Mediterraneo, civiltà del
Una culla di popoli e culture
Il Mare Mediterraneo è stato nel succedersi delle epoche storiche culla e sede di molte civiltà, al punto che nessun’altra parte del mondo appare sotto questo punto di vista a esso paragonabile. Tra queste civiltà, i cui rapporti furono in molti casi di incontro e collaborazione, ma in molti altri di aspri scontri e persino di mortali conflitti, un posto di eccezionale importanza occupa l’antica Grecia, dalla quale ha preso inizio
la storia politica, civile e culturale dell’Occidente
Intorno al 6000 a.C. nelle zone costiere del Mediterraneo andarono diffondendosi l’agricoltura e l’allevamento. Il successivo sviluppo vide accentuarsi sempre più nettamente una divaricazione tra le zone occidentali, più primitive, e quelle orientali, dove si intensificò il commercio e si costituirono nuclei urbani che favorirono le attività artigianali e il gusto della decorazione. Tra il 3° e il 2° millennio nell’area che comprendeva le coste di Italia meridionale, Grecia, Anatolia, Siria, Libano, Egitto e l’isola di Creta (dove ebbe sede la civiltà minoico-micenea) le relazioni eco;no;;miche e culturali andarono intensificandosi. I Cretesi agirono a lungo come centro pulsante, cedendo però nel 13° secolo al dinamismo commerciale dei Fenici, intrepidi navigatori e abili mercanti che allargarono la loro rete a gran parte del Mediterraneo, creando colonie e fondando città, tra cui Cartagine, chiamata a un grande destino.
All’espansione fenicia subentrò a partire dall’8° secolo quella dei Greci, che abbracciò la Sicilia, l’Italia meridionale, il bacino dell’Egeo e il mar Nero. Ma nel 6° e 5° secolo i Greci si trovarono a dover fronteggiare nuovi concorrenti e nemici, quali Etruschi, Cartaginesi e Siculi in lotta reciproca per assumere il controllo del Mediterraneo occidentale e centrale. Un momento di ricomposizione fu rappresentato nel 4° secolo dall’impero di Alessandro Magno, che fondò il porto di Alessandria. A partire dalla seconda metà del secolo seguente ebbe luogo lo scontro frontale tra Roma e Cartagine, divenute le due maggiori potenze del Mediterraneo, conclusosi con la vittoria totale della prima (146 a.C.). Da allora fino al 5° secolo d.C., vale a dire alla penetrazione dei Vandali sulle cose africane, il Mediterraneo divenne un’area di crescente irradiazione della civiltà e della potenza della Roma repubblicana e imperiale.
Nella seconda metà del 5° secolo la divisione dell’Occidente, dominato dai regni romano-barbarici, dall’Oriente, soggetto all’impero di Bisanzio (bizantino, Impero), fece sì che, nella quasi stagnazione del Mediterraneo occidentale, fosse quello orientale a caratterizzarsi per rapporti intensi e vitalità commerciale. Ma la scena cambiò drasticamente in seguito all’espansione degli Arabi musulmani, che nel 7°-8° secolo estesero il loro dominio dalle coste del Vicino Oriente all’Africa settentrionale giungendo alla Spagna, così da gettare le basi non solo di un lungo dominio, ma anche di una variegata e ricca civiltà ispirata ai valori islamici. A contrastare gli Arabi e la pirateria saracena e a riportare con vigore l’Europa cristiana nel Mediterraneo furono nel 12° secolo le repubbliche marinare di Venezia, Genova e Pisa, la cui penetrazione animata dallo spirito di commercio arrivò fino al Vicino Oriente. Nei due secoli seguenti queste repubbliche cedettero di fronte all’emergere della potenza degli Aragonesi, le cui flotte dalla Catalogna arrivarono a controllare le regioni costiere italiane e quelle dell’Africa settentrionale. Un colpo gravissimo all’Europa cristiana venne inferto nel 1453 dalla caduta di Bisanzio nelle mani dei Turchi ottomani (ottomano, Impero).
