Foro Romano
Il cuore pulsante di Roma antica
Nella civiltà romana, il foro era il punto d'incontro ufficiale dei cittadini di tutti i territori della Repubblica e poi dell'Impero: lì essi si recavano per partecipare ‒ o semplicemente per assistere ‒ agli affari politici, amministrativi ed economici che riguardavano la comunità di cui facevano parte. Il più monumentale e importante era ovviamente quello di Roma, che costituiva il centro del mondo allora conosciuto. In più di mille anni di esercizio ininterrotto, il Foro romano è stato testimone di eventi storici irripetibili ed è stato ornato di monumenti di eccezionale bellezza, che ancora oggi possiamo ammirare
In origine, con la parola forum si indicava nella cultura di Roma antica lo spazio esistente intorno a una casa o a una tomba; successivamente, la parola andò a individuare un'area che costituiva il cuore della vita pubblica di un centro abitato, perché in essa vi si svolgeva la maggior parte delle attività politiche, amministrative ed economiche. Tutti gli insediamenti romani di una certa importanza ne possedevano uno, ma è certo che il più famoso ‒ tanto che infatti è conosciuto come il 'Foro Romano' per eccellenza ‒ è quello che si trova a Roma, nello spazio compreso tra piazza Venezia e il Colosseo e attraversato dalla via dei Fori imperiali, opera urbanistica che risale al 1931-33. Poiché quest'area archeologica, già di per sé enorme, prosegue senza soluzione di continuità sul Palatino, sul Campidoglio ed è unita anche all'area del Colosseo e dell'Arco di Costantino, il complesso archeologico costituito dal Foro Romano e dal Palatino è certamente il più grande e più importante al mondo.
Non tutta questa vasta area, tuttavia, costituisce il Foro Romano vero e proprio. Con tale denominazione ci si riferisce in realtà soltanto alla parte centrale della vallata compresa tra il Campidoglio, il Palatino e il Quirinale, nei cui pressi ‒ non lontano dal porto fluviale sul Tevere ‒ fin da età antichissima (7° secolo a.C.) insistevano le attività commerciali del Foro Boario (cioè del mercato del bestiame bovino) e del Foro Olitorio (il mercato delle erbe). In un secondo momento, a opera di imperatori quali Augusto o Traiano, vennero costruiti anche altri fori, fino a ricoprire tutta l'area che oggi possiamo vedere, in particolare le zone a sinistra della via dei Fori imperiali, per chi la percorre da piazza Venezia in direzione del Colosseo. La parte più antica del Foro, di età regia e repubblicana, era solamente quella ai piedi del Campidoglio, a destra della via.
La storia del Foro Romano inizia con la bonifica dell'area, in origine parzialmente occupata da paludi, che venne effettuata tramite la costruzione di una delle prime opere urbanistiche della Roma più antica: la Cloaca maxima, un grande sistema di drenaggio delle acque. L'operazione ebbe pieno successo: in seguito non resterà altro che il ricordo di un laghetto, il lacus Curtius, che dovrà poi essere segnalato da un piccolo monumento, perché ormai completamente scomparso.
Nell'area del Foro si addensavano praticamente tutti i grandi edifici pubblici e sacri di Roma in età repubblicana. Era percorso, in direzione del Campidoglio, dalla Via Sacra ed era costellato da alcuni dei più antichi templi romani, come i santuari di Saturno o dei Dioscuri. Progressivamente il Foro si trasformò da luogo di mercato a luogo dove avvenivano le più importanti riunioni politiche: le botteghe artigiane vennero spostate in zone più marginali, e al loro posto sorsero diverse basiliche, cioè grandi luoghi di riunione al coperto, porticati, di pianta rettangolare (da non confondere, però, con le più tarde basiliche cristiane!).
Nelle basiliche, oltre a generiche riunioni, si tenevano anche processi e altre attività, come la redazione di atti giudiziari, ma l'utilizzo di questi edifici era quanto mai promiscuo: su alcuni scalini del porticato della Basilica Giulia è possibile vedere incise le tabulae lusoriae, vere e proprie tavole da gioco per dadi, biglie e altro, attorno alle quali passava lunghe ore lo sfaccendato popolino romano. La basilica più antica è l'Emilia, fondata all'inizio del 2° secolo a. C. e più volte abbellita e ricostruita. I resti che si possono ammirare oggi (sono le rovine subito a destra di chi entra dall'ingresso su via dei Fori imperiali), sono relativi al restauro di età augustea.
