Lettera o epigrafe con la quale l’autore o l’editore offre un libro; in genere segue il frontespizio e precede il testo. In forma di figurazioni le d. sono frequenti nei manoscritti miniati, e hanno un’importanza notevole, assumendo il tono di un genere iconografico particolarmente solenne.
Testimoniate con una certa ampiezza nei codici medievali, non è improbabile che si rifacciano a un uso già vivo nella tarda antichità. Per lo storico hanno uno speciale interesse in quanto spesso riproducono aspetti del cerimoniale, del costume e le stesse fisionomie dei personaggi cui i codici erano dedicati.
L’uso della d. non scomparve con le edizioni a stampa. Sono celebri le d. dei primi stampatori romani a Pio II o a Sisto IV, redatte da A. De Bussis, vescovo di Aleria. Nel Seicento si ridussero spesso ad adulazione cortigiana, e già G. Fratta (1590) scriveva un libro per deplorarne l’abuso.