Durham, Jimmie. - Artista, saggista e poeta statunitense di origini Cherokee (Houston 1940 - Berlino 2021). Dopo gli studi di scultura e performance alla École supérieure des beaux-arts di Ginevra, dagli anni Settanta ha militato nel Movimento indigeno statunitense per la difesa dei nativi nordamericani, dalla cui prospettiva culturale ha maturato uno sguardo critico nei confronti degli stereotipi occidentali sulla rappresentazione dell’alterità, sondando i limiti e i pregiudizi delle narrazioni convenzionali delle storie nazionali. Le acquisizioni teoriche generate dal confronto interculturale trovano puntuale riscontro nella sua capacità di articolare un denso discorso artistico partendo da oggetti scartati e da rifiuti delle società consumistiche - privilegiando materiali naturali quali pietra, legno, osso, e vetro -, a richiamare le forme prototipiche dell’arte nativa declinate in un linguaggio fluido e metaforico che supera il confine della razionalità per accedere ai campi dell’immaginazione e dell’empatia. Presente, tra le altre manifestazioni artistiche internazionali, alla Biennale Arte (1999, 2001, 2003, 2005, 2013), a Documenta di Kassel (1992, 2012) e alla Biennale di Istanbul (1997, 2013), tra le sue personali più recenti si ricordano quelle allestite al Museo Madre di Napoli (2008, 2012), al Museum of Contemporary Art di Anversa (2012), alla Serpentine Gallery di Londra (2015), e al MAXXI di Roma (2016), mentre nel 2017 l'Hammer Museum di Los Angeles, il Walker Art Center di Minneapolis, il Whitney Museum of American Art di New York e il Remai Modern di Saskatoon hanno ospitato un’ampia retrospettiva della sua opera. Nel 2019 l’artista è stato insignito del Leone d’Oro alla carriera della 58a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. D. è inoltre autore di raccolte di versi (Columbus day, 1985; Poems that do not go together, 2012) e saggi (A certain lack of coherence, 1993; Waiting to be interrupted, 2014).