divisione di cavalleria costituita da 3 brigate con 8 reggimenti in totale; 3 distaccamenti "andini"; un reggimento ferrovieri del genio con un "battaglione delle costruzioni" e uno di "esercizio linee"; 4 battaglioni del treno e una compagnia automobilisti.
La fanteria è armata col fucile Mauser, modello chileno 1895; l'artiglieria, col cannone Krupp a tiro rapido; la cavalleria, con la carabina Mauser, modello chileno 1895, e con la lancia.
La marina militare, sorta all'epoca della fondazione della repubblica, comprende: una nave da battaglia, l'Almirante Latorre, da 28.650 t. e 22 nodi, che ha partecipato alla guerra mondiale sotto bandiera inglese, il Capitán Prat del 1890, da 6900 t. e 18 nodi, rimodernata nel 1909; 5 incrociatori: Blanco Encalada, Ministro Zenteno, Chacabuco, Esmeralda, Gen. O'Higgins, varati tra il 1893 e il 1898, fra le 3400 e le 8300 t. e 1 9-24 nodi; 6 cacciatorpediniere, varati nel 1928 in Inghilterra da 1500 t. e 35 nodi; 6 cacciatorpediniere varati negli anni 1911-13, da 1860 t. e 31 nodi; 3 sommergibili varati nel 1928 in Inghilterra da 1540-2200 t. e 15 nodi; 6 sommergibili varati nel 1915 da 360-435 t. e 13-10 nodi; 9 unità ausiliarie.
Il personale della marina, organizzato completamente su modello inglese col concorso di missioni navali inglesi, conta circa 8000 uomini, compresi gli ufficiali. Le basi navali più importanti sono Talcahuano e Valparaiso.
L'aviazione dell'esercito, organizzata da una missione inglese nel 1922, fa parte integrante dell'esercito e dipende quindi dal Ministero della guerra (Direzione generale dell'aeronautica). A quest'ultima fanno capo: una scuola d'aviazione a El Bosque (Santiago), da cui escono annualmente circa 70 piloti; un reggimento d'aviazione in tre gruppi, dislocati a: Iquique (apparecchi da ricognizione e bombardamento), El Bosque (gruppo tecnico), Temuco (apparecchi da caccia, ricognizione e bombardamento). Gli apparecchi in servizio sono del tipo Junkers, Vickers, Curtiss, Avro, Bristol, ecc.
Distinta dall'aviazione dell'esercito è l'aviazione della marina che dipende dal Ministero della marina; tutti i piloti sono ufficiali della marina "specializzati dell'aviazione". Ha una sola base a Quintero, con una scuola e un reparto d'impiego. Gli apparecchi in uso sono del tipo Dornier, Fairey III e Short.
Complessivamente l'aviazione militare chilena comprende oltre 100 velivoli, di cui una ventina idrovolanti.
Ordinamento finanziario. - L'unità monetaria è il peso oro, frazionabile in 100 centavos. Il peso oro corrisponde, alla pari, a Lit. 6,934892. Il peso carta, a corso forzoso, corrisponde a 6 pence inglesi; la borsa di Londra paga (novembre 1930) 232 sterline per ogni cento pesos carta. Dieci pesos oro formano un condor.
Istruzione pubblica. - L'istruzione è gratuita e, per la legge 26 agosto 1920, obbligatoria durante sei anni nelle città e durante 4 nei distretti rurali. Per la legge del febbraio 1928 l'istruzione è obbligatoria per tutti i fanciulli fra i 7 e i 15 anni d'età. L'istruzione professionale e secondaria è impartita nell'università di stato, nell'università cattolica (2000 studenti nel 1927), nell'istituto nazionale di Santiago, e nei licei e nei collegi aperti nelle capitali delle provincie e in alcuni dipartimenti. L'università di stato (Universitad de Chile), fondata nel 1842, ha 5 facoltà (scienze giuridiche e sociali, fisica e matematica, biologia e medicina, filosofia e pedagogia, agronomia e veterinaria) più una facoltà di belle arti. Nel 1930 contava circa 4000 studenti; pubblica gli Anales de la universidad de Chile. Una sezione della facoltà di scienze giuridiche e sociali è a Valparaiso, dove esiste pure una Universidad Industrial.
Storia.
Ben più movimentata e faticosa, che non fosse stata nelle altre regioni sudamericane, fu la conquista spagnola del Chile; la quale non poté mai dirsi completamente sicura e tranquilla, ancora per due secoli dopo il primo stanziamento, a causa della lotta contro gli Araucani, fatto saliente del periodo coloniale nel Chile. Già lo stesso inizio della penetrazione spagnola era stato poco lieto. La spedizione di Diego de Almagro (1535-1537) falliva, e l'impressione ne era tale, che per più di due anni nessuno pensò a ritentare l'avventura, Ma nel '39 a Pedro de Valdivia riusciva di accordarsi con Pizarro per una nuova spedizione; onde nel gennaio 1540 egli partiva dal Cuzco, con 150 Spagnoli e con 1000 Indiani. In meno di sei mesi giungeva sulle rive del Mapocho, dove, ai piedi della collina Huelen, fondava Santiago de la Nueva Extremadura (12 febbraio 1541). E subito s'iniziava la ricerca dell'oro, nel fiume Malga Malga: gli Spagnoli dirigevano il lavoro, gl'Indiani davano le loro braccia. Ma la sottomissione degl'indigeni era apparente soltanto: la mattina dell'11 settembre, in assenza di Valdivia, essi si ribellarono e mossero all'assalto di Santiago; e, per quanto respinti, i danni per gli Spagnoli furono enormi, sì che fu necessario inviare per soccorsi nel Perù Alonso de Monroy che fu di ritorno solo nel settembre del '43 - dopo due anni penosissimi per i coloni - con aiuti e rifornimenti di uomini, armi e viveri.
Gl'Indiani fuggivano verso il sud; le valli vicine a Santiago erano deserte: nessuna possîbilità, quindi, d'iniziare lo sfruttamento del suolo per la mancanza di braccia da lavoro. Bisognò impedire con la forza l'esodo degl'indigeni; stabilire posti di guardia per sbarrare le vie d'uscita; allargare infine la conquista. Sorse così La Serena, nella valle del Coquimbo (settembre 1544), mentre quasi nello stesso momento il genovese Giovan Battista Pastene, nominato poi dal Valdivia ammiraglio, occupava la baia di San Pedro; infine Valdivia stesso nel'46 giungeva sino al Bío-Bío. Ma ben presto La Serena era distrutta dagl'indigeni e occorse una nuova spedizione di Francisco de Aguirre per sottomettere i ribelli e ricostruire il centro abitato. Nel gennaio 1550 Valdivia marcia nuovamente verso il sud. Giunge per la seconda volta al Bío-Bío; fonda, quasi alla foce di esso, Concepción (3 marzo 1550); sconfigge in battaglia aperta gli Araucani (12 marzo); rende apparentemente pacifico il territorio. Nel febbraio 1552 viene fondata la città di Valdivia; nello stesso anno sorge Villarrica; sulla fine del 1553 Francisco de Aguirre fonda, sull'altro versante delle Ande, Santiago del Estero.
Ma sopravvenne la catastrofe, improvvisa. Il 1° gennaio 1553, sorpreso dagli Araucani a Tucapel, Valdivia veniva fatto prigioniero e messo a morte. Il 23 febbraio 1554 Villagra, luogotenente di Valdivia, subiva una seconda sconfitta; il 12 dicembre 1555 Concepción cadeva in mano degli Araucani, i quali, guidati dal famoso Lautaro, muovevano addirittura contro la provincia di Santiago. L'invasione veniva respinta; Lautaro cadeva in combattimento, il 29 aprile 1557; il 10 agosto 1557 il nuovo governatore, don García Hurtado de Mendoza, batteva i nemici e poteva riguadagnare il terreno perduto a sud, fondare nuovi centri, Cañete, Osomo, Mendoza, fare scorrerie nel territorio degli Araucani, giungendo sino all'arcipelago di Chiloé. Ma da allora, e per due secoli, il Bío-Bío rimase come linea di confine fra il territorio effettivamente spagnolo e quello sottoposto alle tribù araucane.
La guerriglia si può dire non cessasse mai. È impossibile qui seguirne tutte le varie e minute fasi: basti ricordare, ad es., che nel 1559 sei città furono distrutte dagl'Indiani; che nel 1654 una sollevazione generale degl'Indiani minacciò tutta la colonia, causando danni enormi agli encomenderos; che nel 1723 una nuova grande insurrezione apportò nuovi disastri. Era veramente, il Chile d'allora, una zona di frontiera continuamente in pericolo: come dimostra anche il fatto che, a governarlo, la corona di Spagna inviava per lo più militari di provata esperienza. E nonché servire all'arricchimento della metropoli, doveva essere continuamente rifornito di armi e di denari, sì che più d'una volta alla corte di Spagna si parlò di abbandonare una conquista così costosa. Difficile anche il dire se convenisse meglio un metodo di spietata repressione o un metodo di pacifico accostamento agli Araucani. La violenza era stata più volte adoperata; il metodo pacifico era stato tentato sull'inizio del sec. XVII, per opera del padre gesuita Luis de Valdivia, che voleva assicurare la pace mediante la concordia con gli Araucani. Forte del consenso di Filippo III il missionario si presentò agli Araucani convocati in assemblea, per sottoporre le sue proposte. Ma, pare per l'imprudente contegno d'un delegato spagnolo che lo accompagnava, invece della pace si ebbe il massacro di tre missionari e la ripresa della guerra.
