Fenomeno di arricchimento trofico di laghi, di stagni e, in genere, di corpi idrici a debole ricambio; è dovuto al dilavamento dei fertilizzanti usati nella coltivazione delle terre circostanti o all’inquinamento organico prodotto dalle attività umane o a prodotti di rifiuto industriali. Provoca le cosiddette fioriture del fitoplancton che, abbassando il tasso di ossigeno, rendono l’ambiente inadatto per altre specie (per es., pesci).
Per la salvaguardia degli ecosistemi acquatici dai fenomeni di e., va innanzitutto effettuato il controllo delle fonti di nutrienti, che può essere fatto a monte (tramite opportuni interventi legislativi), oppure a valle (trattamenti di depurazione dei reflui). Importanti sono anche gli interventi nel comparto agrozootecnico, finalizzati alla riduzione dei carichi di nutrienti provenienti da fonti diffuse: corretta gestione degli allevamenti e degli effluenti zootecnici, applicazione di adeguate pratiche agronomiche, adozione dell’agricoltura biologica, miglioramento della gestione idraulica dei deflussi dalle superfici agricole, monitoraggio dell’evoluzione della qualità delle acque sotterranee e superficiali per verificare l’efficacia degli interventi. Spesso si deve anche intervenire direttamente nel sistema eutrofizzato per alleggerire il carico di nutrienti. Nei laghi, per es., è stato talora praticato il dragaggio dei sedimenti, anche se questo metodo ha numerosi limiti, legati alla profondità delle acque, ai costi elevati e allo smaltimento del materiale prelevato. Più ecocompatibili, ma da verificare in termini di efficacia, sono le tecniche di controllo biologico dello sviluppo della biomassa, basate prevalentemente sull’introduzione di pesci erbivori che si pongono in competizione con i batteri decompositori della sostanza organica vegetale.
Laghi eutrofici Laghi poco profondi con larghe rive, paludose o no, con acque chiare verdi o gialle, ricche di sali umici e di fitoplancton, tipici delle regioni nordiche e perciò detti anche baltici.