(o china-china) Nome di varie specie del genere Cinchona, appartenente alla famiglia Rubiacee, delle Ande, dal Venezuela alla Bolivia. Sono in generale alberi, spesso grandi, con foglie opposte, di norma ellittiche, fiori piccoli in pannocchie terminali; il frutto è una capsula, con molti semi piccoli, alati. La parte più sfruttata è la corteccia, usata fin dal 16° sec. come febbrifugo; si raccoglie dagli alberi abbattuti, di 12-25 anni, appena raccolta è biancastra all’interno, il colore rosso-bruno o giallo-bruno appare rapidamente al contatto coll’aria; si tiene prima al sole, poi si secca del tutto in essiccatoio a 70-80 °C. In commercio si distinguono diverse qualità: c. gialla, c. rossa, c. grigia. Per l’insufficiente produzione da piante spontanee, la c. fu introdotta con buoni risultati nel Camerun e nell’Asia meridionale dove le condizioni ambientali sono favorevoli: la c. richiede temperatura costante, con medie fra 12 e 25 °C, umidità elevata e costante, terreno ricco di humus ecc. Cinchona calisaya, la c. più apprezzata, fu anche introdotta in Asia, ma fu presto abbandonata per la povertà in alcaloidi; diedero migliori risultati Cinchona ledgeriana, C. succirubra e C. officinalis. Attualmente le prime due sono le più coltivate: succirubra a Giava, nell’India, e nello Sri Lanka; ledgeriana a Giava.
Cinchona succirubra è un albero alto fino a 30 m con foglie lunghe 20-50 cm, sottili, fiori a calice rosso porpora e corolla rosso-rosea; la corteccia ( c. rossa del commercio) è ricca di alcaloidi, fra i quali relativamente scarsa la chinina. Cinchona ledgeriana è più piccola, con foglie lanceolate, coriacee e fiori giallicci; è delicata e s’innesta su una specie più vigorosa e più rustica (Cinchona succirubra o Cinchona officinalis). La sua corteccia ( c. gialla) è ricchissima di alcaloidi (fino al 12%, di cui l’11% chinina). Ricca di chinina (fino al 7%) e povera di altri alcaloidi è la corteccia di Cinchona officinalis ( c. grigia). La c. gialla si usa specialmente per l’estrazione della chinina, la rossa per preparati galenici (è la preferita delle farmacopee) e in liquoreria.
Nella corteccia degli alberi di c. sono presenti, oltre a più di 30 alcaloidi (chinina, il più importante, cinconina, chinidina, cinconidina, aricina, cuscamina ecc.), altre sostanze otticamente attive (acido chinotannico, chinico ecc.), amido, zuccheri, sostanze minerali ecc. Gli alcaloidi più importanti sono rappresentati dalla formula generale dove il radicale R può essere −H (nella cinconina, cinconidina ecc.), −OH (nella cupreina), −OCH3 (nella chinina, chinidina ecc.).
La chinina è una polvere bianca, di sapore amaro, inodore, levogira, solubile nella maggior parte dei solventi organici, poco in acqua; le sue soluzioni acquose in presenza di acidi ossigenati presentano caratteristica fluorescenza azzurra. Con gli acidi organici e inorganici forma due serie di sali, quelli neutri e quelli basici, che hanno in medicina uso più frequente della base libera. In terapia, si usa tra l’altro come antimalarico, soprattutto per via orale, in forma di sali (cloridrato; solfatobasico: chinino).
La chinidina è impiegata, insieme ad alcuni suoi derivati (solfato, poligalatturonato), nel trattamento delle aritmie cardiache, particolarmente in quelle tachicardiche.