Poeta tedesco (Francoforte sull'Oder 1777 - Wannsee, Potsdam, 1811). Vicino ai romantici per la vigorosa carica sentimentale, non lontano dai classici in quanto creatore di una particolare forma di tragedia classica, fu però autore radicalmente originale, considerato perciò uno dei massimi poeti della letteratura tedesca e di tutta l'epoca moderna. Disposto quasi patologicamente all'orrido, all'ossessivo, al demoniaco, K. lasciò otto lavori teatrali e otto racconti oltremodo caratterizzati, realistici fino alla crudezza, lanciati sugli abissi dell'assurdo. Ai primi appartiene il suo capolavoro, il dramma Prinz Friedrich von Homburg (1809-10), mentre tra i racconti spiccano Die Marquise von O* (1808) e Michael Kohlhaas (1810).
Discendente da una famiglia di militari, a 16 anni rimase orfano di entrambi i genitori. Anch'egli ufficiale, lasciò l'esercito prussiano nel 1799 per dedicarsi allo studio della matematica, della filosofia e delle scienze camerali, stentando a individuare un suo possibile inserimento nella società. Spento il fervore conoscitivo in cui aveva cercato una risposta alla sua profonda inquietudine, nel 1801 intraprese un lungo viaggio con la sorella Ulrike, cui fu sempre legato da un'intima intesa. Ma proprio alcuni giorni prima della festa del 14 luglio, a Parigi, dove K. rimase deluso dalla realtà postrivoluzionaria, il viaggio si concluse con la decisione di ritirarsi in Svizzera per seguire in pratica l'insegnamento rousseauiano da tutti tradito; risale a questo periodo anche la rottura del suo fidanzamento con Wilhelmine von Zenge, durato alcuni anni e anch'esso non senza problemi. Ma già tra la fine del 1802 e l'inizio del 1803 era a Weimar, bene accolto più da Wieland che da Goethe, indi per alcuni mesi a Lipsia e in seguito a Dresda, dove cominciò a esternare propositi suicidi. Di nuovo a Parigi nell'ottobre del 1803, respinto in Prussia con un foglio di via, verso la metà del 1804 assunse un modesto impiego a Königsberg, che con relativa continuità mantenne fino al gennaio del 1807, quando si recò a Dresda per curare la stampa delle opere fino allora composte. A Berlino fu arrestato dai Francesi per sospetto spionaggio e di lì portato in una fortezza vicina alla frontiera con la Svizzera, ove rimase per oltre cinque mesi. Tornato a Dresda nell'agosto, vi conobbe, tra gli altri, il romantico Adam Müller, col quale fondò e diresse la rivista Phöbus, destinata a rapido fallimento, e, fra il 1810 e il 1811, il giornale Berliner Abendblätter, primo quotidiano berlinese, cui si dedicò con grande fervore; tanto che fu per lui un colpo assai duro quando, alla fine del marzo del 1811, il governo prussiano ne limitò a tal punto la libertà d'espressione da proibirne, in pratica, la pubblicazione ulteriore. Ridotto in miseria, malato e psichicamente sconvolto, irritato per l'alleanza che anche la Prussia, dopo la Sassonia, stava cercando con Napoleone, il 21 novembre di quello stesso anno scelse il suicidio in compagnia di Henriette Vogel, donna maritata che forse neppure amò, ma cui si sentì vincolato per l'eguale volontà di morire.
