Insieme di tecnologie che permettono la manipolazione in vitro di molecole di DNA, in modo da provocare cambiamenti predeterminati nel genotipo di un organismo (➔ biotecnologie, genetica). Mediante queste manipolazioni genetiche è possibile produrre nuove combinazioni di geni, determinare specifiche mutazioni, introdurre geni in cellule in cui essi possono esprimere nuove funzioni.
La locuzione fu introdotta da R.D. Hotchkiss nel 1965 per designare l’insieme delle tecniche volte a trasferire nella struttura della cellula di un essere vivente alcune informazioni genetiche che altrimenti non avrebbe avuto. Le più recenti applicazioni riguardano l’ambito delle biotecnologie innovative, ossia tecnologie che utilizzano organismi viventi al fine di ottenere quantità commerciali di prodotti utili, per migliorare le caratteristiche di piante e animali o sviluppare processi per la produzione industriale, nei seguenti campi: farmacologia e medicina, agricoltura, zootecnia e veterinaria, bioindustria chimica, farmaceutica e alimentare, ambiente (produzione di microrganismi per lo smaltimento dei rifiuti, depurazione delle acque, produzione di energia ecc.).
I problemi etici della manipolazione genetica della natura vivente si concretizzano nella difesa della vita e della salute dell’uomo e nella salvaguardia dell’ambiente. Il secondo aspetto implica: a) la sicurezza dell’impiego delle biotecnologie e la valutazione del rischio connesso al loro utilizzo; b) l’utilità per il bene della società attuale e delle generazioni future; c) un’adeguata informazione del pubblico; d) la conservazione delle specie e della biodiversità; e) la disponibilità delle biotecnologie nei paesi in via di sviluppo.