Sacerdote e scriba ebreo. Secondo il libro della Bibbia che porta il suo nome, E. fu protagonista, insieme con Neemia, della restaurazione della comunità giudaica in Gerusalemme dopo l'esilio babilonese e formò una coscienza giudaica basata su una forte appartenenza al gruppo, proibendo tra l'altro i matrimoni misti. La realtà storica di E. e delle sue riforme è stata messa in dubbio da alcuni studiosi.
Ottenne da Artaserse un decreto che lo autorizzava a riformare la comunità di Gerusalemme secondo la legislazione del Pentateuco (Esdra 7, 12-26); così egli riuscì a formare una coscienza giudaica chiusa a influenze straniere e capace di resistere alla pressione dell'ellenismo. Ma i particolari della cronologia della vita di E. e dei suoi rapporti con Neemia sono incerti: secondo le fonti bibliche sarebbe giunto in Palestina prima E. (458 a. C., e allora si tratta di Artaserse I), poi Neemia (445, e una seconda volta prima del 424); secondo altri è più probabile che prima sia venuto due volte Neemia (445 e 424), mentre E. sarebbe giunto solo sotto Artaserse II, all'inizio del 4º sec. a. C. L'attività di E. è narrata, insieme a quella di Neemia, nei due libri Esdra e Neemia (chiamato anche II Esdra) che secondo molti studiosi costituivano un'opera unica con le Cronache di cui sono la continuazione: vi si narra la ricostruzione del Tempio e la restaurazione religiosa, la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, la nuova organizzazione religiosa e giuridica della comunità ebraica. Ma per alcuni studiosi, già a partire dalla fine del sec. 19º, la figura di E. sarebbe una creazione teologico-letteraria del 3º-2º sec. a. C. L'autore dei due libri (attribuiti dalla tradizione a E.) è probabilmente un cronista del 3º sec. a. C. che ha utilizzato fonti più antiche risalenti all'epoca di E. e Neemia.