La vita nella colonia nei secoli XVI-XVIII. - La situazione militare non era dunque certo tale da favorire il pacifico fiorire della colonia. Tuttavia, nonostante le guerriglie continue e i pericoli, la colonia prosperava, per quanto il suo bilancio costituisse sempre per la Spagna una passività. L'estrazione dell'argento, che più tardi assunse tanta importanza nell'economia chilena, non fu curata dai conquistatori, preoccupati invece di ricavare l'oro dalle sabbie dei fiumi: ma fu un esperimento tirato innanzi stentatamente. Mancavano le braccia per il lavoro: gl'Indiani erano scarsissimi nel territorio spagnolo; gli schiavi negri costavano molto. Già nel 1628 l'estrazione dell'oro dai fiumi veniva abbandonata. Più redditizia si faceva invece, in quello stesso tempo, l'estrazione e l'esportazione del rame, che da Coquimbo veniva inviato al Perù a alla stessa Spagna.
Ma la ricchezza maggiore era costituita dall'agricoltura: canapa, cereali, vino, olio, frutta, che venivano anche esportate. Sennonché anche in questo campo si faceva avvertire la mancanza di braccia da lavoro: pochi gl'Indiani e i Negri, scarsa la popolazione bianca, onde le encomien das, organizzate qui come nel resto dell'America spagnola, stentavano a vivere. Nel 1630 la popolazione bianca del Chile non superava le 8000 anime: poca cosa, per un intenso sfruttamento delle ricchezze naturali di quella terra. Tanto più scarsa la popolazione ai fini della produzione, in quanto parte notevole era costituita da ecclesiastici: sugli 8000 abitanti, circa 950 appartenevano al clero secolare e regolare il quale poi tra eredità, censi e pensioni accresceva le proprie ricchezze, a scapito dell'economia generale della colonia, provocando l'irritazione dei laici.
Non che il clero non avesse le sue benemerenze. La scarsa vita culturale della colonia era retaggio esclusivo di uomini di chiesa: da quel Juan Blas, che aveva aperto nel 1578 una scuola, dove si insegnava la grammatica latina, ai domenicani, fondatori di un'altra scuola di latino (1591), ai gesuiti, che avevano alzato un po' il tono dell'insegnamento, con nozioni di filosofia e di teologia, al padre Luis de Valdivia, già ricordato, autore della Arte y gramática general de la lengua que corre en todo el reino de Chile. Oltre a questo l'opera delle missioni per la conversione degl'Indiani: la quale tuttavia era, nell'insieme, scarsa di risultati, un po' per la guerra permanente, un po' per lo scarso numero di missionarî (ed era il caso dei gesuiti), un po' per la scarsa dimestichezza che altri (i francescani) avevano dell'idioma indigeno.
Le differenze sociali e di razza erano simili nel Chile a quelle delle altre colonie sudamericane: da una parte, cioè, gli Spagnoli immigrati, i chapetones; dall'altra i Creoli. Più sotto, gl'Indiani, i Meticci e i Mulatti, sebbene questi ultimi fossero rarissimi. E come, a somiglianza delle altre colonie, pesava duramente sulle classi inferiori, in particolare sugl'Indiani, il giogo dei padroni, di quegli encomenderos i quali, pur di far rendere la loro terra, dimenticavano ogni senso di umanità nei riguardi dei loro sottoposti, cosi anche qui si faceva sentire quel contrasto tra Spagnoli e Creoli che costituiva la più vera e più profonda caratteristica della vita chilena d'allora. Riservate ai primi le cariche pubbliche più importanti, i secondi cercavano di farsi innanzi, di porsi al livello degli altri, acquistando titoli dalla Corona spagnola, mentre praticamente accentravano nelle proprie mani la proprietà terriera e con ciò la fortuna del paese.
In una simile colonia, con la preoccupazione costante della difesa delle frontiere, s'intende bene che l'azione del governo doveva avere, nello svolgimento della vita civile, ripercussioni scarsissime, quando pure addirittura non fossero negative. Organizzato come governación, sotto il comando di un governatore, che era fiancheggiato, per le questioni giudiziarie e amministrative, dall'audiencia, formata a sua volta d'un reggente e di sei giudici; suddiviso nelle varie municipalità, o cabildos, dei centri abitati più importanti, il Chile era sottoposto alle stesse norme generali che vigevano per tutti i dominî spagnoli (v. america latina: Storia). Quindi, norme estremamente restrittive per il commercio; e, di contraccolpo, l'applicazione su larga scala del contrabbando, talora favorito da alcuni governatori desiderosi d'impinguare la propria cassa.
Tuttavia la colonia progrediva: più lentamente nei primi decennî, con maggiore intensità dalla fine del sec. XVII. Un po' era il frutto d'una minore asprezza nei rapporti con gli Araucani, del succedersi di più lunghi periodi di tregua; un po' il risultato di fattori economici generali, quali, ad es., la crescente importanza dell'allevamento del bestiame e la richiesta di grano chileno sulle piazze peruviane, a partire, sembra, dal 1687.
Il Chile divenne, allora, la Sicilia del Perù: un viaggiatore francese osservava che dal porto di Valparaiso, in otto mesi del 1712-13, erano partiti trenta bastimenti carichi di grano; da Concepción pure salpavano annualmente da 8 a 10 vascelli di 400-500 tonnellate, pure questi di grano. E intanto carni, grassi e cuoi venivano accumulati specialmente nella parte meridionale della colonia, e di lì partivano verso il Perù e verso regioni lontane. S'accresceva il commercio, e s'accresceva la popolazione, che giungeva a 100.000 anime nel 1700, a 120.000 nel 1740, a 260.000 nel 1778; le entrate del governo passavano da 44.000 pesos nel 1684, a 100.000 nella prima metà del sec. XVIII, a 500.000 nel 1775, a 592.178 nel 1788, pareggiando quasi, in quest'ultimo anno, la spesa che ammontava a 654.278 pesos. Come si vede, il Chile non era più la colonia povera, che costava troppo caro alla corona di Spagna.
Anche la vita culturale, per quanto sempre contenuta in limiti modesti, dati i sistemi proibizionistici che continuava a imporre il governo, iniziava un periodo di maggior fioritura. Nel 1747 fu decisa la fondazione di un'università in San Felipe, con cattedre di grammatica, filosofia, legislazione, teologia, diritto canonico, matematica e medicina: i corsi, iniziati nel 1756, furono in mano dei gesuiti fino alla loro espulsione dal paese per opera dei ministri di Carlo III di Spagna (1767).
L'età della lotta per l'indipendenza. - In tali condizioni il Chile si trovava sulla fine del sec. XVIII. Più povero di altre colonie spagnole del Sudamerica, ma con lo stesso contrasto fondamentale fra Creoli e Spagnoli, con la stessa insofferenza da parte dei naturali verso molti dei sistemi di governo de" a metropoli. In più, con una forza particolare: un esercito regolare di circa 2000 uomini, e con una milizia di 16.000 uomini, i cui ufficiali nella milizia erano creoli quasi tutti e nell'esercito regolare per una buona metà. Indice espressivo del nazionalizzarsi, per così dire, degli ordinamenti.
Crescevano le proteste contro il sistema monopolistico spagnolo; s'invocava libera di traffico, mentre le Sociedades de Amigos del Pais cercavano di fomentare il progresso industriale e l'economista don Manuel Perfecto de Salas esponeva le sue idee sulla situazione del paese e sui mezzi per migliorarla. E se tutto questo movimento era, certo, indizio d'insofferenza del sistema vigente, ben più che di chiaro programma d'emancipazione politica (allora inesistente); se nello stesso contrasto fra Creoli e Spagnoli a mala pena si poteva avvertire un vero e proprio senso nazionale, non mancavano talora espressioni più audaci e decise: come quella dello studente che, nel'90 e '91, in piena università negava il diritto divino dei re; o di quell'ecclesiastico di Coquimbo, che approvava nel'95 i sistemi della Francia rivoluzionaria, proponendoli a esempio anche per i dominî del re di Spagna. Era, ancora, letteratura, ben più che politica; ma intanto soffiavano nel fuoco gli stranieri, specie i Nordamericani, che, sbarcando nei porti per trafficare, eccitavano gli abitanti a rivolta, ponendo loro fra mano la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti e il testo della costituzione della repubblica stellata.
Un movimento di crescente irrequietezza dello spirito pubblico, dunque, che - e può sembrare paradosso - veniva indirettamente favorito dall'opera d'un goveruatore intelligente come Ambrogio O' Higgins. Quest'irlandese, nominato nel 1788 governatore e capitano generale del Chile, con un'azione intelligente ed energica favorì lo sviluppo della colonia mediante misure che vanno dall'abbellimento della città alla fondazione dell'Accademia di scienze, disegno e lingue viventi, a quella di un teatro in Santiago, all'abolizione delle encomiendas e conseguente liberazione degl'Indiani schiavi.
