In economia, eccedenza dei valori passivi su quelli attivi attribuiti ai beni economici di un’impresa o di un ente in genere, o alle operazioni da essi compiute in un dato periodo di tempo.
Di particolare importanza è il d. pubblico (o indebitamento netto) cioè la differenza tra le entrate e le uscite del settore pubblica amministrazione (Stato, enti locali, aziende autonome ed enti di previdenza) durante un anno solare, al lordo degli interessi sul debito pubblico. All’interno dell’indebitamento si trova il saldo primario che registra la differenza tra le entrate (tributarie ed extra-tributarie) e le uscite per il funzionamento della pubblica amministrazione e il finanziamento delle infrastrutture. L’indebitamento netto è dato dal saldo primario sommato alla spesa per interessi sul debito pubblico. In base al Trattato di Maastricht del 1992 l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni degli Stati membri dell’Unione Europea non può superare il 3% del prodotto interno lordo. Gli sconfinamenti devono essere considerati transitori e non possono perdurare nel tempo, pena sanzioni. Elevati livelli dell’indebitamento infatti possono creare effetti inflattivi destabilizzanti per la moneta unica.
L’espressione d. spending indica la politica, suggerita da J.M. Keynes, di usare il d. del bilancio statale come mezzo per stimolare l’economia e ridurre la disoccupazione nei periodi di depressione.