doveri
Quello che un'autorità o la nostra coscienza ci obbliga a fare
Ognuno di noi, nel corso della propria vita, si trova di fronte a tutta una serie di doveri: familiari, scolastici, professionali e più generalmente sociali. Distinguiamo tra loro in base alla fonte (o provenienza) e al fondamento. Ogni dovere, infatti, fa riferimento a norme che ci sentiamo obbligati a rispettare. Dei nostri doveri rispondiamo o alla nostra coscienza, ed è il caso dei doveri morali, oppure alla comunità di cui facciamo parte (famiglia, Stato, scuola, luogo di lavoro), ed è il caso dei doveri sociali. Il dovere è un concetto fondamentale della riflessione etica e viene comunemente associato con quello di coscienza, ragione, rettitudine, virtù, legge morale
==I doveri morali sono diversi da tutti gli altri==
Ci sono cose o azioni che è necessario fare, e altre che ci piacciono o verso le quali abbiamo un'inclinazione spontanea. Le prime costituiscono il campo dei doveri.
Quando parliamo di dovere, intendiamo esprimere il fatto che una volontà libera si sottomette a un ordine (secondo la formula 'tu devi') al quale non sempre obbedirebbe spontaneamente. Il concetto di dovere, infatti, implica sempre quello di un comando che prescrive e in certi casi costringe a comportamenti che potrebbero anche essere diversi (o addirittura contrari) rispetto ai desideri, alle inclinazioni o agli istinti della persona.
Questo può applicarsi a una vasta gamma di comportamenti. Un medico può imporre un certo regime dietetico. Il codice della strada impone regole per chi è alla guida di un motorino o di un'automobile. Sono doveri che vengono eseguiti perché non vogliamo incorrere nelle conseguenze negative della disobbedienza (ammalarci o prendere una multa). Obbediamo al medico perché è più prudente seguire le sue prescrizioni; obbediamo al codice della strada perché c'è una forza pubblica che interviene contro chi trasgredisce le norme.
Diverso è il caso delle leggi morali, che impongono doveri senza condizioni. Ciascuno di noi può distinguere tra le azioni che intraprende perché desidera o persegue un certo obiettivo e gli atti a cui si sente moralmente vincolato. L'obbligo è qualcosa di diverso da un desiderio, o da un progetto razionalmente pianificato che può anche farci recedere dai desideri più immediati in vista di un interesse superiore o più a lungo termine. La caratteristica dell'obbligo morale è il vincolo interiore che sentiamo, cioè il sentimento di rispetto che portiamo per la legge morale (devo fare una cosa, perché è giusta). I bisogni e la soddisfazione dei bisogni, come pure le complesse strategie razionali messe in atto per raggiungere i nostri scopi, possono darci piacere, soddisfazione, orgoglio, ma non costituiscono l'oggetto di un sentimento di rispetto.
Il concetto di dovere presenta nella storia della filosofia (etica) un'estesa varietà di interpretazioni. Socrate, Platone e Aristotele hanno sostenuto dottrine della virtù; essi tuttavia si sono occupati essenzialmente di definire cos'è il bene, più che di discutere della rettitudine di un'azione in quanto tale.
Furono gli stoici i primi a sviluppare e diffondere l'idea che l'uomo ha il dovere di vivere virtuosamente e ragionevolmente, a prescindere da particolari considerazioni sulla felicità umana. Importante è stata l'intermediazione di Marco Tullio Cicerone, che nella sua opera Sui doveri ha trasmesso queste teorie al mondo romano.
Come si è detto, il concetto di dovere implica la nozione di una fonte legislatrice, cioè di un'autorità da cui la legge deriva. Per l'etica stoica la Natura, cioè una voce superiore all'uomo, quella del Logos universale, rappresenta il principio di razionalità da cui derivano le leggi che regolano la vita umana. La Natura prescrive così a tutti gli uomini una missione da realizzare. Secondo gli stoici, infatti, ogni uomo ha il dovere di conformarsi nelle sue azioni all'ordine, naturale e divino, immanente al mondo. È questo un dovere che si realizza nel rispetto della persona altrui, nel sentirsi tutti cittadini di una stessa patria, nel comprendere la fragilità dell'uomo e rifiutarsi di giudicare i comportamenti altrui. Cicerone offre una trattazione completa dei doveri dell'uomo, che fa coincidere con l'adempimento delle quattro virtù fondamentali: sapienza (conoscenza del vero), giustizia (attribuire a ciascuno il suo), forza d'animo e temperanza (moderazione).