Politica di rinnovamento che non poteva non accrescere il disagio morale da cui ormai parte almeno della popolazione chilena era scossa. Tuttavia la mancanza di un programma concreto impediva alle velleità confuse di assumere forma definita; e nessun movimento s'era ancora delineato quando, sulla fine del 1809, giunsero le notizie del crollo della monarchia di Spagna.
La crisi fu allora aperta. Da una parte i maggiorenti creoli (un centinaio di famiglie di ricchi proprietari fondiarî che dominavano la vita economica del paese), trionfanti nei cabildos; dall'altra i funzionarî spagnoli, devoti alla casa di Borbone. L'inettitudine del governatore, García Carrasco, precipitò la situazione. A un certo momento egli fece arrestare tre dei più influenti patrioti (José Antonio de Rojas, Juan Antonio Ovalle, Bernardo Vera); poi, di fronte alla protesta del cabildo di Santiago, sospese il decreto che li esiliava; ma nuovamente, atterrito dalla notizia del movimento rivoluzionario di Buenos Aires (25 maggio 1810), ordinò che essi fossero segretamente inviati nel Perù. Scoppiò il tumulto: un contr'ordine per la liberazione dei prigionieri giunse troppo tardi, e il cabildo abierto di Santiago, subito convocato, costrinse il governatore a ritirarsi, nominando in sua vece don Mateo de Toro Zambrano, un vecchissimo creolo che aveva acquistato il titolo di conte de la Conquista. Era un capo fittizio: e i patrioti, riusciti a dominarne l'animo, fecero convocare per il 18 settembre i notabili di Santiago per discutere "sul sistema che si sarebbe dovuto adottare per conservare i suoi dominî al re Ferdinando VII". Il risultato fu la nomina d'un comitato di sette membri, presieduto dal Toro Zambrano, per dirigere la vita nazionale: sempre però, formalmente, alla dipendenza del legittimo governo spagnolo di Ferdinando VII.
Non era, dunque, l'indipendenza. Ma d'altro parere era Juan Martínez de Rozas, uno dei membri della giunta, e di tutti il più popolare, il quale invece tendeva a una più aperta e netta rivoluzione. E già nel Congresso, convocato il 4 luglio 1811, dopo che la popolazione aveva essa stessa eletto i suoi rappresentanti, si era manifestata l'opposizione tra i "radicali", decisi a procedere innanzi, e quei patrioti che non intendevano assumere un atteggiamento rivoluzionario, quando giunse in paese José Miguel Carrera. Uomo d'energia indomabile, acceso nazionalista, nel novembre 1811 trionfò con un colpo armato; nel dicembre il Congresso si sciolse e il Carrera assunse il potere assoluto (a fianco, aveva due colleghi di triumvirato puramente nominali).
L'azione di Carrera significava la rivolta aperta contro il dominio spagnolo: e nulla meglio lo faceva intendere delle cure ch'egli dedicava all'esercito, in previsione della prossima lotta; o delle dichiarazioni ch'egli pubblicava nel primo numero del suo giornale, Aurora (13 febbraio 1812). Ma già scoppiavano i dissidî interni fra il Carrera e il Martínez de Rozas, il quale ultimo veniva esiliato; e intanto gli Spagnoli preparavano la lotta contro i ribelli, ammassando truppe nel sud. Vero è che gl'inizî della campagna erano favorevoli ai patrioti (maggio 1813); ma poi, a Le Roble, l'attacco d'una brigata spagnola sconcertava Carrera, che ripiegava e lasciava il compito di battersi, e di vincere, a Bernardo O' Higgins figlio d'Ambrogio. E a lui, nel novembre 1813, Carrera cedette il comando dell'esercito. Sennonché nel 1814, Carrera rientrava in Santiago, con un colpo di stato s'impadroniva del potere, batteva O' Higgins (12 agosto 1814). E se, di fronte al minaccioso avanzarsi degli Spagnoli sotto Mariano Osorio, O' Higgins si poneva agli ordini del rivale, la disfatta di Rancagua (2 agosto 1814) metteva, per il momento, fine alle rivalità fra i due capi e all'indipendenza chilena. Era finito così, tristemente, il primo periodo delle lotte per l'indipendenza: il periodo della Patria Vieja.
Non conseguita per opera del solo movimento interno, l'indipendenza del Chile doveva tuttavia divenire un fatto compiuto, grazie all'inseririsi del problema chileno nel quadro della lotta generale degli stati americani contro gli Spagnoli. La minaccia, che il permanere del dominio spagnolo nel Perù rappresentava per l'indipendenza argentina, doveva infatti ispirare al San Martín l'ardito progetto di colpire a fondo il Perù; e, a tale scopo, di assicurarsi anzitutto il versante del Pacifico, cioè il Chile. Nacque così l'intesa fra San Martín, da una parte, O' Higgins e i profughi chileni dall'altra; San Martín, passate le Ande, scendeva su San Felipe l'8 febbraio 1817, il 12 febbraio sconfiggeva pienamente le truppe spagnole a Chacabuco; poi, rifiutati i pieni poteri, faceva convocare un'assemblea generale che proclamava O' Higgins "direttore supremo" del Chile. Questi, un anno dopo, il 12 febbraio 1818, mentre gli Spagnoli riprendevano la lotta, faceva proclamare l'indipendenza del Chile, che si affrancava dalla monarchia spagnola; e sebbene per un momento gli Spagnoli sembrassero poter ancora trionfare, vincendo a Cancha Rayada i patrioti (19 marzo 1818), la vittoria di San Martín a Maipo (8 aprile 1818) assicurava definitivamente la vita libera del nuovo stato.
Il governo di O' Higgins e le contese interne. - Il primo capo del Chile libero continuava la sua stretta collaborazione con San Martín, nella lotta per la liberazione del Perù. Fece armare una flotta, che, pur piccola di numero, riusciva tuttavia ad assicurarsi il dominio dell'oceano; poi, quando il governo argentino dichiarò di disinteressarsi della lotta contro il Perù, riuscì ad ottenere che San Martín si ponesse ugualmente a capo della spedizione, preparata e sostenuta ormai dal solo Chile.
Fu una bella pagina nella storia chilena la guerra per la liberazione del Perù. La flotta era comandata dall'inglese lord Cochrane; l'esercito, dal San Martín. Tra i fatti d'armi, memorabile l'attacco eseguito dalla flotta contro il Callao. Lo scopo fu raggiunto: nel luglio 1821 San Martín entrava a Lima, abbandonata dal viceré spagnolo; poco dopo giungeva nel paese Bolívar, che conduceva a termine la campagna (v. perù: Storia).
Sennonché, mentre in tal modo il Chile non solo assicurava la sua indipendenza, ma contribuiva potentemente a far cadere gli ultimi avanzi del dominio spagnolo in America, nell'interno i dissensi riprendevano. Ottimo organizzatore O' Higgins, che dava assidua opera per il miglioramento dell'istruzione e dell'amministrazione pubblica. Ma contro di lui, carattere autoritario e imperioso, si erano appuntati rancori di rivali: i fratelli Juan José e Luis Carrera, che avevano complottato per rovesciarlo, erano fucilati e poco dopo, il più celebre, José Miguel, seguiva la loro sorte; ma, anche tolto di mezzo quest'ultimo, restava un malcontento esteso contro i metodi di governo di O' Higgins. Cosi il 28 gennaio 1823 i notabili di Santiago invitavano il dittatore a presentarsi davanti all'Assemblea; e qui O' Hoggins rinunciava ai suoi poteri.
Gli successe il generale Ramón Freire, sotto il quale fu votata la prima costituzione del Chile e decretata la definitiva abolizione della schiavitù. Ma l'irrequietezza del paese non cessava: e la lotta fra i partiti, aggravata da contrasti personali, rimaneva violentissima. Pertanto l'assetto politico era instabile. Il Freire dovette dimettersi nel luglio 1826; poi, dopo due brevissime presidenze del Blanco Encalada e di Agostino Eyzaguirre, ritornava al potere, ma pei tre soli mesi. E anche il suo successore, Francisco A. Pinto, veniva rovesciato nel 1830 da un movimento rivoluzionario, trionfante nella battaglia di Lircay (17 aprile).
La repubblica autocratica. - La rivoluzione del '30 diede ufficialmente il potere al generale Joaquín Prieto che nel suo governo (1831-1841) inaugurò il regime conservatore, poi continuato dai suoi successori, generale Manuel Bulnes (1841-1851) e Manuel Montt (1851-1861): il potere fu concentrato in poche mani, le pubbliche fibertà ristrette e ogni opposizione infranta con la forza.
