L'uomo e l'ambiente
L'acqua è una risorsa indispensabile per la vita di tutti i giorni. Ma è una risorsa a rischio, non perché ce ne sia poca, ma perché non è distribuita in modo omogeneo sulla Terra, è inquinata dalle attività umane e, oggi, la sua disponibilità è fortemente influenzata dalle trasformazioni del clima.
La mattina, appena svegli, ci prepariamo per andare a scuola. Entriamo in bagno per lavarci. Basta aprire il rubinetto e l'acqua arriva abbondante mentre ci laviamo il viso e i denti. Ma non ovunque e non sempre quando apriamo il rubinetto l'acqua esce. D'estate al mare a volte l'acqua viene razionata perchè ce n'è poca, e non è sempre potabile. In montagna, invece, l'acqua è sempre abbondante. Dunque, in montagna c'è molta acqua e si può bere. In città c'è molta acqua, ma spesso a casa e al ristorante si preferisce bere quella minerale. Come mai?
La Terra, nonostante il nome, è un pianeta fatto soprattutto di acqua; certo, molta è acqua salata del mare, ma anche l'acqua dolce è abbondante. Però la quantità d'acqua disponibile non è uguale in tutte le regioni del mondo. Ci sono regioni bagnate da grandi fiumi e ci sono i deserti; esiste addirittura un intero continente (l'Antartide) completamente ricoperto dai ghiacci e quindi da acqua. Anche in Italia abbiamo zone ricche di acqua, come le regioni alpine, e altre che ne hanno poca, come la Sicilia. Tutto questo dipende sia dalla presenza di fiumi e torrenti sia dal clima, cioè dalla quantità di pioggia che cade, e dal caldo, che fa evaporare l'acqua. Per quanto riguarda la quantità di acqua che arriva al rubinetto, molto dipende da come è organizzata la distribuzione che, attraverso gli acquedotti, porta l'acqua nelle case. In Italia molta acqua si perde lungo questo percorso, perché gli acquedotti sono vecchi e hanno poca manutenzione.
L'acqua che troviamo in natura (fiumi, laghi), se non è vicino alla sorgente, difficilmente è potabile perché nel suo percorso viene a contatto con fonti di inquinamento come gli scarichi domestici, i pesticidi e i fertilizzanti usati in agricoltura, gli scarichi industriali. La domanda che ci dobbiamo porre oggi è: "Quanta acqua pulita è disponibile?". L'acqua è un bene prezioso, che dovrebbe essere a disposizione di tutti, ma che, o perché distribuita in modo ineguale o perché inquinata, non è abbondante come sembra. Secondo i dati dell'OMS (l'Organizzazione mondiale della sanità), nel mondo solo 20 persone su 100 hanno la possibilità di avere un rubinetto in casa da cui prendere acqua pulita, cioè potabile. In molte situazioni l'acqua deve essere trattata per divenire potabile. In Europa più della metà viene trattata prima di essere immessa negli acquedotti.
Da qualche anno, i cambiamenti del clima stanno creando nuovi problemi. Qui da noi, per esempio, le estati sono più calde e con pochissime precipitazioni. Ci sono poi improvvise e violente piogge che creano inondazioni anche in stagioni che prima erano secche. Queste piogge distruggono terreno coltivabile e spazzano via interi villaggi. Le riserve d'acqua nel sottosuolo, a cui tutti accediamo per trovare l'acqua da bere, in alcuni casi si riducono per mancanza di piogge, oppure perché preleviamo troppa acqua in breve tempo; in altri casi le acque si inquinano, perché la pioggia cadendo e infiltrandosi nel terreno porta con sé tutte le sostanze dannose che incontra sul suo cammino. Ecco perché oggi quella dell'acqua da bere è un'emergenza mondiale per milioni di persone.
Tutti pensiamo che l'acqua serva soprattutto a lavarsi e a cucinare. In realtà il consumo più grande di acqua è nell'agricoltura e nell'industria. In Italia su 55.000 miliardi di litri d'acqua presi direttamente alla sorgente, 36.000 sono utilizzati per l'agricoltura e 10.000 per l'industria. Solo 9.000 miliardi di litri di acqua sono destinati all'uso domestico. Di questi poco più di 3.000 ne vengono effettivamente utilizzati, mentre gli altri 6.000 vanno sprecati!