Risalendo la Via Sacra verso il Campidoglio, sempre sulla destra, si incontra un altro edificio di grande importanza, cioè la Curia, che era il luogo di riunione del Senato, il centro del potere di Roma repubblicana. La tradizione afferma che la Curia venne fondata dal re Tullo Ostilio. Venne quindi ricostruita da Silla durante la sua dittatura (attorno all'80 a.C.). Fu Giulio Cesare che infine la ricostruì lì dove ora sorge, anche se la bellissima facciata in laterizi che possiamo ammirare è di età tardoantica, opera dell'imperatore Diocleziano, che la ricostruì dopo un incendio.
Proprio davanti a questo edificio vi è il Comizio, cioè il piazzale dove di tenevano le assemblee che prima, fino all'età di Cesare, si svolgevano in Campo Marzio. Sotto il lastricato del piazzale vi sono i monumenti più antichi di Roma, tra i quali il santuario di Vulcano (Volcanal), a lungo scambiato per la tomba di Romolo. Ancora oggi è possibile scendere una scaletta e ammirarvi la più antica iscrizione latina conosciuta, incisa su un cippo nel 6° secolo a.C. (Lapis niger, in latino "pietra nera").
Il piazzale del Comizio è delimitato, nella direzione del Campidoglio, dall'arco di trionfo di Settimio Severo.
L'arco di trionfo (attigui al Foro romano si sono conservati anche quelli dell'imperatore Tito e di Costantino) è una struttura monumentale caratteristica del mondo romano e legata ad antichissime credenze religiose. I Romani, infatti, credevano che l'esercito che si era macchiato del sangue dei nemici dovesse, assieme al generale che lo aveva guidato nell'impresa, purificarsi rientrando nel sacro suolo di Roma. Il passaggio rituale sotto l'arco di trionfo serviva proprio a questo fine di purificazione.
Da questi antichissimi rituali, poi, il trionfo è diventato un elemento portante dell'ideologia imperiale: a partire da Augusto solo gli imperatori potranno celebrare il trionfo, nonostante il fatto che molto raramente siano stati loro a condurre materialmente le campagne militari. Il contenuto ideologico e propagandistico è fortemente presente anche nel meraviglioso Arco di Settimio Severo, costruito nei primissimi anni del 3° secolo d.C. per raffigurare le importanti vittorie ottenute da quell'imperatore contro i Parti, che abitavano l'antica Persia. L'arco, a tre fornici, è riccamente decorato con scene di battaglia e di parate trionfali, nonché di iscrizioni celebrative.
Al di là dell'Arco di Settimio Severo, praticamente appoggiati alle pendici del Campidoglio, vi sono i resti di altri importanti edifici, come il Tempio della Concordia, costruito da Furio Camillo nel 367 a.C. per celebrare l'accordo tra patrizi e plebei, e quindi ricostruito in età tiberiana, il Tempio di Vespasiano e il Tempio di Saturno, uno dei più antichi e venerati templi di Roma, sede, inoltre, della cassa dello Ærarium Saturni, vale a dire del tesoro dello Stato.
La piazza del Foro è un ampio spiazzo occupato solamente da pochi resti, fra cui spicca la Colonna di Foca, l'ultimo monumento che venne eretto nell'area, in onore dell'imperatore bizantino Foca, nel 608 d.C. Il lato corto dalla parte del Campidoglio è occupato dalla tribuna dei Rostri, da dove gli oratori parlavano alla folla riunita nel Comizio. La sistemazione attuale dei Rostri fu dovuta a Giulio Cesare, che risistemò anche il Comizio. La tribuna deve il suo nome al fatto che essa venne decorata nel 338 a.C. con i rostri, cioè gli speroni, posti sulle prore delle navi che i Romani catturarono ad Anzio.
La tribuna dei Rostri è uno dei luoghi più significativi della vita politica di Roma repubblicana: da lì parlarono grandi oratori come i fratelli Gracchi, ma lì, nei giorni bui delle proscrizioni conseguenti il secondo triumvirato, venivano esposte al popolo le teste dei cittadini che erano finiti nelle liste dei condannati a morte per motivi politici. Alla fine dell'anno 43 a.C. anche la testa di Cicerone sarebbe diventata orribile ornamento di quella tribuna!
