In generale, le varie dottrine teologiche che negano la duplice natura, divina e umana, del Cristo. Si ebbero numerose varietà di m., che si distinguevano essenzialmente in base al significato teologico dato alla parola ϕύσις («natura»): i veri m., dandole il valore di οὐσία («essenza»), risolvevano il problema del rapporto tra natura umana e natura divina in Cristo confondendo l’una e l’altra nel modo più completo, come i seguaci di Eutiche, che oscillavano tra la posizione di coloro per i quali l’umanità di Cristo era assorbita dalla sua divinità e quella per cui umanità e divinità di Cristo si integrano complementarmente a formare una sola persona e una sola natura; un terzo gruppo considerava la natura del Cristo come risultante dall’unione di umanità e divinità, un composto teandrico, non più uomo e non più Dio, ma una natura sola, unica nella sua realtà e nelle sue proprietà. Profondamente differenti dai seguaci di Eutiche erano quei monofisiti in cui la divergenza dottrinale dalla tesi ortodossa non era tanto nell’effettivo contenuto della dottrina teologica, quanto nell’espressione verbale con la quale essa si manifestava (monofisiti verbali). Connessa al m. era l’opinione dei cosiddetti agnoeti per i quali, se Cristo fu in tutto vero uomo e conobbe i bisogni e le debolezze umane, fu di conseguenza soggetto anche all’ignoranza su molte cose.
I monofisiti costituirono, pur nella diversità dei loro atteggiamenti, una delle più importanti correnti teologiche del 5°-6° sec., che con le sue accanite controversie, a cui spesso non fu estraneo il potere politico, molto pesò sulla storia religiosa e civile dell’Impero romano d’Oriente e poi di Bisanzio.
Ancora oggi professano il m. tre grandi Chiese risalenti al 6° sec.: quella egiziana o copta, la Chiesa siriaca giacobita e l’armena.