Nella nostra società è diventato indispensabile muoversi ogni giorno e velocemente. Il problema è che la maggior parte delle persone si muove in automobile: nasce così il problema del traffico, che soffoca le nostre città, mette a rischio la salute e rovina tanti monumenti.
La mattina si può andare a scuola in diversi modi: in bicicletta, a piedi, con l'autobus. Ma spesso i genitori preferiscono accompagnarci in automobile. Così ogni mattina ci tuffiamo nel traffico insieme ad altri milioni di persone. Il traffico è generato da un fatto strano: chi ha fretta prende l'automobile, ma oggi tutti abbiamo fretta, così tutti (o quasi) prendiamo l'automobile. Il risultato è che passiamo qualche ora della nostra giornata per strada, chiusi nelle nostre scatole di latta: più si ha fretta, più aumenta il traffico e più… andiamo tutti a passo di lumaca! Un secolo fa, le carrozze riuscivano a percorrere 18 km in un'ora; oggi le automobili, a causa del traffico, riescono con difficoltà a percorrerne 10.
Troppe automobili, moto e camion per strada provocano numerosi danni. In primo luogo producono un rumore di fondo costante che copre tutti i suoni della natura. Molti pensano che gli uccelli in città non ci siano, invece ci sono ma non si sentono.
Per di più questi veicoli consumano petrolio e immettono nell'aria una miscela di gas e di polveri finissime prodotte dalla combustione dei carburanti, detta smog. Le sostanze che compongono lo smog non hanno nulla a che fare con la composizione naturale dell'aria. I nostri polmoni, che sono fatti per funzionare bene con l'aria al suo stato naturale, sono costretti così a respirare sostanze che si sono dimostrate molto dannose per la salute.
Infine, le automobili 'consumano' spazio: parcheggiate persino sui marciapiedi, insieme a moto e motorini d'ogni tipo, costringono spesso i pedoni a camminare facendo lo slalom.
Lo smog viene prodotto dal traffico, dal riscaldamento delle case e degli uffici e dalle industrie. Le polveri che lo compongono si depositano su ogni angolo della città. Camminando per strada, è facile riconoscere i segni dello smog sulle facciate dei palazzi anneriti. Il problema non è solo che con lo smog tutto è più sporco (perfino i panni stesi ad asciugare, nelle giornate peggiori, si sporcano di queste polveri finissime); è anche che le sue polveri sono molto corrosive e intaccano le superfici di pietra su cui si depositano. Questo strato nero è difficilissimo da pulire perché è la stessa pietra che si è trasformata e ha assorbito quel colore. Succede così che, oltre ai nostri polmoni, i più danneggiati dallo smog sono i centri storici delle nostre cit tà, le piazze, le chiese e i monumenti esposti al l'aria inquinata.
L'inquinamento prodotto dalle automobili è in realtà solo l'ultimo anello di una lunga catena, che a ogni passaggio presenta nuovi problemi. Il petrolio viene distribuito in tutto il mondo attraverso grandi navi, le petroliere. Queste navi hanno enormi serbatoi che in alcuni casi sono molto vecchi e perdono petrolio in mare. In altri casi poi, finito di scaricare il petrolio presso le raffinerie, si 'lavano le cisterne a mare' (come si dice nel linguaggio dei marinai), lasciando lungo la rotta migliaia di tonnellate di petrolio. Il petrolio depositato nei silos, grandi serbatoi di stoccaggio, viene poi trasformato in benzina e plastica nei grandi impianti industriali che, attraverso alte ciminiere, gettano in aria i loro fumi neri carichi di sostanze nocive. Infine, una volta che è stato trasformato in benzina, il petrolio deve arrivare fino ai distributori: viene perciò trasportato su camion che a loro volta consumano gasolio, anch'esso un derivato del petrolio.
L'aria in cui siamo immersi e che ci permette di vivere, in questi anni è molto cambiata per effetto delle attività umane: in particolare, a causa del traffico e dell'industrializzazione. Si è inoltre venuto a creare un nuovo fenomeno, noto come 'effetto serra', che rischia di cambiare il clima al quale siamo abituati.
