Primo elemento di parole dotte formate modernamente, nelle quali significa «feci». La coprologia è lo studio delle feci in condizioni fisiologiche e patologiche, rivolto a dimostrare – con ricerche microscopiche, chimiche, parassitologiche, microbiologiche – l’esistenza di condizioni abnormi a carico del canale digerente e delle ghiandole annesse. L’esame analitico delle feci comprende il rilievo dei caratteri organolettici (colore, aspetto, consistenza, forma, odore), la reazione acida o alcalina, la presenza di residui alimentari, di grassi, di parassiti, sangue, muco, globuli bianchi ecc. In caso di malattie infettive, la coprologia si avvale di esami colturali.
Il coprolito è un calcolo intestinale che si forma in genere nel grosso intestino, nel cieco o nell’appendice cecale. Può essere composto da residui alimentari misti a materiale fecale indurito o da fosfati terrosi.
Il coprosterolo è un composto chimico, C27H48O, β-stereoisomero del colestanolo, presente nelle feci dei Vertebrati. Si forma dal metabolismo del colesterolo a opera della flora batterica intestinale.
Fra i disturbi psichiatrici la coprofobia è la paura angosciosa del contatto con materiale fecale; si osserva non raramente nelle neurosi ossessive; spesso si manifesta sotto forma di fobia dello sporco (misofobia o ruprofobia); la coprolagnia (o coprofilia) è una forma di perversione dell’erotismo anale, consistente in eccitamento e soddisfazione sessuale attraverso contatto e manipolazione degli escrementi; la copromania è l’inclinazione patologica a imbrattare di feci il proprio corpo, i vestiti, il letto, le pareti; si può riscontrare in soggetti con grave decadimento mentale.
In qualche caso c. assume il valore traslato di oscenità: coprofemia è il parlare oscenamente, come forma di anomalia sessuale, in cui l’eccitamento è cercato e raggiunto solo attraverso l’uso, di fronte alla donna, di espressioni verbali oscene; coprolalia è l’impulso anormale a usare espressioni oscene; esplosioni improvvise, frequenti, ripetitive di tali espressioni si osservano tipicamente nella fase finale della sindrome di G. Gilles de la Tourette.