==I doveri nella fede cristiana==
Elaborato inizialmente dall'etica stoica, il concetto di dovere è penetrato poi nell'etica cristiana. Per la fede cristiana non è la Natura, bensì Dio che, attraverso le sue leggi, si rivolge all'uomo; pertanto ciò che è conforme al dovere lo è anche alla volontà di Dio. Secondo la concezione cristiana, infatti, la persona umana, che possiede un valore assoluto, autonomo e indipendente, trae la sua realtà e il suo valore da un Dio trascendente.
Nei Vangeli, Cristo afferma che l'uomo ha come dovere sommo quello di amare Dio con tutto il suo cuore, la sua anima e la sua mente, e che a questo seguono tutti gli altri doveri, che si riassumono nel precetto di amare il prossimo come sé stessi.
Tra i pensatori moderni, in particolare Immanuel Kant (soprattutto nella Critica della ragion pratica, 1786) ha messo al centro della discussione sul dovere il tema della libertà morale intesa come autonomia, cioè come obbedienza alle leggi che la nostra coscienza ci detta.
Kant interpreta il dovere morale come autonomo (in quanto non proviene da fonti esterne) e categorico (valido in sé stesso e non per il raggiungimento di altri fini); per il filosofo, infatti, ogni motivazione o finalità utilitaristica corrompe l'atto morale nella sua purezza. Egli interpreta il dovere come libertà di un essere razionale che interroga sé stesso e obbliga sé stesso. Kant ha in questo modo legato strettamente il dovere all'essenza stessa della moralità.
Su questa base è possibile stabilire una netta differenziazione tra i doveri morali e tutti gli altri doveri. Per esempio, i doveri giuridici sono determinati dalle regole del diritto (le leggi dello Stato), investono l'ambito esterno del comportamento interpersonale (cioè l'ambito delle azioni tra me e gli altri uomini) e possono essere muniti di sanzioni e pene per i trasgressori. I doveri morali investono invece l'ambito dell'interiorità e non possono essere imposti con la forza. Essi obbligano in virtù di finalità interne che nessuna legislazione di nessuno Stato può imporre e non possono essere giudicati da nessun tribunale. L'atto morale è valido in quanto la volontà si adegua alla legge razionale del dovere, che prescrive all'uomo di agire secondo norme che possano valere in senso universale e di rispettare nel proprio simile il portatore di una scintilla di razionalità.
Alla fine dell'Ottocento Friedrich Nietzsche ha sottoposto il concetto di dovere a una dura critica. Nelle sue pagine la critica del dovere coincide con l'esaltazione del superuomo, che impone la propria morale di eroe e non accetta un ordine etico precostituito e universale. Alla morale del dovere, Nietzsche sostituisce la morale del volere.
Nella sua opera Così parlò Zarathustra (1892) il filosofo, per descrivere lo sviluppo della vita dello spirito, utilizza la metafora del cammello che si carica pazientemente e umilmente dei pesi più gravosi per attraversare il deserto. Ma dove il luogo è più solitario, il cammello si trasforma in leone per conquistare la sua libertà ed essere signore del deserto. Deve però affrontare un grande drago che gli sbarra il passo: "Chi è il grande drago che lo spirito non vuole più chiamare signore e dio? 'Tu devi' si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice "Io voglio"". Il ciclo delle metamorfosi non finisce qui: il leone rapace si trasforma ancora in un fanciullo innocente, che inizia un nuovo gioco. Il superuomo, cioè, nega i valori tradizionali e universali e afferma la propria libertà e la volontà di potenza, ristabilendo così un nuovo stato di innocenza che dà inizio a una nuova era. Tra Ottocento e Novecento, interpretazioni naturalistiche (di tipo sociologico o materialistico) hanno spiegato il dovere e la coscienza come prodotti dell'educazione, della tradizione e del costume. Si è parlato di doveri nel senso di compiti che creano degli obblighi e che sono connessi alla funzione specifica di una persona in un gruppo o in una società.
Nella morale utilitaristica si tende a sostituire il concetto di dovere con quello di interesse, e i doveri verso sé stessi o verso gli altri diventano atti compiuti in nome di un interesse individuale o sociale.