Il conflitto tra Stato e Chiesa cattolica scatenatosi in Germania dopo le annessioni del 1866 e la proclamazione dell’Impero (1871). Trova le sue origini nel proponimento di Bismarck di rinsaldare l’unità morale della Germania che gli pareva compromessa e minacciata dalle decisioni del Concilio Vaticano e dalla costituzione del Partito cattolico del Centro. La lotta assunse un carattere anticlericale (legge che sottraeva la libertà dell’insegnamento religioso ai ministri del culto e demandava la vigilanza su di esso allo Stato, 1872). La rottura dei rapporti diplomatici con la Santa Sede (in seguito al rifiuto di Pio IX di accogliere come ambasciatore il cardinale G.A. Hohenlohe) contribuì a far divampare il K., cui si attribuì il significato di lotta del progresso liberale all’oscurantismo medievale che il papato avrebbe rappresentato. Dopo l’espulsione dei gesuiti (1872), si giunse nel 1873 alle Maigesetze («leggi di maggio»), contenenti disposizioni sull’istruzione degli ecclesiastici, sul potere disciplinare della Chiesa, sulle abiure e sull’istituzione del matrimonio civile (1874). Alle nuove norme si opposero il Centro e il clero, che rifiutò di osservarle, forte dell’appoggio della popolazione cattolica. Preoccupato dall’avvento del socialismo e da una crisi economica che lo costrinse a un mutamento dell’indirizzo politico, nel 1879 Bismarck strinse un’alleanza con i conservatori e con il Centro cattolico, iniziando le trattative con il nuovo pontefice Leone XIII, cui seguirono norme legislative a carattere distensivo. Nel 1886-87 si giunse alla revoca delle leggi del 1873.