Dinastia musulmana sciita, che dominò su gran parte dell'Africa settentr., dell'Egitto e della Siria, dal sec. 10º al 12º. Sorse in Tunisia per opera di un emissario del movimento ismailita, ‛Ubaidallāh, che si presentò quale Mahdī discendente da Fāṭima e riuscì a fondare il suo potere tra l'elemento arabo-berbero dell'Africa settentrionale. Di qui, nella seconda metà del sec. 10º, la dinastia conquistò l'Egitto e vi si trasferì, lasciando la Tunisia ai vassalli ziriti. L'apogeo della potenza fatimida in Egitto sta tra la fine del 10º e la prima metà dell'11º sec., quando, conquistata la Palestina e la Siria, essa divenne il maggiore califfato musulmano del Mediterraneo e dette all'Egitto un'insuperata floridezza. La decadenza iniziò alla fine del sec. 11º, con discordie dinastiche interne (scismi religiosi), la perdita dei possedimenti d'Asia a opera dei Crociati, e il prevalere di autonomi emirati curdi e turchi. Da uno di questi proveniva quel Saladino che nel 1171 pose fine al califfato fatimida d'Egitto, restituendo questo paese all'ortodossia sunnita. La dinastia fatimida sostenne anche scienze come la filosofia, la matematica, la medicina.