epidemiologìa Parte dell'igiene che studia la frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od ostacolano il loro sviluppo. L'e. costituisce la base per una razionale profilassi delle malattie.
Lo studio di una data malattia in rapporto a una popolazione può essere condotto valutando il numero di nuovi casi in un determinato intervallo di tempo (tasso di incidenza) e il numero totale di casi, vecchi e nuovi, osservabile in un certo tempo (tasso di prevalenza). Questo metodo, alla base dell'e. detta descrittiva, consente di rilevare in termini statistici la frequenza e la distribuzione nei vari strati della popolazione dei diversi fenomeni morbosi. Le indagini tese a individuare le relazioni causali tra una data malattia e i numerosi fattori individuali e ambientali che ne favoriscono lo sviluppo, proprie della e. detta analitica, consentono di valutare l'esistenza dei fattori di rischio e di mettere in atto i provvedimenti adeguati per eliminarli o evitarne l'azione.
Le malattie infettive costituiscono la parte più interessante dell'e. che presuppone la conoscenza della eziologia e patogenesi delle malattie, delle condizioni organiche, ambientali, demografiche e sociali che possono costituire cause di predisposizione, del comportamento degli agenti morbigeni nell'ambiente e del loro modo di propagazione, di penetrazione nell'organismo, e di eliminazione. Il diffondersi di misure preventive e la scoperta di nuove terapie (antibiotici, chemioterapici) hanno ridotto l'incidenza delle malattie infettive, mentre l'allungamento della vita media ha accresciuto quella delle malattie degenerative e dei tumori, così come le condizioni di vita dei paesi tecnicamente avanzati hanno fatto grandemente aumentare i traumi da incidenti del traffico. Hanno pertanto acquisito notevole interesse per l'e. anche le patologie non infettive.