La costituzione era già stata modificata, nel '33, sulla base di principî nettamente autoritarî e conservatori. Mentre infatti la costituzione del 1828, dovuta ai liberali, oltre a stabilire una larga decentralizzazione amministrativa, aveva tenuto a freno il potere esecutivo (presidente non rieleggibile, dopo il periodo quinquennale di carica, se non dopo trascorso un certo tempo; amplissimi poteri accordati al Congresso), quella del '33 rafforzava il potere centrale, con varie misure. Le assemblee provinciali, che formavano la base della vita pubblica secondo la costituzione del'28 (p. es., ad esse era spettata la designazione dei senatori), scomparivano: il governo locale venne attribuito a intendenti di provincia, nominati direttamente dal presidente della repubblica, i quali a lor volta proponevano i nomi dei governatori e degli altri capi locali minori. In tal guisa la vita locale era dominata direttamente dal potere centrale. La nomina dei senatori avveniva quindi non più per opera delle assemblee provinciali, ma per suffragio speciale; i deputati erano eletti per suffragio diretto, ma a condizione di certi requisiti di censo (500 pesos di rendita; per i senatori necessitavano invece 2000 pesos). Il presidente della repubblica, eletto a suffragio indiretto per cinque anni, era rieleggibile per un'altra volta; ed era attorniato da quattro ministri (interno ed esteri; giustizia, culto e istruzione pubblica; guerra e marina; finanze e tesoro), e da un Consiglio di stato di 12 membri, con varî poteri, quelli tra l'altro dell'elaborazione delle leggi e della compilazione dei bilanci. Governo di tono autoritario, fortemente appoggiato sulla Guardia Nacional, creata dal Portales già nel '30 per farne strumento di dominio al partito dell'ordine.
Malgrado il malcontento dei liberali, che nel 1835, nel 1851 e nel 1859 tentarono moti rivoluzionarî, soffocati dopo aspre lotte, il paese ebbe allora un lungo periodo di governo stabile, che lo fece prosperare. La situazione economica fu migliorata col consolidamento del debito pubblico, con un regolare servizio degl'interessi con la fondazione di varie banche, con la stipulazione di trattati di commercio. Furono aperti istituti di cultura e scuole (l'università di Santiago, la scuola di arti e mestieri, il conservatorio di musica, la scuola navale, ecc.). S'iniziò lo sfruttamento delle miniere d'argento di Copiapó e di quelle di carbone di Lota, si costruirono linee ferroviarie e telegrafiche, si colonizzò con coloni tedeschi la ricca provincia di Valdivia, si occupò lo stretto di Magellano. Il porto di Valparaiso ebbe largo incremento. Fu promulgato il codice civile (1857) e il codice di commercio e fu dato un ordinamento alla chiesa cattolica. Gran parte del merito di quest'opera spetta a M. Montt, come ministro del presidente Bulnes e come presidente.
Così crescevano rapidamente popolazione, traffico, ricchezza. Il credito statale venne pienamente assicurato, dal momento in cui, sotto la presidenza Pinto, il ministro delle Finanze Manuel Rengifo provvide al regolare servizio del debito pubblico, specie al graduale ammortizzamento del debito di 20 milioni contratto con l'Inghilterra ai tempi di O' Higgins, ma già a mezzo secolo il bilancio statale era in ottime condizioni: nel 1850, 3.700.000 pesos di uscita, contro più di 6.000.000 di entrata (di cui 1.900.000 dati dai dazî doganali, 700.000 dai monopolî). Il commercio con l'estero, che era nel 1844 di complessivi 14.000.000 di pesos, saliva già nel 1852 a 29.500.000. E s'univa, allo sviluppo economico, un sensibilissimo progresso nella vita culturale (v. Lingua e Letteratura).
Nell'elezione presidenziale del 1861, per dissipare il ricordo dei torbidi del 1859. fu eletto José Joaquín Pérez, uomo conciliante. Tanto egli (1861-1876), quanto i successori Fed. Errázuriz Zañartu (1861-1871), e Aníbal Pinto (1876-1881) ricercarono la collaborazione dei liberali, di cui permisero l'attività politica. Fu votata una modificazione della costituzione, che vietò la rielezione del presidente. I liberali iniziarono anche in quel torno di tempo l'agitazione contro i privilegi del clero. Già sotto il Pérez si era proclamata la tolleranza dei varî culti accanto al cattolico; con l'Errázuriz si abolirono i tribunali ecclesiastici, si crearono cimiteri laici, si condizionò l'insegnamento della dottrina cattolica nella scuola all'approvazione delle famiglie degli alunni. Una crisi finanziaria per l'emissione di carta moneta (1877) fu presto superata.
Nel 1865-66 il Chile si pose a fianco del Perù per lottare contro le pretese spagnole. Nell'aprile del '64 la Spagna aveva infatti occupato le isole Chinchas, peruviane, protestando che i territorî dell'antico vicereame del Perù erano tuttavia, in diritto, suoi; la pericolosa pretesa determinò la guerra, segnalata dal blocco e dal bombardamento di Valparaiso per opera della flotta spagnola, ma terminata con un patto di tregua nel 1871 (divenuto poi, nel 1882, pace definitiva). Le esperienze di questa guerra indussero i Chileni a rinforzare la marina e a curare la preparazione degli ulficiali, ciò che riuscì di grande utilità durante la guerra del Pacifico.
Il nuovo conflitto in cui il Chile si trovò impegnato traeva origine dal periodo coloniale stesso. Le repubbliche sudamericane, al momento dell'indipendenza, si erano infatti costituite sul principio dell'Uti possidetis, cioè delle frontiere che le antiche colonie avevano al tempo del dominio spagnolo. Ma poiché le frontiere stesse erano state segnate con molta imprecisione; poiché soprattutto talune regioni non erano mai state occupate né da un governatore di colonia né da un altro - per essere state ritenute regioni improduttive - non dovevano mancare dissensi fra i nuovi stati. Particolarmente grave quello che metteva di fronte il Chile e la Bolivia per il possesso della regione di Antofagasta, rivelatasi straordinariamente ricca di giacimenti di guano e di salnitro. S'era cercato di risolvere la questione con due accordi, del 1866 e del 1874: in virtù del primo, il Chile rinunziava a ogni pretesa sui territorî posti fino al 23° grado di latitudine sud, mentre la Bolivia rinunciava a quelli posti fino al 25°; per il territorio compreso tra il 23° e il 25° parallelo si conveniva una ripartizione dei prodotti e dei diritti di esportazione. L'accordo del 1874 confermava sostanzialmente il sistema di ripartizione del prodotti del territorio compreso fra i quadri 23 e 24 - lasciato ora tutto alla Bolivia - aggiungendo la clausola (art. 4 del trattato) che i dazî di esportazione sui minerali della regione suddetta non dovevano essere accresciuti, e che le imprese chilene non avrebbero subito aggravio alcuno. Fu precisamente quest'ultima condizione a determinare la guerra. Seguendo l'esempio del Perù, che nel marzo 1875 aveva espropriato tutti i giacimenti di salnitro della regione di Tarapacá, rovinando i Chileni, il governo boliviano il 14 febbraio 1878 impose un nuovo dazio sul nitrato esportato dalla Compagnia Chilena di Antofagasta; e alle rimostranze del Chile, rispose prima con l'intimare alla Compagnia il pagamento del dazio dovuto, poi, al rifiuto della Compagnia, con il sequestro di tutti i beni di quest'ultima.
La situazione per il Chile era grave. Assai tesi i rapporti con l'Argentina, ricercata di alleanza dalla Bolivia; uniti, per effetto dell'alleanza contratta nel febbraio 1873, il Perù e la Bolivia, che erano ritenuti più forti, militarmente. Sventato il pericolo d'un intervento argentino a fianco del Perù e della Bolivia, il governo chileno tuttavia non esitò; e, poiché la Bolivia aveva respinto la proposta d'arbitrato, accettò la lotta aperta.
Il Chile richiamò il suo ministro dalla Bolivia, dichiarò decaduto il trattato del 1874, fece occupare da un suo distaccamento dapprima la città e il territorio di Antofagasta, poi i porti di Cobija e di Tocopilla, e finalmente l'intera regione costiera della Bolivia. Questa rispose dichiarandogli guerra (1° marzo 1879) e fu seguita (5 aprile) dal Perù. La flotta chilena bloccò il porto peruviano di Iquique, bombardò quelli di Pisagua e di Mollendo: una divisione peruviana, comandata dal capitano Grau, forzò il blocco di Iquique e impegnò una battaglia (21 aprile), nella quale ciascuna delle due parti perdette un'unità; ma i Chileni dovettero togliere il blocco e Grau arrivò fino a molestare le coste del nemico. Invece in un nuovo scontro, che ebbe luogo l'8 ottobre dinanzi al capo Angamos, Grau fu affondato con la sua nave e, dopo di ciò, il Chile, che aveva il vantaggio d'una marina relativamente moderna, rimase padrone del mare e poté riprendere attivamente il blocco delle coste peruviane.