In inverno, appena entrati in classe, l'aria è piuttosto fredda. Poi, dopo un paio d'ore che siamo chiusi in classe, in tanti e con i termosifoni accesi, la temperatura si alza, non riusciamo a lavorare bene, e possiamo sentire un po' di sonnolenza. Vuol dire che abbiamo bisogno di una boccata di aria fresca: quando suona la campanella della ricreazione e usciamo dalla classe, basta un bel respiro e la sonnolenza scompare. In un ambiente chiuso, dove non c'è scambio di aria con l'esterno, la temperatura si alza. Questo avviene perché ci sono fonti di calore interne (come i termosifoni o le persone stesse, che hanno una temperatura superiore a quella esterna) e per effetto dei raggi del sole, che battendo sui vetri delle finestre riscaldano l'aria all'interno.
L'effetto serra è un fenomeno naturale chiamato così perché ricorda quanto avviene nelle serre utilizzate in agricoltura. Le serre sono capannoni costruiti con materiale trasparente (come teli di plastica o vetro), che fa passare i raggi del sole per riscaldare l'aria all'interno e allo stesso tempo impedisce all'aria riscaldata di andarsene via. È la stessa funzione che svolge l'atmosfera intorno alla Terra. I raggi del sole passano attraverso l'atmosfera e riscaldano la Terra. L'atmosfera è in grado di mantenere parte del calore, e questo è un bene per la regolazione del clima; la differenza con le serre sta però nel fatto che l'atmosfera intorno alla Terra è fatta in modo da permettere a una parte del calore di sfuggire creando una situazione di equilibrio. Quando, però, i cosiddetti gas di serra, di cui l'anidride carbonica CO2 è di gran lunga il principale, aumentano troppo, e in troppo poco tempo, l'atmosfera comincia a trasformarsi: somiglia sempre di più al materiale che copre le serre e fa allontanare dalla Terra meno calore. Così la temperatura sulla Terra lentamente comincia a crescere e questo provoca cambiamenti nella quantità delle piogge e nella distribuzione del calore nelle diverse stagioni (in alcuni casi aumenta, in altri diminuisce). L'effetto serra sta provocando grandi e rapide trasformazioni del clima, con effetti sulla vegetazione, sugli animali, sull'agricoltura e sulla vita di tutti noi.
Da cosa è provocato l'effetto serra? Qualunque combustibile bruci, per produrre calore, consuma ossigeno e immette nell'aria anidride carbonica, altre sostanze e polveri. Questo avviene sia che bruci legna, sia che bruci benzina nei motori delle automobili, il gasolio nelle caldaie per il riscaldamento domestico, olio combustibile o carbone nelle centrali che producono energia elettrica o nelle fabbriche. Bruciare è un fatto naturale e, fino a un certo punto, l'atmosfera è in grado di diluire e di assorbire le sostanze che si formano, ritornando presto alla situazione naturale di partenza. Però, quando queste sostanze sono immesse nell'atmosfera in grande quantità e in poco tempo, l'atmosfera non riesce a tornare al suo stato naturale. Nel cielo si forma così uno strato di anidride carbonica che trattiene il calore; inoltre si genera uno strato di aria ricca di sostanze fortemente inquinanti, che tornano attraverso la pioggia sul terreno e che colpiscono anche i campi coltivati. Molte di queste sostanze, nocive per la salute dell'uomo, vengono assorbite attraverso l'aria che respiriamo o i cibi che mangiamo.
Mangiare è semplice, ma non in tutte le parti del mondo c'è la stessa disponibilità di cibo che c'è da noi e milioni di persone soffrono la fame. Noi stiamo pagando la grande abbondanza di cibo con la perdita di qualità degli alimenti che sono spesso carichi di sostanze nocive
Al ritorno da scuola, all'ora di pranzo, in genere troviamo tutto pronto e, se non ci piace quello che c'è in tavola, basta aprire il frigorifero… Per noi mangiare è la cosa più facile del mondo. Però se ci chiediamo da dove arriva il cibo che troviamo sulla tavola, come è stato prodotto, come è stato conservato per arrivare fino a noi, ci rendiamo subito conto che dietro a tutto questo c'è un'organizzazione molto complicata. Per molti secoli, chi abitava in città viveva soprattutto di ciò che produceva la campagna intorno. Ora, noi mangiamo indifferentemente tonno della Spagna, banane dell'America Centrale, arance di Israele, grano dell'Ungheria, carne dell'Argentina. Molti di questi alimenti una volta si producevano sotto casa, ma oggi è più economico importarli da Paesi lontani.