Una fase di inevitabile declino della vitalità del Mediterraneo, anche se lento e periodicamente segnato da controspinte, venne aperta sia dallo spostamento via via più forte delle maggiori rotte commerciali verso l’Asia e, dopo la scoperta nel 1492 dell’America, l’Atlantico, sia dal dominio stabilito sul Mediterraneo orientale dagli Ottomani, che non fu scosso neppure dalla vittoria navale degli Stati cristiani nella battaglia di Lepanto del 1571, e dall’infuriare della pirateria barbaresca. Il Seicento vide la drastica riduzione della già grande potenza navale tanto di Venezia quanto della Spagna.
Nei secoli 18° e 19° si affermò sempre più decisamente nel Mediterraneo la supremazia di Britannici e Francesi. La Gran Bretagna, a partire dagli inizi del Settecento, iniziò una vasta azione di penetrazione nel Mediterraneo centro-occidentale, mentre la Russia mirava a penetrare in quello orientale approfittando della decadenza dell’Impero ottomano e l’Austria tendeva al dominio dell’Adriatico.
Le guerre dell’età della Rivoluzione francese e di Napoleone videro Gran Bretagna e Francia scontrarsi ripetutamente nel Mediterraneo, con l’esito di vedere la seconda cedere sistematicamente alla prima, divenuta una potenza navale senza rivali. Distrutto l’impero napoleonico nel 1815, nella prima metà dell’Ottocento Gran Bretagna (v. anche Gran Bretagna, storia della) e Francia (v. anche Francia, storia della; quest’ultima installatasi nel 1830 in Algeria) furono impegnate in una costante opera di puntellamento del traballante Impero ottomano, coronata da sostanziale successo, al fine di contrastare la volontà di penetrazione della Russia nel Mediterraneo orientale attraverso gli Stretti.
Una svolta di capitale importanza fu l’apertura del canale di Suez, costruito tra il 1859 e il 1869, il quale rese possibile per la prima volta collegare il Mediterraneo all’Oceano Indiano evitando la circumnavigazione dell’Africa. È poi da sottolineare il fatto che nel corso del 19° secolo le relazioni tra le varie componenti del grande bacino marittimo conobbero un’intensità senza precedenti grazie alle navi a vapore. Nella seconda metà del secolo il Mediterraneo risentì sempre più fortemente della politica coloniale delle potenze europee. La Gran Bretagna si impadronì nel 1878 di Cipro, la Francia allargò la sua influenza nell’Africa del Nord con l’annessione della Tunisia nel 1881, mentre l’Italia (v. anche Italia, storia di) avanzava a sua volta rivendicazioni.
La prima metà del 20° secolo vide il Mediterraneo investito dalle ambizioni e dai conflitti tra le potenze europee. La Germania da un lato aiutò gli Ottomani a mantenere la loro influenza sulle regioni mediterranee dell’impero, dall’altro cercò invano tra il 1905 e il 1911 di impedire la penetrazione della Francia in Marocco. Nel 1912 anche l’Italia ebbe la sua colonia mediterranea con la conquista della Libia strappata ai Turchi. La fine della Prima guerra mondiale nel 1918 cancellò Russia, Austria e Turchia come potenze mediterranee e pose il Mediterraneo orientale sotto il dominio di Gran Bretagna e Francia, frustrando le speranze delle forze nazionaliste arabe. Negli anni Trenta l’Italia fascista si propose velleitariamente di scalzare il predominio franco-britannico al punto da lanciare la parola d’ordine del Mediterraneo come «mare nostro». Ma le ambizioni italiane, cui si aggiunsero quelle tedesche, vennero completamente frustrate nel corso del secondo conflitto mondiale dalla vittoria degli Anglo-americani.
I tentativi di Francia e Gran Bretagna di mantenere forti posizioni nel Mediterraneo anche dopo la fine del secondo conflitto mondiale sono andati delusi in conseguenza del venir meno del loro ruolo di grandi potenze. Il processo di decolonizzazione, l’influenza, fattasi determinante anche in quell’area, degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica, gli uni legati al nuovo Stato di Israele, l’altra agli Stati arabi di volta in volta entrati nella sua orbita fino al crollo del regime comunista nel 1991, hanno mutato completamente nell’età della ‘guerra fredda’ lo scenario del Mediterraneo. Nell’ultimo mezzo secolo i paesi del Medio Oriente sono stati profondamente segnati dallo scontro tra paesi islamici e Israele nel quadro di un aspro conflitto politico e religioso ancora aperto.