Amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso di un individuo o anche di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri.
Il termine appare in Grecia originariamente come sinonimo di affabilità, cortesia di tratto; si evolve poi in età ellenistica, e particolarmente nelle lettere dei sovrani, fino a indicare un atteggiamento benevolo nei confronti dei sudditi. Tale atteggiamento, non privo dell’influsso delle dottrine stoiche, è poi caratteristico della politica ‘filantropica’ di alcuni imperatori romani del 1° e 2° secolo.
La f. moderna ha radici, quanto a teoria, nella rivendicazione illuministica di diritti uguali per tutti gli uomini fratelli (liberté, égalité, fraternité sarà l’insegna della Rivoluzione francese), ma diventò operante nel 19° secolo. La fondazione di ospedali, l’apertura di scuole di rieducazione, la promozione di iniziative di lavoro o cultura svolsero una complessa azione di assistenza ‘per la felicità e il benessere degli uomini’. In queste forme la f. si presenta come un aspetto dell’umanitarismo ottocentesco, soprattutto in quei paesi (come quelli anglosassoni) nei quali lo sviluppo capitalistico aveva avuto non solo un ritmo più rapido e grandioso ma aveva serbato sempre la coscienza di un iniziale impulso religioso.
Il filantropismo è la f. ridotta a sistema, in senso più o meno spregiativo. Storicamente, si dà questo nome al movimento pedagogico iniziato da J.B. Basedow, fondatore a Dessau (1774) del Filantropino (Philanthropinum), e continuato dai suoi ammiratori e seguaci, fondatori di istituti similari ( Filantropini) in Germania e in Svizzera.