Discorso polemico concitato e violento, di accusa, di oltraggio, di rimprovero, contro persone o cose.
Come scrittura polemica, l’i. è già nota all’antichità classica; celebri le due orazioni contenute in alcuni codici sallustiani, l’una contro Cicerone, attribuita a Sallustio e forse autentica, l’altra contro Sallustio, attribuita a Cicerone e comunemente ritenuta un falso di scuola (il titolo di invectiva per l’una e per l’altra orazione è rappresentato spesso nella tradizione manoscritta, a cominciare dal 9°-10° sec.). Questo tipo di discorso ebbe grande favore, avesse o no il titolo di invectiva, nel Trecento (un posto a parte hanno le i. di F. Petrarca) e soprattutto nel Quattrocento. Celebri, per es., le i. di P. Bracciolini contro F. Filelfo e contro L. Valla, o quelle di Filelfo contro molti altri. Spesso erano politiche (per es., una di Bracciolini contro l’antipapa Felice V), e talvolta si rivolgevano contro personaggi antichi (Platone, Cesare) o, nel clima di terrore per l’avanzata dei Turchi verso l’Europa centrale, anche contra Turcos.