Sul continente gli alleati avevano due nuclei principali ad Arica e ad Iquique. I Chileni effettuarono il 2 novembre uno sbarco a Pisagua, che si trova fra queste due località, malgrado la resistenza dei nemici, che sconfissero poi a Dolores (19 novembre), e occuparono in seguito Iquique; furono invece battuti a Tarapacá ma rimasero padroni della regione, perché gli alleati, esausti, si ritirarono verso il nord su Arica, attraverso la regione montagnosa delle Ande. Dopo una sosta di qualche mese, le operazioni furono ricominciate nel febbraio del 1880. I Chileni sbarcarono nella rada di Ylo, si addentrarono nell'interno occupando Moquegua (20 marzo), scesero quindi a sud, infransero la resistenza dei Peruviani al passo di Cuesta de los Angeles e presso Tacna (26 maggio), s'impadronirono di questa città e di Arica (7 giugno): tutta la regione costiera fino ad Ylo si trovò così in loro potere. Riordinato l'esercito, mentre la flotta intensificava il blocco, i Chileni, nell'autunno, iniziarono l'azione decisiva contro la capitale stessa del Perù. Agli ordini del generale Baquedano sbarcarono il 18 novembre nella baia di Pisco, a circa 250 chilometri a sud di Lima, verso cui marciarono. I Peruviani, sulla difensiva nelle vicinanze della capitale, furono battuti il 13 e il 15 gennaio 1881 a Chorrillos e a Miraflores: Lima fu occupata il 17 e Callao il 18. Le grandi operazioni furono cosi terminate; ma i Peruviani continuarono la guerriglia nei distretti montagnosi sotto la direzione del generale Cáceres.
Nel settembre 1881 scadevano i poteri del presidente Pinto, il quale fu sostituito dal liberale Domingo Santa María. Le condizioni interne del Perù resero a lungo difficile la conclusione della pace. Soltanto nell'estate del 1883 il generale Iglesias riuscì a costituire un governo abbastanza forte, il quale firmò con il Chile il trattato di pace d'Ancón (23 ottobre 1883), ratificato dai Congressi dei due stati nell'aprile 1884: il Perù cedette incondizionatamente la provincia di Tarapacá; quella di Tacna-Arica doveva essere occupata dal Chile per dieci anni, dopo i quali si sarebbe dovuto procedere a un plebiscito. Ratificato il trattato, i Chileni sgomberarono Lima e il resto del territorio, rimasto al Perù. La pace con la Bolivia non si poté concludere che molto più tardi, nel 1904; ma un armistizio, stipulato nel 1884, lasciò la regione costiera della Bolivia in potere del Chile, che, attraverso di essa, comunicava con i nuovi territorî di Tarapacá e di Tacna-Arica. Dalla guerra il Chile usciva ingrandito moralmente e materialmente.
Nella politica interna il presidente Santa María provocò viva opposizione da parte dei conservatori e anche d'una frazione di liberali dissidenti, per le leggi che introdussero il matrimonio civile, i registri delle nascite e delle morti e aprirono i cimiteri a tutti i culti. Rimase però in ufficio fino al termine dei suoi poteri (1886).
La crisi politica ed economica del 1891 e l'avvento del regime parlamentare. - Il Santa María fu sostituito da un altro liberale, Manuel Balmaceda, il quale si studiò di ricostituire l'unità del partito liberale. Quando credette di esservi riuscito e di disporre d'una solida maggioranza, iniziò una politica di forti spese: costruzioni ferroviarie nelle provincie meridionali per 6 milioni di sterline; costruzione di scuole e collegi per 10 milioni di dollari; la flotta aumentata di 3 incrociatori e di 2 torpediniere d'alto mare; creazione della base navale di Talcahuano; nuovi armamenti per la fanteria e l'artiglieria e acquisto d'artiglieria pesante per fortificare Valparaiso, Talcahuano e Iquique. Il paese era in piena floridezza; la crisi momentanea, causata dal ribasso fortissimo nei prezzi del salnitro, era superata; i giacimenti di Antofagasta e di Tarapacá, dopo la parentesi bellica, producevano nuovamente con pieno ritmo.
Ma il Balmaceda aveva composto un ministero di sua volontà; interveniva nelle elezioni del 1888 per assicurarsi la maggioranza. Ed ecco l'urto: l'opposizione reclama l'instaurazione d'un vero e proprio regime parlamentare: il Balmaceda sostiene che la costituzione gli permette di nominare i ministri a suo gradimento, senza aver riguardo alla maggioranza del Congresso. La lotta si scatenò violentissima; l'opposizione rifiutò di votare il bilancio; il Balmaceda rispose, con un decreto, che il bilancio del 1891 sarebbe stato identico a quello dell'anno precedente (1 gennaio 1891); allora il vicepresidente del Senato, Waldo Silva e il presidente della Camera dei deputati, Ramón Barros, rifugiatisi su una nave da guerra, davano inizio alla rivoluzione. La flotta si schierava contro il Balmaceda: i porti settentrionali del Chile cadevano in mano dei ribelli, diretti da un governo provvisorio (junta), e inutilmente il Balmaceda mobilitava le sue truppe: battuto a Placilla, dovette abbandonare il potere. Il 19 settembre 1891 si uccideva.
La sua morte lasciò libero il terreno alla junta il cui capo, l'ammiraglio Montt, fu poi eletto presidente della repubblica. Questi si adoperò con energia e con tatto a pacificare il paese, ancora in preda alle dissensioni: nel 1892 fu concessa un'amnistia agli ufficiali balmacedisti, che poterono rimpatriare indisturbati; le amministrazioni locali ottennero un'autonomia: l'esercito fu riordinato con ufficiali tedeschi; finalmente si soppresse il corso forzoso e s'introdusse di nuovo la valuta aurea.
Nel 1896 fu eletto presidente della repubblica Federico Errázuriz. Al principio del 1897 l'attenzione chilena fu assorbita da questioni internazionali: contestazioni di frontiera con l'Argentina: questione di Tacna-Arica col Perù; sbocco della Bolivia sul Pacifico.
Un trattato del 1881 stabiliva, in massima, che la frontiera fra Chile e Argentina dovesse seguire la cresta delle Ande e la linea di displuvio: ma in pratica si era constatato che la cresta e la linea di displuvio non sempre coincidevano, che la prima avrebbe favorito l'Argentina e la seconda il Chile. Da ciò erano nate le controversie. Nel luglio 1898 la situazione si fece critica; poi intervenne un accordo. La questione d'Atacama fu deferita a una corte arbitrale: il lodo (aprile 1899), fu favorevole all'Argentina. La questione della Patagonia fu sottoposta all'arbitrato della Gran Bretagna e la sentenza (20 novembre 1902), diede soddisfazione ad ambo le parti, le quali conclusero un trattato, impegnandosi a deferire all'arbitrato dell'Inghilterra o della Svizzera tutte le controversie che eventualmente sorgessero fra di loro.
Nel 1893, secondo il trattato d'Ancón, si sarebbe dovuto procedere al plebiscito per l'attribuzione del territorio di Tacna-Arica. Il Chile non ebbe premura di farlo, sperando che il tempo migliorasse il suo stato di fatto; il Perù sostenne invece che, essendo rimasta inadempiuta la clausola plebiscitaria, la regione dovesse senz'altro tornare ad esso. La vertenza si trascinò a lungo e solo di recente è stata composta (v. sotto).
Il Chile s'impegnò, con un protocollo del 1895, a cedere alla Bolivia il porto d'Arica, ma poi le offerse quello più piccolo di vitor, situato a sud del primo; la Bolivia preferì dapprima attendere sperando di aver Arica, se fosse rimasta definitivamente al Chile. Col trattato del 17 ottobre 1904 ha rinunziato al porto e alla regione costiera, mentre il Chile si è impegnato a versarle un'indennità e a costruire a sue spese la ferrovia La Paz-Arica, accordando alla Bolivia libero transito sul suo territorio.
Di più notevole importanza, in questo periodo, gli avvenimenti interni. L'assetto costituzionale era stato mutato dopo la rivoluzione del'91. Il presidente veniva dichiarato irresponsabile e privato del diritto di sciogliere il Congresso; questo (formato dal Senato e della Camera dei deputati) diveniva l'arbitro della vita politica chilena, dovendo a lui rispondere dei suoi atti il ministero, la cui esistenza dipendeva dall'approvazione delle due Camere. Per evitare qualunque intervento del potere esecutivo nel potere legislativo, si stabilì inoltre una commissione di sette deputati e di sette senatori che doveva sedere in permanenza, anche durante l'intervallo fra l'una e l'altra sessione parlamentare, e a cui spettava il diritto di convocare la Camera.
Era l'assoluta impotenza del potere esecutivo. Ma a rendere difficile l'azione del regime parlamentare v'erano le discordie interne fra i partiti, moltiplicatisi di numero. Non si trattava più, come ai tempi di Montt, di progressisti e conservatori; ora, il solo partito liberale s'era suddiviso nei liberali dottrinarî, liberali moderati e liberali democratici. Di qui la necessità delle combinazioni fra i partiti, le difficoltà della vita parlamentare, l'instabilità dei ministeri, succedentisi a breve scadenza, sotto la presidenza del liberale Germán Riesco (1901-1906), del conservatore Pedro Montt (1906-1910), di Ramón Barros Luco (1910-1915), uno degli oppositori di Balmaceda, e di Juan Luis Sanfuentes (1915-1920).
