Arma da getto costituita da una leggera asticciola di legno terminante a un estremo con una punta di pietra o metallica e all’altro con un impennaggio; l’estremità munita di impennaggio porta pure la cocca o dente, nel quale trova alloggiamento la corda dell’arco o della balestra con cui si tira.
L’uso dell’arco e delle f. è documentato fin dal Paleolitico superiore (➔ arco). Dagli scavi preistorici provengono solamente le cuspidi delle f. (di vario tipo, e come tali utili alla datazione dei depositi preistorici), generalmente di selce, di ossidiana, quarzite ecc. Largamente usate nell’antico Oriente, in Grecia, tra le popolazioni italiche preromane, nell’esercito romano le f. e l’arco compaiono all’epoca di Mario, il che fa supporre che la f., usata dalle antiche popolazioni italiche, sia poi caduta in disuso per alcuni secoli. Nel tardo Impero le f. hanno la lunghezza di 50-60 cm. Nel Medioevo, con il progredire della metallurgia, si fabbricarono vari tipi di f., notevolmente più robuste e con migliorate qualità di penetrazione.
Nella Prima guerra mondiale (ma un’arma analoga fu in effetti usata per la prima volta dagli Italiani nella guerra italo-turca del 1911) furono chiamate f. delle aste metalliche con governale, corte e acuminate. Gruppi di queste f., sganciati sulle linee nemiche da aerei da caccia, potevano colpire le truppe trincerate, per la traiettoria pressoché rettilinea.
Piccola costellazione a nord dell’Aquila, in piena via Lattea, facilmente riconoscibile da quattro stelle (due sole più brillanti della 4ª grandezza) che donano all’occhio l’idea di una freccia.