Storico greco di Roma (n. Nicea, Bitinia, prima del 163 - m. dopo il 229). Senatore e console, è autore di una grande Storia romana, conservata parzialmente. Storico non profondo ma coscienzioso, talvolta credulo nella magia e nei sogni, ebbe per modello Tucidide, sì da introdurre discorsi, solo in parte fondati su spunti reali; il suo stile, benché ricercato, è scolorito.
Di nobile famiglia della Bitinia (a cui apparteneva Dione Crisostomo che per primo portò il cognome di Cocceiano), figlio di Cassio Aproniano, alto funzionario dell'impero, fu educato a Roma dove presto divenne senatore. Amico di Pertinace, poi di Settimio Severo, raggiunse in breve i più alti onori: pretore (194), console, proconsole di Africa e governatore della Dalmazia e della Pannonia superiore, fu poi (229) console ordinario insieme con l'imperatore Alessandro Severo. Ma non finì in Roma l'anno di consolato, poiché tornò in Bitinia.
Della sua Storia romana (῾Ρωμαικὴ ἱστορία) in 80 libri, divisi in decadi, dalla venuta di Enea in Italia fino al 229, anno del suo secondo consolato, sono giunti a noi 25 libri (36º-60º) dal 69 a. C. al 47 d. C., parte dei libri 78ºe 79º (216-219 d. C.), estratti in florilegibizantini; inoltre il compendio di Giovanni Xifilino dell'11º sec., e quello di Giovanni Zonara del 12º. All'opera, preceduta da un opuscolo sui portenti avvenuti all'inizio dell'impero di Settimio Severo e da una breve storia degli avvenimenti dopo la morte di Commodo (193-197), D. attese 10 anni (dal 198) per la raccolta dei materiali, e 12 anni per la stesura. Ripresa poi negli ultimi anni della sua vita in Bitinia, fu completata e divisa in 80 libri, seguendo l'ordine annalistico. Difficile il problema delle fonti di D.; certamente usò Livio e Tacito e dal 180 (morte di Marco Aurelio) seguì, come egli stesso avverte, ricordi personali.