Sull'altro lato corto il piazzale del Foro è chiuso dal basamento del tempio dedicato a Cesare e dai resti del basamento di uno degli archi di trionfo dedicati ad Augusto. Sul lato lungo dalla parte del Palatino, invece, si trovano i resti della Basilica Giulia. Subito dietro l'Arco di Augusto sorgeva il Tempio di Vesta e, alle sue spalle, la Casa delle Vestali, cioè delle sacerdotesse di quel tempio, dove ardeva una fiamma perenne, che non si doveva mai spegnere. Opposto a esso si trova il Tempio di Antonino e Faustina, davanti al quale sorgeva la Regia. Secondo la tradizione la Regia sarebbe stata l'abitazione dell'antichissimo re Numa Pompilio, colui che avrebbe riordinato i culti della Roma primitiva. Questo piccolo edificio è uno dei più antichi di tutto il Foro Romano. Proseguendo spalle al Campidoglio si incontra sulla sinistra quello che viene comunemente chiamato Tempio del Divo Romolo ‒ edificio in realtà di problematica identificazione ‒ e, quindi, le splendide rovine della Basilica di Massenzio, costruzione eretta all'inizio del 4° secolo d.C. L'area del Foro è conclusa, sul lato verso il Colosseo, dall'Arco di Tito, costruito al tempo di Domiziano per commemorare le vittorie di Vespasiano e Tito sui Giudei. Particolarmente famosa è la rappresentazione del trionfo di Tito, con i legionari che portano sulle spalle la menorah, il candelabro a sette braccia che simboleggiava i tesori contenuti nel Tempio di Gerusalemme, che, distrutto nel 70 d.C., non sarà più ricostruito.
"Amici, Romani, concittadini, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo". Questo è l'inizio del famosissimo discorso che Marco Antonio - nella tragedia Giulio Cesare di Shakespeare - pronuncia in memoria del defunto dittatore, assassinato il 15 marzo del 44 a.C. Tutti sanno che Cesare fu ucciso durante una riunione del Senato nella Curia, ma forse qualcuno ignora che la Curia in questione non era l'edificio 'ufficiale' che ancora oggi possiamo ammirare nel Foro (pur nel suo restauro dell'epoca di Diocleziano), bensì quella annessa al Teatro di Pompeo, che era piuttosto distante. In quel periodo, infatti, la Curia nel Foro era in restauro, e le sedute del Senato venivano svolte appunto in altra sede. Nel Foro invece fu costruito il tempio in onore di Cesare: di esso rimane ancora una nicchia semicircolare che in antico alloggiava il grande altare su cui venivano svolti i sacrifici in onore del dittatore. È suggestivo sapere che in quella nicchia, a più di duemila anni dalla morte di Cesare, mani ignote depongono molto spesso mazzi di fiori in sua memoria.
In seguito alle invasioni barbariche e al crollo dell'Impero Romano d'Occidente il Foro Romano conobbe un lento abbandono e - di conseguenza - un progressivo deterioramento degli edifici, che divenne particolarmente sensibile nel 9° secolo. Il colpo di grazia giunse nel 1084, quando gran parte dei monumenti venne distrutta nel corso di un furioso incendio. L'area del Foro si coprì quindi di rovine e di terreno di riporto, e i pochi edifici abitabili furono trasformati in fortezze - specialmente a opera della nobile famiglia dei Frangipane - e chiese. A peggiorare la situazione, nel Rinascimento buona parte dei resti monumentali in marmo e pietra vennero presi e riutilizzati altrove o impiegati per fare la calce.
Alla fine del 16° secolo l'area era ridotta a un terreno incolto dove veniva portato il bestiame a pascolare e che per questo veniva chiamato Campo vaccino: dell'antica grandezza rimanevano solo pochi monumenti - quali l'Arco di Settimio Severo e la Colonna di Foca - che spuntavano mestamente dal terreno. Ma all'inizio dell'Ottocento il vento cambiò: fu dato infatti corso alle prime campagne di scavo, e da allora non si è più smesso di scavare. Anche oggi che sembra sia tornato alla luce tutto quello che rimaneva del Foro Romano, gli archeologi continuano a indagare scrupolosi, restituendoci ogni volta un quadro sempre più preciso di quello che fu il cuore di Roma antica.