Nel pugilato, l’azione di abbattere un avversario senza che questi riesca a rialzarsi entro 10 secondi, mettendolo fuori combattimento.
In genetica, k. del gene bersaglio, tecnica secondo la quale si sostituisce un gene con un suo derivato inattivo inserendo DNA estraneo in un preciso locus del genoma mediante ricombinazione omologa; una volta integrata nel genoma, la sequenza modificata è trasmessa stabilmente alle cellule figlie. Nelle cellule di mammifero la ricombinazione omologa fra un gene trasferito e la sua controparte cromosomica rappresenta un evento raro che si verifica circa una volta su 1000 inserzioni non omologhe, mentre nel lievito, nei virus e nei batteri è più frequente. La ricombinazione non omologa permette ugualmente al gene estraneo di integrarsi nel genoma dell’ospite (➔ transgenico), ma in una posizione casuale; è quindi un’addizione di geni e non una sostituzione. Alla fine degli anni 1980 M.R. Capecchi e altri ricercatori, utilizzando le ES (embryonic stem cell) per esperimenti di trasferimento genico, dimostrarono che in esse i nuovi geni introdotti si inserivano nel sito del gene endogeno, per ricombinazione omologa. Le cellule così modificate venivano reinserite nel topo ottenendo animali k. per un gene, la funzione del quale poteva essere studiata per difetto. La tecnologia dei geni k. si è rivelata particolarmente utile nello studio delle malattie ereditarie recessive, dovute cioè all’alterazione di entrambe le copie di un determinato gene: una volta individuato il gene responsabile della malattia nell’uomo, è possibile isolare l’omologo murino, alterarlo nelle cellule ES, ottenere animali eterozigoti e, successivamente, mediante opportuni incroci, animali omozigoti per la mutazione.