Dio
Essere sovrumano venerato dalle diverse religioni
In ogni tempo uomini delle più diverse culture hanno creduto all'esistenza di forze superiori. Greci e Romani credevano in numerose divinità, simili all'uomo ma molto più potenti; gli Ebrei hanno introdotto il monoteismo, ossia la credenza in un unico Dio onnipotente, che caratterizza anche il cristianesimo e l'Islam. Oggi molti uomini credono in Dio, ma spesso senza aderire a nessuna Chiesa; altri non prendono posizione (agnostici) o rifiutano qualunque fede religiosa (atei)
Le religioni tradizionali si fondano per lo più sulla venerazione delle forze naturali e sul culto degli antenati, mentre quelle rivelate (giudaismo, cristianesimo, Islam) credono in un Dio che si rivela nella storia e comunica in modo personale con l'uomo, che risponde affidandosi alla divinità con un atto di fede.
Le religioni orientali presentano per lo più la Divinità come una forza impersonale, e tendono al panteismo; mentre nel Medio Oriente, in Grecia e a Roma si affermarono religioni politeistiche (politeismo) che professavano l'esistenza di più divinità, concepite con le stesse caratteristiche dell'uomo.
Alcuni filosofi greci pensavano che Dio, concepito come intelligenza suprema e motore immobile dell'Universo, non si interessasse molto a ciò che accadeva nel mondo umano, ma vivesse felice della sua solitudine. Nella religione ebraica invece Dio era concepito come una persona pronta a intervenire nella storia per liberare il suo popolo, quello ebraico, dall'oppressione degli Egiziani o per punirlo a causa dei suoi peccati; nei Vangeli Dio è presentato come un padre amoroso che assume la condizione umana nella persona di Gesù, il quale ci insegna a pregare Dio chiamandolo confidenzialmente abbà, cioè "papà".
Il cristianesimo concepisce poi l'unico Dio come Trinità, ossia comunione fra tre persone uguali e distinte: la perfezione divina, modello per l'uomo, non consiste quindi in una beata solitudine, ma nella comunione.
I filosofi e i teologi hanno cercato le prove dell'esistenza di Dio, osservando che l'uomo sente il bisogno di ipotizzare una spiegazione ultima della realtà, e di ricercare la sorgente del desiderio di bene e di felicità che avverte dentro di sé. Sant'Anselmo d'Aosta definì Dio come "l'Essere sommo, il più grande, del quale non se ne può pensare uno maggiore"; e il catechismo di Pio X come "l'essere perfettissimo, Creatore e Signore del Cielo e della Terra".
Gli atei (ateismo) pensano invece che l'idea di Dio sia nata nell'animo umano per l'incapacità di dominare la natura e le proprie pulsioni interiori; per alcuni di loro questa idea sarebbe destinata a scomparire con il progresso scientifico, che rende l'uomo più fiducioso nelle proprie forze. Ma per molti uomini di fede Dio è un essere 'totalmente altro', avvicinabile solo mediante il salto della fede e che in questa vita può essere conosciuto solo in minima parte. È questo il significato della metafora della 'nube oscura', presente nel libro biblico dell'Esodo (2, 21) e utilizzata dai mistici (misticismo), ossia dagli autori spirituali che parlano di Dio ricorrendo alle immagini piuttosto che ai ragionamenti.
Oggi molti dicono di credere in un essere superiore, in una divinità, ma senza precisarne la natura: dicono "Io ho il mio Dio", ma non accettano la rivelazione e i dogmi delle Chiese. Questo atteggiamento viene definito soggettivismo religioso.
Gli antichi provavano timore di fronte a Zeus, che scagliava i fulmini dall'Olimpo, e anche in seguito ebrei e cristiani videro spesso in Dio soprattutto un padrone, un sovrano che limitava la libertà dell'uomo. Ma i teologi cristiani di oggi affermano che non si deve cercare in Dio un 'tappabuchi', una facile soluzione a tutti i problemi, bensì considerarlo come una fonte di amore, una persona che attraverso la vita di Gesù insegna come si può donare la propria vita agli altri, superando la paura della morte.
Oggi, dopo la tragedia di Auschwitz, che ha messo in crisi un certo tipo di religiosità, non si può più immaginare il Dio cristiano come un Dio indifferente al dolore dell'uomo, ma piuttosto come una persona che si fa carico delle sofferenze umane e cammina accanto agli uomini anche se questi non se ne accorgono.