Filosofo (Breslavia 1679 - Halle 1754). Autore di riflessioni sull'etica e la morale, W. più che per le sue dottrine ha avuto importanza per l'esigenza, posta e sostenuta, che la filosofia debba avere utilità pratica e che quindi debba essere chiara e precisa. Tra le sue opere riscosse grande interesse presso i contemporanei Vernünfftige Gedancken von Gott, der Welt und der Seele des Menschen (1719; 5a ed. 1732).
Prof. all'univ. di Halle (dal 1706), eccettuati gli anni 1723-41 in cui fu all'univ. di Marburgo, essendo stato espulso dalla Prussia per il suo razionalismo e per gli intrighi di colleghi. Allievo di Leibniz a Lipsia, ne è considerato il continuatore tanto nel campo dell'etica quanto nel razionalismo, talora ingenuo, del suo atteggiamento (onde la volterriana satira del Candide); anche se, nel campo metafisico e speculativo, egli abbandonò la dottrina delle monadi. Col suo concetto della filosofia come "scienza di tutte le cose, del modo e della ragione della loro possibilità", W. ha dato un sistema filosofico di carattere enciclopedico ed eclettico, fondato sulla grande tradizione dei metafisici o filosofi "deduttivi" o "dogmatici" del Seicento, e culminante in un teismo fondato sulla dimostrazione "cosmologica" dell'esistenza di Dio. Nella filosofia morale W. seguì la tradizione della rinnovata scolastica aristotelica fiorita nel mondo delle università luterane.
Delle sue opere, alcune furono scritte in latino, altre in tedesco (W. fu tra i primi professori tedeschi a far uso della lingua materna nelle opere scientifiche), e queste esercitarono maggiore influenza sui contemporanei: Vernünfftige Gedancken von den Kräften des menschlichen Verstandes (1712; 9a ed. 1738); Vernünfftige Gedancken von der Menschen Tun und Lassen (1720); Vernünfftige Gedancken von dem gesellschaftlichen Leben der Menschen (1723; 5a ed. 1740). Gli scritti latini comprendono 23 volumi.