Scongiuro mediante il quale, con parole (formule), azioni (gesti) e oggetti, la persona investita di un potere sacrale, in forza di questo o dell’invocazione di un essere soprannaturale, scaccia una potenza avversa e malefica. È frequente soprattutto nei casi in cui si ritiene di avere innanzi fenomeni di possessione demoniaca. Ha importanza, oltre che presso i popoli di interesse etnologico, anche nelle religioni di alcuni popoli di cultura più avanzata.
Nella Chiesa cattolica il rito di e. constava, fin dalle origini, di due elementi: una preghiera a Cristo perché venisse in aiuto di colui che è posseduto dallo spirito maligno; un’apostrofe di comando (o scongiuro), espressa in termini o gesti minacciosi rivolti contro il demonio nel nome di Gesù, perché lasciasse il possesso di quella creatura di Dio. A ogni fedele nei primissimi tempi della Chiesa si riconosceva il potere di cacciare i demoni.
Attualmente la funzione di esorcista può essere affidata dal vescovo a un sacerdote se, per particolari motivi ed esigenze, una conferenza episcopale ritiene utile chiedere alla Santa Sede di istituirlo nella propria regione. Il nuovo rito degli e., pubblicato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti nel 1999 (emendato nel 2004), contiene, oltre al rito dell’e. propriamente detto da esercitarsi su una persona ossessa, anche le preghiere da recitarsi pubblicamente da un sacerdote, con il permesso del Vescovo, quando si giudica che c’è un influsso di Satana su luoghi, oggetti o persone, e una raccolta di preghiere da recitarsi privatamente da parte dei fedeli.