dialettica
Arte del dialogo o logica basata sulla contraddizione
La parola dialettica (dal greco dialektikè tèchne, "arte dialogica") è stata usata da Socrate, per il quale l'arte del dialogo permetteva di scoprire la verità. Per Platone era invece la scienza che studia le idee nelle loro molteplici connessioni. Tra i filosofi moderni, notevole è stata la concezione di Hegel (che ha influenzato Marx), secondo il quale la realtà e il pensiero si evolvono con un ritmo dialettico, che include la contraddizione e il suo superamento
Socrate affermava di non sapere nulla. Ma era convinto di poter aiutare gli altri ‒ attraverso un continuo dialogare (dialèghesthai) con loro ‒ a chiarirsi le idee, sottoponendole a un esame coscienzioso. L'uomo, infatti, non può conquistare da solo la verità, ma può giungervi soltanto attraverso un dialogo serrato con gli altri e con sé stesso. In questo modo l'individuo può scoprire e fissare quei concetti, quelle verità universali, nelle quali tutti gli uomini, in quanto esseri dotati di ragione, possono riconoscersi.
Platone, che pure si richiama all'insegnamento di Socrate, dà alle idee e ai concetti un significato più oggettivo. La scienza non si occupa delle cose del mondo sensibile, poiché esse sono molteplici e varie: nascono, mutano e muoiono. Non c'è scienza di ciò che sfiorisce, si decompone e scompare. La scienza si occupa pertanto delle idee (del bello, del buono, del giusto, e così via) quali sono in sé stesse, nella loro purezza ed eternità, e non già quali appaiono nel mondo percepito dai nostri sensi. Le idee così concepite non sono semplici pensieri della mente umana, bensì costituiscono la realtà più vera e più alta, di cui le realtà sensibili sono soltanto copie imperfette. La dialettica è la scienza che studia le idee in questa loro separatezza, in questa loro oggettività, e che approfondisce le loro connessioni e i loro rapporti.
È nella cultura del mondo moderno che la dialettica viene ad assumere un ruolo di grandissima importanza, soprattutto grazie all'opera del filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Quest'ultimo ha della realtà, e del pensiero che riflette su di essa, una concezione dialettica, fondata sulla contraddizione. "Tutte le cose" ‒ egli dice ‒ "sono in sé stesse contraddittorie", e quindi la contraddizione "è la radice di ogni movimento e vitalità". Del resto, la comune esperienza conferma che esistono molte cose contraddittorie. Si prenda, per esempio, il movimento: qualcosa si muove, non in quanto in questo istante è qui, e in un altro istante è là, bensì solo in quanto in un unico e medesimo istante è qui e non è qui. Ma la dialettica di Hegel collega strettamente il concetto di contraddizione con quello di sintesi degli elementi che si contraddicono: una sintesi nella quale quegli elementi confluiscono e danno vita a qualcosa di nuovo. Così, nell'ambito dei concetti considerati in sé stessi, il primo concetto che ci si impone è l'essere (tutte le cose, infatti, sono); tuttavia tale essere è talmente privo di qualsiasi determinazione (non diciamo infatti nulla delle cose, quando ci limitiamo ad affermare che esse sono, cioè che partecipano dell'essere) che coincide col nulla: ma l'unità dell'essere e del nulla dà luogo al divenire. Hegel applica questo schema dialettico sia alla natura sia alla società e alla storia. Così lo Stato gli appare come la sintesi della famiglia (caratterizzata da una profonda unità di affetti) e della società civile (in cui gli individui sono in concorrenza fra loro nell'ambito dei rapporti economico-sociali): lo Stato concilia e risolve gli urti e i contrasti della società civile in una unità superiore, che ricomprende e supera nel suo seno l'unità solo immediata della famiglia e la molteplicità disorganica della società civile.
Il metodo dialettico hegeliano ha esercitato un grandissimo influsso su Marx (Hegel, egli dice, è stato "il primo a esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento della dialettica"). Di fondamentale importanza per Marx è il concetto hegeliano di contraddizione dialettica. In ogni formazione economico-sociale si manifesta a un certo punto una contraddizione fra lo sviluppo delle forze produttive e i rapporti sociali, e ciò dà luogo a una rivoluzione. Così nella società borghese moderna lo sviluppo della grande industria entra in contraddizione coi rapporti di proprietà, e ciò pone le premesse per il passaggio a una società nuova e superiore.