Filosofo francese (Fontainebleau 1832 - ivi 1918), prof. di filosofia all'École normale di Parigi (dal 1864). Nella sua opera principale, Du fondement de l'induction (che nella 3a ed., 1896, reca in appendice il saggio Psychologie et métaphysique; successivamente vi furono aggiunte anche le Notes sur le pari de Pascal), L. svolge dapprima la tesi kantiana per cui la validità della legge di causa efficiente può essere garantita solo se le condizioni dell'esistenza dei fenomeni coincidono con quelle della possibilità stessa del nostro pensiero. Il "meccanismo della natura" è visto come "la sola espressione possibile del determinismo del pensiero"; ma un'unità dell'universo basata su leggi puramente meccaniche non è in grado di rendere conto dell'esistenza concreta delle cose, onde l'introduzione del concetto di fine, solo strumento capace di giustificare anche la libertà umana, e di chiarire, per es., fenomeni come l'inventività, considerata come presenza nell'uomo di tendenze analoghe già operanti in seno alla natura. L. passa così da un primitivo "idealismo" in qualche modo materialistico, a un "realismo spiritualista". Le sue posizioni influenzarono largamente il successivo sviluppo dello spiritualismo francese costituendo, in modo più specifico, l'antecedente della filosofia di O. Hamelin.