Letterato veneziano (Venezia 1713 - Padova 1786). Tra i principali esponenti dell'Accademia dei Granelleschi, raggiunse grande notorietà nel campo degli studi danteschi con l'opera Giudizio degli antichi poeti sopra la moderna censura di Dante attribuita ingiustamente a Virgilio, cioè la Difesa di Dante (1758), in cui si oppose alla negazione delle Lettere virgiliane di S. Bettinelli, con buon senso, ma generalmente su fondamenti di retorica tradizionale, in modo, cioè, inadatto a comprendere la vera poesia di Dante. La sua opera principale sono due bisettimanali, la Gazzetta veneta, e l'Osservatore veneto, in cui le doti del suo temperamento (arguta osservazione della vita e degli uomini, equilibrio e buon senso, sanità morale, amore della tradizione, non chiuso, però, come nel fratello Carlo, all'accoglimento di quel che di buono ci fosse nel nuovo) si rivelano in pieno, in una prosa limpida ed elegante: specialmente favolette, apologhi, ritratti, raggiungono talvolta la perfezione.
A 22 anni compose un breve canzoniere amoroso per la poetessa Luisa Bergalli, maggiore di lui di 10 anni, che sposò nel 1738; presto divenuto padre di cinque figli, venne a trovarsi in ristrettezze economiche: di ciò è stata data da alcuni (a cominciare dal fratello Carlo) la colpa alla moglie, cui G., per poter più liberamente dedicarsi alle lettere, aveva affidato l'amministrazione del patrimonio di famiglia; la verità è che questo, prima cospicuo, era già dissestato dal disordine e da spese inconsulte dei genitori; inoltre rimasero a carico di Gasparo la madre e le sorelle. Per guadagnare, G. dovette "pattuire l'ingegno e farlo operaio degli ingordi librai"; e lui e la moglie, più tardi anche con l'aiuto delle figlie, si diedero alle traduzioni, specialmente dal francese, talvolta dal latino. Nel 1746 venne a L. Bergalli l'idea di assumere l'impresa del teatro Sant'Angelo: essa durò due anni, e fu la rovina. Nel corso di tali anni i coniugi Gozzi misero in scena numerose commedie e tragedie, molte delle quali dovute alla loro penna (Edipo, Marco Polo, L'Antiochia). Gli anni dal 1750 al 1760 furono per G. dei più difficili (nonostante, intorno al 1752, Marco Foscarini lo avesse nominato suo segretario); non bastando il compenso delle traduzioni e qualche altro modesto incarico, dovette adattarsi a dar lezioni private. Dal 1762 ebbe dal magistrato dei Riformatori varie incombenze, come soprintendente alle stampe e alle materie letterarie, relatore per la riforma delle scuole dopo la soppressione dei Gesuiti (1773), ecc. Nel 1777 tentò il suicidio gettandosi, a Padova, nel Bacchiglione, ma fu tratto in salvo. Lo assistette poi la parigina Sara Cénet che, morta la Bergalli (1779), sposò per gratitudine, e con cui visse gli ultimi anni, malaticcio.
G. scrisse moltissimo: drammi e melodrammi, cicalate per l'Accademia dei Granelleschi di cui era stato tra i fondatori, relazioni, versi burleschi e rime d'occasione (Rime piacevoli d'un moderno autore stampate, dapprima anonime, nel 1757). Oltre alle opere già citate, nel 1750 aveva pubblicato il primo volume delle Lettere diverse che ripubblicò, due anni dopo, con il titolo di Lettere serie, facete, capricciose, strane e quasi bestiali. Dei versi vivono ancora i Sermoni in sciolti (pubblicati nel 1763 e ristampati l'anno dopo con l'aggiunta di un poemetto, Il trionfo dell'Umiltà), in cui, sia che satireggi i corrotti costumi, i cattivi poeti e predicatori, sia che lamenti la sua sorte, dà prova di arguzia e finezza d'arte.