Nel 20° secolo c'è stata una rivoluzione agricola dovuta all'introduzione dei trattori, alla diffusione delle monocolture (cioè coltivazioni di un unico tipo di pianta nello stesso terreno per un determinato numero di anni) e all'uso di fertilizzanti chimici, che hanno sostituito il letame, e di pesticidi per difendere le piante da parassiti e da insetti.
Da allora, l'agricoltura moderna ottiene con la chimica quello che prima otteneva con metodi naturali, e ciò permette di ricavare un'enorme quantità di cibo in più. La quantità di cibo disponibile, però, non è uguale in tutto il mondo e in molte zone è ancora un problema riuscire a mangiare tutti i giorni. Intanto nei paesi dove il cibo abbonda, si devono affrontare i pericoli nascosti nei nostri alimenti, dovuti soprattutto ai residui dei trattamenti chimici mangiati insieme alle mele o alle pesche o alla carne di mucca o di pollo.
Recentemente nella produzione agricola sono utilizzati gli OGM (Organismi geneticamente modificati), cioè semi il cui DNA è stato modificato per rendere la pianta resistente a parassiti, insetti e altri pericoli. Secondo alcuni scienziati gli OGM sono rischiosi perché non se ne conoscono ancora gli effetti sulla salute dell'uomo e sull'equilibrio dell'ambiente.
I pericoli per la salute hanno spinto allo sviluppo dell'agricoltura biologica, che per la coltivazione dei campi utilizza i sistemi offerti dalla natura, senza forzature. L'agricoltura biologica non fa uso di concimi chimici e cura la fertilità dei terreni attraverso le risorse naturali, come il letame. Utilizza però anche nuove risorse, come quelle derivate dal trattamento dei rifiuti. Questo tipo di agricoltura non è paragonabile con l'agricoltura antica perché usa tutte le tecnologie più avanzate. Tuttavia questa produzione è ancora oggi più costosa di quella chimica e i suoi prodotti sono meno abbondanti e 'belli' da vedere. Questo però è un prezzo che vale la pena pagare per non provocare danni all'ambiente e alla salute sia di chi lavora nei campi, sia di chi consuma gli alimenti.
La nostra epoca è caratterizzata da due fenomeni opposti. Nella parte del mondo più ricca si diffonde una malattia dell'abbondanza: l'obesità. Negli Stati Uniti, per esempio, 55 persone ogni 100 sono troppo grasse (v. obesità). Nel resto del mondo, invece, soprattutto in Africa, Asia, America Meridionale ed Europa dell'Est, ci sono circa un miliardo e 200 milioni di persone che soffrono la fame. Questo dramma è causato sia dalla povertà sia dai cambiamenti del clima che provocano inevitabilmente la distruzione di foreste e aree fertili e l'avanzamento dei deserti.
I parchi sono tra i pochi posti in città dove si può passeggiare e giocare in tranquillità; in alcuni casi, è addirittura possibile incontrare animali selvatici in libertà. Sono 'fazzoletti' di natura indispensabili per la qualità ambientale della città, perché sono ricchi di piante che purificano l'aria: per questo è così importante proteggere prati e boschi.
Se è una bella giornata di sole e abbiamo finito il pranzo possiamo andare a giocare e a passeggiare al parco. Spesso il parco non è vicino a casa e per raggiungerlo bisogna camminare molto o farsi accompagnare da un adulto in automobile. D'altra parte il parco è l'unico luogo in città dove si possa giocare all'aria aperta senza correre il rischio di essere investiti. Perché nelle nostre città c'è così poco spazio 'verde'? I parchi sembrano 'fazzoletti di natura' scampati alla costruzione di case e strade. Questo dipende dal modo in cui si sono sviluppate molte città nel dopoguerra.
