(gr. Πεντάτευχος) Nella versione greca dei Settanta e quindi nella Vulgata, la prima parte dell’Antico Testamento; i 5 libri che la costituiscono sono designati con i nomi di Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Gli Ebrei chiamano il P. Tōrāh (termine che propriamente significa «insegnamento», poi inteso come «Legge» per influsso della traduzione che i Settanta fanno di Tōrāh con il gr. νόμος), e danno ai 5 libri nomi diversi. Il P. narra le vicende dell’umanità e del popolo d’Israele dalla creazione del mondo al momento in cui ha inizio l’insediamento in Palestina.
Nell’antichità e nel Medioevo il P. era attribuito a Mosè sulla base dello stesso Antico Testamento, che a più riprese menziona passi e prescrizioni del P. e li mette in relazione con Mosè, e inoltre della tradizione neotestamentaria, del giudaismo postbiblico e della patristica. L’attribuzione fu messa in discussione già nell’11° sec., poi con argomenti sempre più serrati a partire dal 17°. La critica moderna ha rilevato l’assoluta insufficienza di una critica limitata ai testi letterari: al di là di essi e della loro redazione vi può essere stata una lunga tradizione orale. Si concorda dunque nel ritenere che la composizione dei libri del P. avvenne per epoche successive, sovrapponendo e mescolando materiale di stile e mentalità diversi, ma improntato a una sostanziale continuità culturale. Nulla osterebbe a che si riporti, per es., all’età mosaica l’origine di alcune prescrizioni legali che sarebbero state codificate vari secoli dopo. In particolare nella redazione si individuano almeno 4 grandi fonti (scuola Jawista o J; scuola Eloista o E; scuola Deuteronomista o D; scuola Sacerdotale o P).