Ad accrescere la precarietà della situazione politica, si aggiungeva l'inasprirsi delle questioni sociali. Al qual riguardo, il Chile è lo stato in tutta l'America latina, dove esse si sono presentate con maggior violenza. L'intensa attività industriale, specialmente dopo la fine della guerra con la Bolivia e il Perù, e l'annessione delle provincie di Tarapacá e di Antofagasta; la grande quantità di lavori pubblici eseguiti (all'inizio del sec. XIX, grandi opere portuali, i collegamenti ferroviarî attraverso le Ande con l'Argentina, nel 1910, e con la Bolivia, nel 1913) provocando il formarsi di un cospicuo ceto di operai, ponevano in primo piano le questioni sociali, la cui formulazione dottrinaria giungeva dall'Europa. Il contemporaneo e progressivo crescere del costo della vita aggravava il problema, che trapassava naturalmente nel campo politico. Così deficienze del sistema parlamentare e questioni sociali andavano accumulando un disagio, che scoppiò sotto la presidenza di Arturo Alessandri (1920-1925), succeduto al Sanfuentes. Il programma dell'Alessandri (decentramento amministrativo, suffragio femminile, separazione della Chiesa dallo Stato, imposta sul reddito, codice del lavoro, controllo governativo sull'industria dei nitrati, ecc.) non poté essere nemmeno in parte attuato per l'opposizione dell'Unión, che aveva la maggioranza nel senato. Le elezioni legislative del 1924 diedero bensì la maggioranza ai democratici in entrambe le camere, ma nonostante ciò, il Congresso si perdette in discussioni sterili e non seppe adottare i provvedimenti necessarî per ristabilire il pareggio del bilancio e per fronteggiare la crisi finanziaria. Ciò provocò vivo malcontento, di cui il 4 settembre si fece interprete un colpo di mano dell'esercito. L'Alessandri si dimise (8 settembre) e il governo fu assunto da una giunta con a capo il generale Altamirano. Il congresso approvò bensì i provvedimenti, reclamati dalla giunta, ma respinse le dimissioni del presidente, a cui accordò invece un congedo di sei mesi: Alessandri partì il 10 settembre per Buenos Aires. La giunta sciolse il Congresso e costituì un governo con poteri dittatoriali, il quale emanò una legge elettorale e varie altre leggi per riordinare e risanare l'amministrazione dello stato e degli enti locali. Il 23 gennaio 1925 il governo provvisorio fu, a sua volta, rovesciato da una nuova giunta, diretta da Bello Codesido, dal generale Dartnell e dall'ammiraglio Ward, i quali, riconoscendo Alessandri come presidente costituzionale, lo invitarono ad assumere il potere. Alessandri giunse il 30 marzo a Santiago, dove fu accolto con entusiasmo. Una commissione, da lui presieduta, elaborò la nuova costituzione che fu approvata col plebiscito del 30 agosto. L'elezione presidenziale, indetta per il 24 ottobre, fu preceduta da una viva agitazione: finalmente i maggiori partiti si accordarono sulla candidatura di Emiliano Figueroa, che fu eletto a grande maggioranza ed entrò in ufficio il 23 dicembre: seguirono le elezioni legislative, dopo le quali il paese ritornò nel normale regime costituzionale. Ma l'ambiente politico non si calmò. Il colonnello Carlo Ibáñez, dal dicembre 1925 ministro della Guerra, fu nominato presidente del consiglio (febbraio 1927), vicepresidente della repubblica nell'aprile e presidente (22 maggio), dopo le dimissioni di Figueroa. Con gli speciali poteri conferitigli iniziò un'energica azione contro l'agitazione comunista, e riordinò le finanze e l'amministrazione.
La politica del Chile nell'ultimo periodo. - Durante la guerra mondiale, il Chile simpatizzò con gl'Imperi Centrali; ma rimase neutrale, facendo anzi con l'Intesa un commercio largo e profittevole. Nel dopoguerra la questione di maggior rilievo è stata, ancora, quella di Tacna-Arica. Nella prima assemblea della Società delle Nazioni (1920), il Perù e la Bolivia chiesero infatti che fossero esaminate le questioni relative al trattato di Ancón del 1883 (Tacna-Arica) e al trattato chileno-boliviano del 1904 (sbocco al mare della Bolivia). La delegazione chilena eccepì l'incompetenza della Società in base all'art. 21 del patto, che menziona la dottrina di Monroe; il Perù ritirò la sua domanda e, come il Chile, accolse poi la proposta del presidente degli Stati Uniti, Harding, d'inviare delegati a Washington per esaminare le questioni controverse. La conferenza chileno-peruviana ebbe luogo nella capitale federale dal 15 maggio al 20 luglio 1922: il Chile sostenne che il plebiscito dovesse ancora farsi per decidere l'appartenenza della provincia di Tacna-Arica: il Perù, che dopo la lunga occupazione chilena, il plebiscito non sarebbe più stato imparziale e che la vertenza dovesse quindi dirimersi altrimenti. Con il protocollo del 22 luglio 1922, le due parti accettarono l'arbitrato del presidente degli Stati Uniti, il quale nel suo lodo del 4 marzo 1925, riconobbe che il plebiscito poteva farsi, sotto il controllo d'una commissione, presieduta da un delegato degli Stati Uniti. Questa decisione, che era piuttosto favorevole al Chile, fu accolta con rammarico dal Perù. La commissione plebiscitaria, presieduta dal generale Pershing, si riunl ad Arica il 5 agosto 1925: il Perù richiese che, prima del plebiscito, il territorio contestato fosse neutralizzato e completamente sgombrato dal Chile, il quale, pur mostrandosi disposto a fare talune concessioni, respinse siffatta pretesa; dopo lunghe discussioni e dopo le dimissioni del generale Pershing, la commissione, il 14 giugno 1926, dichiarò a maggioranza (Stati Uniti e Perù) che un plebiscito libero e giusto, secondo il lodo arbitrale del 4 marzo 1925, era oramai impossibile. Il 30 novembre Kellog, segretario di stato degli Stati Uniti, fece rimettere a Santiago ed a Lima un promemoria secondo cui la provincia di Tacna-Arica avrebbe dovuto essere annessa alla Bolivia, la quale avrebbe pagato un'indennità da dividersi fra il Chile e il Perù. Mentre il governo chileno accettò di prendere in esame tale proposta (4 dicembre), quello peruviano la respinse (17 gennaio 1927). Finalmente, l'annosa controversia fu composta col trattato del 3 giugno 1929, che assegnava Tacna al Perù e lasciava invece Arica al Chile. La linea del nuovo confine corre a dieci chilometri a nord della ferrovia Arica-La Paz e parallela ad essa.
Fonti: Le principali raccolte sono la Colección de documentos inéditos para la historia de Chile, voll. 30, Santiago 1888-1902, ed. da J. T. Medina; e la Colección de historiadores de Chile, ed. da J. T. Medina, voll. 42, Santiago 1898-1906, con la bibl. particolareggiata. Pregevoli sono pure le fonti raccolte e pubblicate dal gesuita tedesco C. Leonhardt nel tomo XIX dei Documentos para la historia argentina, intitolato Cartas anuas de la Provincia del Paraguay, Chile y Tucuman de la Comp. de Jesús, 1609-1614, Buenos Aires 1927.
Bibl.: L'opera fondamentale rimane quella di D. Barros Arana, Historia general de Chile, voll. 16, Santiago 1884-1902, che giunge fino al 1830 ed è continuata da Un decennio de la historia de Chile, 1845-1851. Cfr. inoltre C. Pereyra, Historia de la América española, VIII, Madrid 1926 (esposizione rapida, ma ben fondata) e L. Pena, Histoire du Chili, Parigi 1927 (buon riassunto). Utili il Figueroa, Diccionario biográfico de Chile, 1550-1887, Santiago 1888, e il Medina, Diccionario biográfico colonial de Chile, Santiago 1906. In particolare, sul periodo coloniale: Amunateguy, El descubrimiento y conquista de Chile, Santiago 1862; P. Hernández, La Compañía de Jesús en la Asistencia de Espana, IV, V, VI, VII, Madrid 1913, 1916, 1920, 1925; J. T. Medina, Hist. d. Tribunal d. Santo Officio de la Inquis. en Chile, voll. 2, Santiago 1890; id., La imprenta en Lima, Santiago 1890. Sulla lotta per l'indipendenza e sulla repubblica, oltre ai lavori sui singoli capi, Carrera, O' Higgins, ecc. (per cui v. gli articoli appositi), cfr. B. Vicuña Mackema, Historia general de la república de Chile, Santiago 1866-82; R. Sotomayor Valdés, Historia de Chile, 1831-1871, Santiago 1875; H. Kunz, Der Bürgerkrieg in Chile, Vienna 1892; A. Edwards, Bosquejo histórico de los partidos políticos chilenos, Santiago 1903; Wright, The Republic of Chile, Londra 1905; Elliot, Chile, New York 1907; Chisholm, The indipendence of Chile, Boston 1911; R. Salas Edwards, Balmaceda y el parlamentarismo en Chile, Santiago 1925; A. Roldan, El desarrollo constitucional de Chile, Santiago 1925; L. Goldames, La evolución constitucional de Chile, I, Santiago 1926; La question de Tacna et Arica, in L'Europe nouvelle del 2 luglio 1927. - Sulla guerra del Pacifico in particolare, v.: D. Barros Avana, Histoire de la guerre du Pacifique, Parigi 1881; P. Perolari, Il Perù ed i suoi tremendi giorni, Milano 1882; T. Caivano, Storia della guerra d'America tra il Chilì, il Perù e la Bolivia, voll. 2, Torino 1882; B. Spila da Subiaco, Il Chilì nella guerra del Pacifico, 2ª ed., Roma 1886; Anon., Précis de la guerre du Pacifique, Parigi 1886; F. Santini, Intorno al mondo a bordo della Regia Corvetta "Garibaldi" (anni 1879-80-81-82), voll. 2, Roma 1895.