Fino a quando le città furono chiuse da mura, si usò tutto lo spazio interno per costruire le case. Quando poi non c'è stato più bisogno delle mura per difendere le città, ci si è allargati e si sono costruiti moltissimi quartieri periferici senza però preoccuparsi del fatto che ci fosse un equilibrio tra lo spazio per le case e lo spazio per il verde. Per questa ragione, oggi, i parchi sono diffusi un po' a caso nelle città: in alcune parti c'è verde a sufficienza, in altre non ce n'è affatto.
Se la osserviamo da un aereo, una città ci appare come una distesa di case e di strade, interrotta solo dal verde di qualche parco. Però, se andiamo in giro per la città e ci guardiamo intorno facendo un po' di attenzione, ci accorgiamo che è fatta di tante cose diverse: ci sono chiese, palazzi importanti, abitazioni modeste, ponti, gallerie. Ci sono persone, automobili e ferrovie. Ci sono viali larghi e vicoli antichi, monumenti e fontane. Ci sono parchi con alberi, prati e animali selvatici. Un'alternanza di elementi artificiali e naturali che rende le città più vivibili, perché le aree verdi diminuiscono l'inquinamento, e più belle, perché i parchi rendono più vario il paesaggio delle città. Il paesaggio, fatto di elementi artificiali e di elementi naturali, è come un libro di storia che racconta molto sul passato e sul presente di chi ha abitato e abita quel territorio.
Anche fuori città il paesaggio è molto vario: accanto a casolari di campagna, stradicciole in terra, orti e terreni scoscesi resi pianeggianti con i terrazzamenti (terrazze sostenute da muretti), troviamo viadotti autostradali, tralicci per l'elettricità, antenne televisive e, spesso, una presenza diffusa e disordinata di case. Un vero intreccio di passato e presente!
Proteggere il paesaggio è molto importante. La natura ha le sue regole, che vanno rispettate. Per esempio, costruire case sulle rive di un fiume senza argini è molto pericoloso perché se arriva un'inondazione si porta via tutto. Costruire una strada sul fianco di una montagna può causare frane. Tagliare un bosco può provocare la perdita di terreno fertile e, in caso di piogge violente, possono verificarsi frane e smottamenti, proprio perché non ci sono più le radici degli alberi a trattenere lo 'scivolamento' del terreno.
In Italia esiste una legge che regola l'intervento dell'uomo nei luoghi importanti per la conservazione del territorio: le coste dei mari e dei laghi, le sponde dei fiumi, le zone di montagna sopra i 1.600 metri, i parchi, i boschi, le zone umide. Purtroppo questa legge non è sempre rispettata, anche perché in alcuni casi i Comuni non hanno preparato i piani regolatori, cioè l'insieme di regole che stabiliscono quanti e quali edifici si possono costruire in un territorio. In assenza di regole, si è diffuso il fenomeno dell'abusivismo edilizio e sono state costruite abitazioni anche dove era proibito, in zone pericolose e non adatte. In questo modo, l'abusivismo, oltre ad avere rovinato molti paesaggi, ha anche provocato disastrose alluvioni con moltissime vittime.
Nelle città moderne quasi tutto lo spazio pubblico è occupato dalle automobili. Difficile trovare un posto dove giocare per strada come si faceva in passato. La città del futuro sarà quella in cui pedoni, ciclisti e veicoli potranno convivere tranquillamente.
I nonni raccontano che quando erano ragazzini giocavano per strada, senza che nessuno li controllasse, perché non c'erano pericoli. Oggi le strade sono occupate dalle automobili, che passano spesso a velocità sostenuta e sono parcheggiate addirittura sui marciapiedi. I rischi sono tanti e non si può restare a giocare neanche un minuto! Per i pedoni o per chi va in bicicletta resta ben poco spazio. Basti pensare che un'automobile occupa lo spazio di 14 ÷15 persone. E per di più, quante persone viaggiano in ogni automobile che passa per la strada?
