Psicologo e filosofo inglese (South Shields, Durham, 1860 - Sydney 1944). Esponente di una tradizione illustre, quella della psicologia filosofica, ebbe notevole influenza nell'ambiente psicologico inglese; assai rilevanti sono stati infatti le sue riflessioni circa il rapporto tra mente e corpo così come lo studio delle sensazioni in rapporto con il pensiero. Ampia diffusione hanno avuto le sue opere Analytic psychology (2 voll., 1896); A manual of psychology (1899; 5a ed. 1938).
Lettore di morale nell'univ. di Cambridge (1894), poi (dal 1896) professore di psicologia comparata all'univ. di Aberdeen e successivamente (1898) a Oxford, fu infine (dal 1903) professore di logica e metafisica nell'univ. di Saint Andrews, dove fondò un laboratorio di psicologia; diresse per molti anni (1891-1920) la rivista Mind.
Allievo di J. Ward (già acuto critico dell'associazionismo), S. ne sviluppò originalmente alcuni temi teorici. Le tappe principali della sua atttività scientifica vedono in primo piano la sua analisi delle sensazioni e del loro rapporto col pensiero (in cui negava la possibilità dell'esistenza di sensazioni pure, indipendenti dall'attività di pensiero e dalle categorie concettuali), la critica del dualismo mente-corpo (fisico e mentale sono concepiti come attributi di un'unica entità, il soggetto che ha un corpo), onde la sua nozione di "disposizioni psicofisiche" (in riferimento a istinti, sentimenti, atteggiamenti, ecc.), che precorre taluni spunti di W. McDougall. Di rilievo anche la sua discussione, nell'ambito della tradizionale tripartizione delle funzioni mentali in conoscenza, sentimento, conazione, dell'attività conativa (studio di processi mentali diretti a uno scopo) pratica e teorica (in particolare dell'attenzione). Si occupò anche di filosofia, in specie di etica e di estetica, nonché del problema del finalismo e di Dio. Tra le altre opere principali: Studies in philosophy and psychology (1930); Mind and matter (1931); God and nature (post., 1952).