Lingua e Letteratura.
Lo spagnolo importato dai conquistatori, che sostituì con l'andare delle generazioni le lingue indigene, si differenzia dal castigliano per poche peculiarità, in buona parte comuni alle altre parlate sudamericane.
L'influenza del substrato indigeno, scarsa e dubbia per la fonetica, è rilevante per quegli elementi del lessico che si riferiscono alla flora, alla fauna, al folklore locale: ricordiamo il nome llama e quello del guano (o huano), dalla lingua quechua, il nome del poncho, la veste nazionale consistente di un grande pezzo di stoffa quadrangolare con uno spacco per la testa, dalla lingua mapuche.
I tentativi di riforma ortografica di Andrés Bello ebbero qualche seguito nel Chile (p. es. nell'uso di je, ji anche dove lo spagnolo conforme all'etimologia, ha mantenuto ge, gi); ma ora la grafia dell'Accademia spagnola è quasi generalmente seguita.
Per le lingue indigene, v. america.
Bibl.: R. Lenz, Chilen. Studien, in Phonet. Studien, V, VI; id., in Zeitschr. rom. Phil., XVII (1893), p. 188 segg.; id., Diccionario etimolójico de las voces chilenas derivadas de lenguas indíjenas americanas, Santiago de Chile 1904-10; M. L. Wagner, in Zeitschr. rom. Phil., XL, pp. 286 segg., 385 segg.
Il Chile fin dal primo secolo della conquista raggiunse una fisionomia artistica originale. L'ispirazione storico-epica, di cui è esempio l'Araucana di Alonso de Ercilla, si mantenne viva e feconda, rappresentando le più genuine attitudini di quel popolo. Quel primo poema (1569), opera d'uno spagnolo educatosi alle forme classiche e italiane, che canta la vigorosa schiatta indigena degli Araucani - tenaci difensori della loro libertà - e l'eroica conquista latina traduce liricamente quell'urto di razze, che tanta influenza esercitava nella formazione della nazione. L'Arauco domado (1590-1596) di Pedro de Oña, sorto come polemica contro il primo, ne continua la tradizione. C'è lo sforzo d'inserire questa rinnovata giovinezza eroica entro gli schemi della letteratura classica, che ritrova spesso forme più adeguate. Non certo però nelle imitazioni e continuazioni di Diego Santisteban Osorio (Cuarta y Quinta Parte de la Araucana), di scarso valore, e del guerriero e facile verseggiatore Juan de Mendoza (Guerras de Chile), o di Hernando Álvarez de Toledo, con la sua cronistoria rimata (Purén indómito), fino alla sciatteria di Melchor Xufré de Águila (Compendio historial del Reyno de Chile, 1630). Sempre nell'ambito di questa ispirazione guerresca e avventuriera, si muove il Cautiverio feliz di Fr. Núñez de Pineda y Bascuñán, anch'egli del Seicento, che alla prosa autobiografica e narrativa intercala qualche romance di schietta intonazione. Ma nel complesso le affermazioni iniziali, ricche di colore e di energia, si stremarono durante il periodo coloniale, un po' per il ristagno della cultura, ché tardi fu introdotta la stampa e a rilento si venne organizzando l'insegnamento universitario (1756), e un po' per la natura pratica del popolo chileno.
Nell'ansia delle libertà politiche e nell'attrito di nuovi ideali, il clima letterario si rischiarava improvvisamente, sebbene non raggiungesse subito una diffusa risonanza né riuscisse a sollevarsi al disopra del canto patriottico. Camilo Henríquez (1769-1825), da frate divenuto tribuno, educava con gl'inni rivoluzionarî e con i violenti proclami democratici; e Bernardo de Vera (1780-1827), argentino di nascita ma chileno di spirito, dettava l'Himno nacional (1819) per la patria d'adozione: entrambi però di modesta ispirazione e di debole eco, ché le forze spirituali della nazione si consumavano nelle lotte civili tra l'oligarchia conservatrice e le classi democratiche. Tuttavia il partito liberale prima, con l'azione efficace di José J. de Mora, svolta negli anni 1828-1831 a Santiago, e i conservatori, dopo, affrontarono il problema dell'educazione popolare e quello più delicato dell'istruzione superiore. Andrés Bello ne fu il più grande promotore, con la partecipazione al governo e con la multiforme opera di maestro e di scrittore, sì che la sua personalità improntò di sé la cultura chilena per circa mezzo secolo (1824-1865). E proprio intorno al'42 si accese una polemica letteraria promossa dai profughi argentini, contro i quali i discepoli del Bello sostennero l'originalità della propria tradizione. Corifeo di questo movimento fu Salvador Sanfuentes (1817-1860) che nelle sue leggende epico-liriche e nei suoi drammi passionali assimilò l'estetica romantica, richiamando aspetti del volto umano e naturale della patria. Questa traccia si continuò lungo il secolo, e in essa si rivela qualche temperamento fine e moderno, che sa alternare la poesia della propria vita interiore e solitaria con il gusto rievocatore di antiche storie: soprattutto Guillermo Blest Gana (1829-1905) e Guillermo Matta (1829-1899); e Domingo Arteaga Alemparte (1834-1882), di educazione classicheggiante.
Più varia, se non più profonda, l'arte che si alimenta di temi nazionali: il teatro di José A. Torres Arce, i Romances americanos di Carlos Walker (1841-1905), le leggende liriche di Luis Rodríguez Velasco (1838-1919), le Poesías del Pequén di Juan R. Allende (1850-1905), il Michimaloneo di José A. Soffia (1848-1886) che ritentava con successo i bagliori epici dell'Ercilla, costituiscono tutti una produzione più narrativa che lirica. La stessa influenza parnassiana e modernista, rappresentata da M. Magallanes Moure, da Pedro Prado, e da Gabriela Mistral, è di breve sviluppo. Infatti l'indole chilena, positiva e realistica, preferisce la prosa al lirismo. A El inquisidor mayor di Manuel Bilbao (1827-1895), il primo romanzo notevole, succede la produzione di Alberto Blest Gana (1830-922), che inaugurò il genere. Moisés Vargas (1843-1898), Liborio E. Brieba (1841-1897) si mantengono stretti allo schema del maestro; mentre altri tentano con successo il racconto storico, come Ramón Pacheco (1845-1888), e il migliore e il più fecondo Daniel Barros Grez (1834-1904); altri la narrazione naturalistica e sociale, come Vicente Grez (1847-1909), A. Silva de La Fuente, E. Rodríguez Mendoza, Luis Orrego Luco: e pochi ancora, e più recenti, hanno seguito la brevità della novella e del bozzetto conchiuso: primeggia Baldomero Lillo (1867-1923), che riproduce la vita degli umili; Federico Gana, Fernando Santiván, e il più fortunato Eduardo Barrios, che interroga gli aspetti più profondi della vita, dal contadino al frate, e dal vizio alla santità. Daniel Riquelme, Alberto e Enrique del Solar dànno al racconto una patina di esotismo e di fantasioso. Questa è la corrente artistica piú vigorosa e più continua; in essa confluiscono le aspirazioni nazionali e le tradizioni locali, e meglio vi si configura l'anima chilena, pensosa dei fatti sociali e psicologici.
