(catalano Illes Balears; sp. Islas Baleares) Arcipelago del Mediterraneo occidentale (4992 km2, 1.107.220 ab. nel 2016); capoluogo Palma di Maiorca; dal 1983 regione autonoma della Spagna. Strutturato come appendice nord-orientale della Cordigliera Betica; situato davanti alla costa orientale della Penisola Iberica e composto da quattro isole maggiori, che da NE a SO sono: Minorca (Menorca: 754 km2), Maiorca (Mallorca: 3390 km2), Ibiza (572 km2) e Formentera (115 km2), e di altre minori (Cabrera, 16 km2, e Conejera, a S di Maiorca; Isla del Espardell, a N di Formentera). Gli antichi chiamavano B. solo Maiorca e Minorca; Ibiza e Formentera avevano nome di Pitiuse.
Il clima è tipicamente mediterraneo, mite in ogni stagione (medie a Palma di Maiorca, a gennaio 9,8 °C, ad agosto 24,8 °C); con pronunciata siccità estiva (Maiorca, 450 mm annui di piovosità; Minorca, 650 mm). Minorca è, tuttavia, colpita da violenti venti nord-orientali.
La distribuzione della popolazione è molto disuguale: le maggiori densità si presentano nella zona centrale di Maiorca e nelle rías di Minorca; molto basse le densità demografiche nelle aree montuose.
L’economia è fondata sull’agricoltura specializzata, con produzioni notevoli di frutta mediterranea (agrumi, mandorle) e ulivi. È praticato l’allevamento. Si esportano in particolare olio, mandorle, fichi e prodotti della pesca (tonno e aragoste) inviati, soprattutto, in Catalogna e a Marsiglia. Il turismo, un tempo di élite, a partire dalla fine degli anni 1960 ha assunto caratteri di massa; nell’ultimo ventennio del 20° sec. è divenuto il settore economico predominante e ha trasformato l’arcipelago, da cantone mediterraneo isolato e assai ricco di aspetti tradizionali, in una regione moderna. L’attività turistica, prima limitata prevalentemente a Maiorca, ha investito anche le isole di Ibiza e Minorca, e si è diffusa in varie forme, compresa quella residenziale della seconda casa. Tutto ciò ha indotto trasformazioni territoriali e ambientali forse meno negative che in altri litorali mediterranei. Dalla prima metà degli anni 1990 sono state intraprese politiche di pianificazione e di riconversione dell’attività turistica, politiche regolate da adeguate normative ambientali.
Le comunicazioni sono agevoli e si svolgono in buona parte per via mare. Notevole anche l’attività dell’aeroporto di Palma di Maiorca.
Nelle B. sono notevoli le vestigia della prima fase del Bronzo, che rivelano una civiltà a carattere parzialmente urbano, e della successiva civiltà dei talayots («torre di guardia»), che prende nome dalle caratteristiche torri rettangolari o circolari in pietra grezza che facevano parte del sistema difensivo dei villaggi (nella sola Maiorca ne restano oltre 1000). Tale cultura, fiorita fino al Bronzo finale, mostra nella tecnica costruttiva notevoli analogie con quelle coeve della Sardegna.
Le B. furono colonizzate dai Fenici, poi occupate dai Cartaginesi che vi fondarono la città di Ebusus (metà 7° sec. a.C.), sottomesse a Roma nel 122 a.C. da Quinto Cecilio Metello, soprannominato Baliaricus, e da Augusto aggiunte al conventus di Carthago Nova. Invase dai Vandali nel 5° sec., fecero parte dei loro domini dell’Africa settentrionale. Occupate da Belisario (533), con l’allentarsi dei legami bizantini divennero indipendenti, finché nel 768 passarono agli Arabi.
Nell’11° sec. si fondò nelle B. una dinastia indipendente, nota per l’attività piratesca: in lotta con essa, i Pisani saccheggiarono nel 1113 Maiorca. Giacomo I d’Aragona nel 1229 conquistò Maiorca, nel 1232 Minorca e tre anni dopo Ibiza, aprendo così le isole all’influenza della cultura catalana. Il suo secondogenito, Giacomo, fu primo re del Regno di Maiorca; a lui succedettero Sancio I e Giacomo II, fino al 1343, quando Pietro IV il Cerimonioso s’impadronì con un pretesto dell’isola. Nella guerra di Successione spagnola le B. sostennero il partito dell’arciduca Carlo; fedele a Filippo V rimase solo Minorca, che la pace di Utrecht (1713) diede all’Inghilterra; la Spagna la riprese nel 1782 e, dopo averla persa ancora a favore dell’Inghilterra (1798), la riebbe con la pace di Amiens del 1802. Nel 1936, allo scoppio della guerra civile spagnola, Maiorca e Ibiza passarono agli insorti, mentre Minorca rimase nelle mani del governo fino al 1939.
Si estende tra la costa spagnola e le B., confina a E con il Mar di Sardegna; verso le coste spagnole e attorno alle isole, i bassifondi giungono sino a profondità inferiori a 50 metri; nella parte orientale, invece, vi sono alcune ristrette fosse, che raggiungono una profondità massima, a NE di Minorca, di 2972 m.