Teologo e monaco (n. forse a Costantinopoli 378 - m. dopo il 454). Discepolo dell'antinestoriano Massimo, ne continuò la polemica con impegno violento: padrino dell'eunuco Crisafio salito al potere nel 441, E. iniziò con l'aiuto dell'imperatore e con la solidarietà dei "cirilliani" (ne sarà capo Dioscoro d'Alessandria, succeduto a Cirillo nel 444) una vera e propria persecuzione. Sul piano teologico egli portava però la polemica contro Nestorio non solo alla negazione delle due persone in Cristo ma fino alla negazione delle due nature (umana e divina): la chiara tendenza monofisica gli fu contestata dal primo avversario di Nestorio, Eusebio di Dorileo, che ottenne dal sinodo permanente del 448 la condanna di Eutiche. Ma questi con l'appoggio di Crisafio ottenne dall'imperatore Teodosio II la convocazione per l'anno successivo del concilio di Efeso, che lo mandava assolto e ne accoglieva la dottrina. La morte di Teodosio (450) e l'avvento di Marciano distruggevano tuttavia, con la caduta di Crisafio, il successo di E.; condannato come eretico dal Concilio di Calcedonia, moriva esiliato. L'eutichianesimo, che riconosce una sola natura (quella divina) nel Cristo ed esclude perciò la consustanzialità del corpo di Cristo con noi, costituisce la corrente più cospicua del cosiddetto monofisismo reale, e per questo la posizione teologica degli eutichiani si distingue da quella di s. Cirillo.