Filosofo austriaco (Vienna 1758 - Kiel 1823). L'importanza storica del R. risiede nelle sue relazioni con la filosofia di Kant, i suoi Briefe über die kantische Philosophie (1786-87; 2a ed. 1790-92) diedero infatti una spinta decisiva alla prima affermazione di questa dottrina; e già con la sua successiva opera (Versuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens, 1789) può dirsi iniziato il movimento di sviluppo del kantismo verso l'idealismo assoluto di Hegel.
Alunno dei gesuiti, poi dei barnabiti e maestro al loro collegio, fuggì in Germania nel 1783. Aderì alla filosofia kantiana, divenendo nel 1787 professore di filosofia a Jena. Dal 1794 insegnò all'università di Kiel.
Per R. il criticismo kantiano, in quanto rifletteva su forme universali e necessarie della ragione (e non su contenuti sempre mutevoli e variabili, come le filosofie precedenti), non solo segnava una svolta "definitiva" e irreversibile nella storia della filosofia, ma poteva offrire anche il principio per la soluzione adeguata dei problemi politici, morali e religiosi dell'epoca. Ma per adempiere a questo compito il criticismo doveva ancora trovare una unità "sistematica" (esigenza questa rimasta acquisita per l'intero idealismo tedesco) che R. si propose di dargli soprattutto con il già citatoVersuch einer neuen Theorie des menschlichen Vorstellungsvermögens (1789) e con i Beiträge zur Berichtigung bisheriger Missverständnisse der Philosophen (2 voll., 1790-94), sviluppando una "teoria della facoltà rappresentativa" chiamata anche "filosofia elementare" giacché consisteva nell'enucleare in modo preciso ed esauriente gli "elementi" della coscienza. Questa teoria non poteva essere condizionata da nessuna scienza, e anzi le condizionava tutte, compresa la logica (anche questa tesi ha avuto notevole importanza per gli sviluppi dell'idealismo e soprattutto per Fichte) e pertanto non poteva che fondarsi su un fatto originario e indiscutibile colto nella coscienza ed enunciato appunto dal "principio di coscienza" ("la rappresentazione viene distinta nella coscienza dal rappresentato e dal rappresentante e viene riferita ad entrambi"). Mentre queste posizioni reinholdiane furono al centro delle polemiche sul criticismo di quegli anni, a cominciare da quella condotta da G. E. Schulze (v.), minore importanza ebbero i successivi sviluppi del suo pensiero in cui si avvicinò via via alle posizioni di Fichte, di Jacobi e di Bardili. Tra le altre sue opere: Über das Fundament des philosophischen Wissens (1791); Auswahl vermischter Schriften (2 voll., 1797); Über die Paradoxien der neuesten Philosophie (1799); Versuch einer Kritik der Logik aus dem Gesichtspunkt der Sprache (1806).