La prima opera di K. fu la tragedia Die Familie Schroffenstein (1803), che nel motivo di fondo ricorda Romeo e Giulietta di Shakespeare, anche se la trama è appesantita dall'inserimento di una serie di casi fortuiti e di equivoci che, peraltro, concorrono alla rappresentazione di una fatalità irresistibile. Seguì il dramma storico Robert Guiskard (di cui è rimasto solo il tronco del primo atto) che, pur nella sua frammentarietà, fu esaltato da Wieland come opera in cui confluivano gli spiriti di Eschilo, di Sofocle e di Shakespeare. Nel dramma, formalmente composto nonostante la convulsa tensione che lo percorre, l'eroismo quasi sovrumano del condottiero normanno, che con i suoi soldati è prossimo a conquistare Costantinopoli, contrasta con la sua umana fragilità di persona colpita dalla peste. Nel 1806 compose la commedia in un atto Der zerbrochene Krug: storia paesana di un rozzo giudice che da inquisitore si rivelerà inquisito per aver insidiato un'onesta contadinella e provocato, nella fuga precipitosa, la rottura di una brocca, la commedia è un seguito di situazioni esilaranti con esplosioni persino grottesche. "Secondo Molière" (così nel sottotitolo) K. scrisse la commedia Amphitryon che, pubblicata nel 1807, fu la prima opera che recasse il nome dell'autore. La vicenda è quella nota sin dall'antico, ma K., aggiungendovi di suo due sole scene, riuscì a farne una commedia amara in cui sono rappresentate l'inadeguatezza dell'uomo di fronte agli enigmi e agli assurdi che la vita non manca di proporre e insieme la sua grandezza nell'atto di accettare la situazione, per quanto insostenibile essa sia. Di tema classico è anche la tragedia Penthesilea pubblicata nel 1808. Respinta da Goethe per l'elemento barbarico che v'irrompe, la Penthesilea, in antitesi con la goethiana Iphigenie, è tragedia terribile e sconvolgente, per più di un aspetto eccessiva, ma irripetibile, nel rappresentare genesi e manifestazioni di un'ossessione passionale: l'amore di Pentesilea per Achille, in una tragica serie di fraintendimenti, giunge fino all'annientamento dell'amato e al conseguente suicidio della protagonista. Di poco successiva, anche se rappresentata nel 1810, è la leggenda drammatica Das Käthchen von Heilbronn, opera più discontinua di altre precedenti, ambientata in un Medioevo di maniera, sul cui sfondo però emerge la deliziosa figura di una fanciulla tutta dedita a un suo trasognato amore che insieme la umilia e la esalta. La più fiacca prova drammatica fu Die Hermannsschlacht (1808), ove troppo scoperto era l'intento politico (esaltare Arminio e l'unità dei Germani contro Roma, additandone così l'esempio ai Tedeschi suoi contemporanei contro i Francesi). È, in ogni modo, testimonianza inequivocabile di uno stato d'animo esagitato, come confermano canzoni di guerra e scritti politici coevi e di poco successivi, su tutti il Katechismus der Deutschen (1809), che mira a insegnare la doverosità dell'odio politico contro i Francesi. Ben altro è il valore dell'ultimo dramma di K., il già citato Prinz Friedrich von Homburg (1809-10), singolarmente più sereno dei precedenti lavori. Qui più che il contrasto domina la conciliazione: il giovane principe prussiano che ha determinato una vittoria decisiva sugli Svedesi, ma ha agito trasgredendo gli ordini e per ciò appunto viene condannato a morte e infine graziato, incarna l'ideale dell'eroe che, senza duplicarsi, può trovarsi in stato di sonnambulismo nell'attimo decisionale dell'azione eroica, ma è poi ben consapevole nell'assumere le conseguenze che da tale azione per lui stesso scaturiscono. La conciliazione, interna all'individuo che umanamente teme la morte ma poi a essa virilmente si rassegna, si allarga ad accogliere l'idea della comunità statale, impersonata nella figura rigida eppure umanissima del grande elettore.
K. fu anche un eccellente narratore, soprattutto nel già segnalato Michael Kohlhaas, il cui protagonista, personaggio storico definito proprio all'inizio "uno degli uomini più giusti e insieme più terribili del suo tempo", diviene ribelle, assassino, terrore delle sue terre per sola sete di giustizia. Altre prove del miglior K. narratore furono Das Erdbeben in Chili (1807), drammatica rappresentazione dell'odiosità del fanatismo religioso; la già ricordata Die Marquise von O* , Die Verlobung auf St. Domingo (1811), tragedia dell'amore calpestato da vicende fortuite. Minori gli altri racconti, il brevissimo Das Bettelweib von Locarno (1810), Der Findling (1811), i romanticheggianti Die heilige Cäcilie (1810) e Der Zweikampf (1811). Tra le opere di saggistica, quasi sempre occasionali nella motivazione e quindi contingenti nelle risultanze, va ricordato almeno il breve saggio di estetica Über das Marionettentheater (1810), che con sorprendente lievità tratta del grave problema della naturalezza o innaturalezza della condizione dell'uomo così come storicamente si è delineata, confrontata con la natura della marionetta, dotata di una sua grazia meccanica.