Per questa prevalenza di esigenze pratiche e di forme concrete, la storiografia appare come l'attività congeniale all'intelligenza chilena. Non c'è periodo della sua storia che non sia stato indagato con simpatia e con animazione stilistica: qualità che a volte sostituiscono il rigore scientifico. Dalle cronache dell'età coloniale agli studî dell'epoca moderna non c'è interruzione: la più antica opera di Alonso de Góngora y Marmolejo, che seguì il Valdivia nella conquista del Chile, ove moriva nel 1576 (Historia de todas las cosas que han acaecido en el Reyno de Chile), conserva l'eco delle battaglie ed è ricca di testimonianze. Le prime storie generali del paese sono dovute ai gesuiti: la Histórica relación del Reyno de Chile (Roma 1646) di Alonso Ovalle è meno documentata della Historia general de Chile del suo confratello spagnolo Diego de Rosales, morto a Santiago nel 1677. Più famosa l'opera del chileno padre Juan Ignacio Molina, che a Bologna nel 1782 pubblicava nel nostro volgare il Saggio sulla storia naturale di Chile, a cui seguiva nel 1787 la seconda parte sulla storia civile: le sintesi più lette e tradotte per l'Europa. Con il Romanticismo la storiografia chilena vanta un singolare sviluppo: Diego Barros Arana pubblicava, durante la seconda metà del secolo scorso, opere storiche e letterarie, che tanto giovarono alla coscienza civile e culturale della patria, culminanti nella grande Historia de Chile (Santiago, 1846-1886); mentre l'erudito e facile prosatore Miguel Luis Amunátegui (1828-1888) indagava con saggi analitici e con visioni panoramiche la vita dell'Ottocento. Ai primi decennî di questo secolo è rivolta l'opera di Gonzalo Bumes, figlio di Manuel, con la Historia de la expedición libertadora del Perú, la Historia de la guerra del Pacífico, ecc. Ramón Sotomayor Valdés approfondiva con acume la Historia de Chile desde 1831 hasta 1871, la prima monografia su questo periodo assai complesso. E di pari passo s'è venuta intensificando la conoscenza più propriamente letteraria, mercé la feconda attività di Luis Montt (1848-1909), autore d'un'importante Bibliografía chilena, di José Toribio Medina con la Historia de la literatura colonial de Chile, e di parecchi altri. Un particolare interesse hanno avuto gli studî giuridici: ne sono stati degni cultori Nicolás Pradel, per il diritto commerciale (Manual del comerciante, 1846; Estudios comparados sobre la legislación mercantil de Europa, 1863), Jorge Huneeus Zegers (1835-1889) sulla legislazione nazionale (Comentario de la Constitución chilena; Estudios sobre el derecho constitucional comparado, 1889, ecc.), Valentín Letelier, con le sue indagini storico-giuridiche (La ciencia política en Chile, 1886; Descentralización administrativa; Proceso evolutivo de la codificación, ecc.), José Cl. Fabres, benemerito nell'esegesi del diritto civile e privato (Instituciones de derecho civil chileno, 1863; Derecho de los hijos naturales, 1871; La legislación en Chile, ecc.) e altri ancora. Non è da dimenticare il notevole contributo dato alle scienze naturali: resta fondamentale l'opera del francese Claudio Gay, che dal 1828 al '42 esplorò il Chile, descrivendone la flora e la fauna, seguito dalle ricerche di altri dotti chileni. Ma su tutti domina la personalità di Benjamín Vicuña Mackenna (1831-1886), che attraverso alle sue numerose biografie ha penetrato la vita storica, morale e intellettuale della sua nazione, sintetizzando le qualità più salienti del popolo chileno, incline a sentire la seria concretezza della realtà.
Il giornalismo chileno è stato la migliore scuola di questa coscienza, e giornalisti sono stati gli uomini più rappresentativi del paese. Tra i quotidiani che vantano una lunga tradizione (La Unión, El Diario ilustrado) tiene il primo posto El Mercurio di Santiago, fondato nel 1827 e ora diretto da Carlos Silva Vildósola, cui si deve un dotto studio: Periodismo y letras en Chile (1914).
Bibl.: L. I. Silva, La novela en Chile, Santiago 1910; J. Huneeus Gana, Cuadro histórico de la producción intelectual de Chile, Santiago 1912; A. Donoso, La joven literatura chilena, Valenza 1912; M. Menéndez y Pelayo, Historia de la poesía Hispano-Americana, 2ª ed., Madrid 1913, II, pp. 291-372; A. Donoso, Parnaso chileno, Santiago 1916; Nuestros poetas: Antología chilena moderna, Santiago 1922; I. E. Medina, La literatura femenina en Chile, Santiago 1923; A. Coester, Historia literaria de la América española, trad. di R. Tovar, Madrid 1929, pp. 236-288.
Arti figurative.
Architettura. - Prima del 1780 non esistevano nel Chile edifici aventi pregio d'arte. Il primo architetto, a cui si commise per ordine regio la costruzione di edifici pubblici, fu il romano Gioacchino Toesca, che elevò in Santiago la Zecca trasformata poi in residenza dei presidenti della repubblica e sede di varî ministeri. Si debbono a lui anche l'Intendenza, eseguita in collaborazione con l'architetto Jaraquemada; le Cajas, palazzo degli antichi residenti spagnoli; la facciata della cattedrale; le chiese della Merced, di Santo Domingo e di San Juan de Dios; il Tajamar e molti edifici privati. Ancor oggi queste costruzioni costituiscono una notevole parte del patrimonio architettonico chileno. Altri edifici degni di nota sono: il palazzo del Congresso costruito dagli architetti Henault (francese) e Aldunate (chileno); l'università dello stato, costruita dall'Henault; il Club Hípico, uno dei più tipici e maestosi ippodromi del continente; la Biblioteca Nacional, il Club de la Unión.
Pittura. - Precursori dell'attività pittorica nel Chile possono considerarsi il colonnello dell'esercito inglese Carlo Wood (nato nel 1792 e giunto in Chile nel 1820), Giovanni Maurizio Rugendas (nato ad Augusta nel 1799 e vissuto durante alcuni anni in Chile); Raimondo Quinsac Monvoisin (nato nel 1795 a Bordeaux e recatosi in Chile nel 1845) e gl'italiani Petri (sec. XVIII), e Dominiconi (sec. XIX). Ma di pittura chilena non si può parlare che con la fondazione (1849) dell'Accademia di belle arti, voluta dal presidente Bulnes (1849). Ne fu affidata l'organizzazione e poi la direzione all'italiano Alessandro Cicarelli che mantenne tale carica fino al 1869. Sotto la sua guida si formò il primo nucleo di pittori chileni: Nicola Guzmán Bustamante, Antonio Smith, Emanuele Antonio Caro, Pasquale Ortega, Michele Campos e altri. Gli successe nella direzione dell'Accademia il tedesco Ernesto Kirchbach e, dopo, l'italiano Giovanni Mochi (1876). Fra i suoi discepoli si ricordano Ernesto Molina ed Alfredo Valenzuela Puelma. Dopo il Mochi la direzione dell'accademia passò, con Cosimo San Martín, nelle mani di pittori chileni.
Peraltro una vera e propria scuola chilena di pittura non esiste, poiché tutti i pittori chileni si sono formati sotto la disciplina o guida di scuole europee, principalmente italiane, francesi e spagnole. Tanto che i rappresentanti più degni della pittura chilena si potrebbero incorporare nella schiera dei pittori europei, senza alterarne né il valore né il carattere. Essi sono: Raffaele Correa Múñoz, animalista di vivo spirito moderno; Onofrio Jarpa Labra, paesista impressionista, Alfredo Valenzuela, Giovanni Francesco Gonzáles Escobar, paesista della scuola italiana; Pietro Lira, pittore di larga visione nei suoi quadri ispirati alla storia chilena, che ha esercitato larga influenza sui pittori del primo quarto del secolo, Pietro Subercaseaux Errázuriz, che ha dato ai suoi lavori un senso di mistica rassegnazione, espresso per mezzo d'una tecnica sobria e sincera. Ricordiamo, fra i migliori pittori italiani, il ritrattista Franco Paolantonio.
Scultura. - Anche nella scultura chilena è prevalente l'influsso italiano. Ricordiamo gli scultori Nicanor Plaza con Chimera e Giocatore di chueca; Virginio Arias con Discesa; Carlo Lagarrigue con Giotto; Rebecca Matte de Iñíguez, discepola del Bistolfi, la cui vasta produzione denota un temperamento virile e una nobile ispirazione. Altro scultore è Ernesto Concha, che con Miseria aveva dato segni di promettente avvenire, troncato da una morte precoce.
Musica.
Fino ai primi anni del secolo scorso la vita musicale chilena poteva dirsi rudimentale. Il sorgere d'una vera attività musicale segue l'arrivo dei primi virtuosi stranieri, tra i quali Isidora Zeger e i violinisti Filomeno, Masoni e Sivori. Già nel 1826 viene fondata una società filarmonica e presto alcune compagnie liriche italiane (celebre quella diretta da Clorinda Pantanelli) si presentano nei teatri chileni. Se non una vera e propria scuola nazionale, un insieme di pregevoli compositori comincia fin da allora a farsi strada, e fra questi vanno ricordati specialmente Emanuele Robles (autore del primo inno nazionale), Giuseppe Zapiola, Eustachio e Federico Guzmán. Nel 1849, per merito di G. M. de la Barra, si apre il Conservatorio di musica, al cui sviluppo hanno poi concorso numerosi maestri italiani. S'inizia così un fervido movimento di cultura musicale, che si giova di concerti, conferenze, pubblicazioni periodiche, provenienti dall'opera di varie organizzazioni e società musicali. Tra questi enti ricorderemo la Sociedàd de música chilena (fiorita nel 1879), la Sociedad del Cuarteto (1885), la Sociedad orquestral de Chile (1912), la Sociedad Bach, che tra l'altro ha efficacemente contribuito alla riforma degli studî del Conservatorio e a quella dell'amministrazione del teatro municipale. Delle riviste e dei periodici che sono apparsi nel Chile dalla metà dell'Ottocento a oggi, vanno menzionati: Semanario musical, fondata e diretta dallo Zapiola; Bellas artes (1869), El Salón (1873), Aurora Musical (1895), Arte y Vida (1911), La Orquesta (1913), Música (1920), Marsias (1928), organo ufficiale della Sociedad Bach, le pubblicazioni del quale sono oggi sospese. Tra i compositori moderni si sono distinti: A. Leng, U. Allende, S. Rengifo, P. Bisquertt, D. Santa Cruz, A. Tritini, G. Reyes, S. Negretti, S. Urrutia, e soprattutto Enrique Soro Barriga, figlio d'un italiano e già alunno del Conservatorio di Milano, la cui fama ha sorpassato i confini del Chile per numerose composizioni sinfoniche, da camera, vocali, ecc.
V. tavv. XIII-XVI.