Figlio (Vienna 1741 - ivi 1790) dell'imperatore Francesco I di Lorena-Toscana e dell'imperatrice Maria Teresa. Re dei Romani nel 1764, poi, alla morte di Francesco I (1765), imperatore e coreggente insieme alla madre, rimase unico sovrano nel 1780. Fu animato fin dagli anni giovanili da una forte coscienza dell'autorità del sovrano, interprete della ragione contro ogni prerogativa aristocratica, ma il suo desiderio d'azione trovò spesso un ostacolo nelle persone dell'imperatrice e del principe W. A. Kaunitz, cancelliere per la politica estera. Ispirandosi alle teorie illuministiche sullo "stato di benessere", inteso alla felicità del popolo, impose (1775) la soppressione della tortura, superando l'opposizione di Maria Teresa; attuò (1782) l'abolizione della servitù ereditaria dei contadini, già avviata da sua madre; colpì con imposte anche la nobiltà fino allora esente; protesse con forti dazî industria e commercio. In politica estera assunse dapprima un atteggiamento conciliante verso la Prussia, accordandosi con Federico II e con Caterina di Russia ai danni della Polonia (prima spartizione del 1772). Ma successivamente, cedendo a Kaunitz, volle annettere la Baviera, provocando la reazione della Prussia, che lo costrinse dopo una guerra sfortunata alla pace di Teschen (1779): l'Austria fu costretta a rinunciare alle sue pretese sulla Baviera e a contentarsi d'ingrandimenti secondarî. Nel decennio successivo alla morte di Maria Teresa, G. II concentrò tutte le sue energie nel tentativo di fondere in un complesso accentrato la multiforme varietà dei suoi stati. Curò l'esercito e la burocrazia, dichiarò il tedesco lingua di stato in sostituzione del latino (1784), promosse la colonizzazione interna favorendo la nazionalità tedesca; infine, creò (1786) un'organizzazione centrale di polizia, cui si sottraeva solo il regno ungherese. Particolare rilievo assunse la sua azione nel campo dei rapporti con la Chiesa. Con l'Editto di tolleranza (1781) accordò libertà di culto ai protestanti e ai greco-ortodossi. Intervenne poi anche nella vita interna della Chiesa cattolica, ispirandosi al febronianismo: soppresse gli ordini religiosi che non potevano giustificare la propria esistenza con un'attività socialmente utile, come l'insegnamento o la cura degli infermi; ostacolò o vietò la libera corrispondenza dei vescovi con il papa; tentò di formare un clero nazionale, attraverso la fondazione di seminarî generali, entro i confini dei suoi stati. Tentò ancora una volta di realizzare le sue aspirazioni sulla Baviera, urtando però contro la ferma opposizione di un Fürstenbund, costituitosi (1785) tra i principi tedeschi per iniziativa di Federico II. La violazione di antiche libertà, già riconosciute dalla monarchia, provocò aperte opposizioni a carattere nazionale in Ungheria e, più ancora, nel Belgio, che nel 1789 si dichiarò indipendente. Gli insuccessi della guerra contro la Turchia (1788), durante la quale assunse incautamente il comando dell'esercito, facilitarono l'azione degli oppositori e minarono il suo stato di salute. Morì di tisi, senza lasciare eredi.