La grande maggioranza delle automobili viaggia con una sola persona a bordo, poche con due persone, quasi nessuna con cinque persone. Un grande spreco di spazio!
Le automobili non solo 'consumano spazio', ma creano anche seri problemi di sicurezza per i pedoni e per i ciclisti. È per questo che in alcune città europee si stanno progettando molte vie 'residenziali', con lo scopo di far convivere i pedoni con le automobili. Si tratta di strade in cui si possono svolgere diverse attività, come il gioco, il commercio, le chiacchiere con gli amici, e dove il traffico automobilistico è regolato. Le misure sono abbastanza semplici. Si riduce la parte di strada dove possono passare le automobili, che per di più sono rallentate da rialzi dell'asfalto o da dossi. È imposto un limite di velocità di 30 km orari, così, se un pallone finisce in mezzo alla strada, l'automobilista fa in tempo a frenare! Si aumenta lo spazio per il parcheggio e quello per le diverse attività dei pedoni. Questo si può ottenere piantando alberi o collocando qua e là arredi urbani, come panchine e altalene. Laddove sono state sperimentate, le 'vie residenziali' hanno determinato un calo dell'inquinamento e degli incidenti, una notevole diminuzione del rumore di fondo e, cosa molto significativa, il miglioramento del comportamento degli automobilisti.
Certo, le vie residenziali rappresentano una bella soluzione, ma solo per una parte dei problemi. In Italia, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, in media ogni persona percorreva su veicoli a motore, per la maggior parte pubblici, circa 5 km al giorno. All'inizio degli anni Novanta, ogni italiano percorreva più di 36 km al giorno, in genere a bordo della propria automobile.
Vista l'enorme crescita del traffico, soprattutto di quello delle automobili private, si capisce quanto sia importante oggi garantire alle persone che vivono in città, e a quelle che in città vengono per lavorare, l'opportunità di spostarsi liberamente (e, se possibile, velocemente), senza recare danno né alla salute né alla sicurezza propria e degli altri. Questo obiettivo si potrebbe raggiungere, come è stato fatto in diverse città europee, aumentando le zone riservate a pedoni e biciclette, e creando nuove linee metropolitane, parcheggi in prossimità dei capolinea dei mezzi pubblici (v. trasporti), linee ferroviarie che arrivino fino al centro delle città, corsie preferen ziali per autobus e tram. In questo modo è possibile concentrare il traffico delle automobili private solo in vie di scorrimento rapido che collegano punti della città distanti tra loro.
La produzione e il consumo di energia necessaria alle principali attività umane sono la fonte principale di inquinamento ambientale. Finora per produrre energia si è utilizzato soprattutto il petrolio. Solo negli ultimi anni è cominciato lo sviluppo di energie rinnovabili e pulite.
Tornati a casa dal parco ci mettiamo a fare i compiti. Oggi si può studiare con la luce elettrica, che si accende con un semplice click sull'interruttore. Una volta non era così, si girava per casa con i candelabri. Oggi disponiamo di tecniche che ci consentono di usare l'energia in modo diffuso e facile in tutte le case. Ma cos'è l'energia?
L'energia è tutto ciò che serve per fare un lavoro, quindi per svolgere un'attività. Se si salgono a piedi le scale si usa l'energia del corpo, che viene dal cibo che si è mangiato; se si prende l'ascensore si usa l'energia elettrica che proviene dalle centrali.
La fonte di energia più importante è il Sole, che da solo produce il 99,9% dell'energia del Pianeta. L'energia che proviene dal Sole si presenta sotto varie forme. Quella più utilizzata proviene dai combustibili fossili (petrolio, carbone e metallo), che sono il frutto della lenta trasformazione delle sostanze organiche prodotte per mezzo della fotosintesi clorofilliana. L'energia solare, incamerata durante la fotosintesi milioni di anni fa, viene perciò restituita quando i combustibili bruciano.
Gli idrocarburi fossili forniscono energia per tutte le principali attività umane, e hanno contribuito grandemente allo sviluppo economico dell'Occidente. Tuttavia sono altamente inquinanti e soggetti a esaurimento. Si valuta che il petrolio e il metano si esauriranno nel corso di questo secolo. Inoltre la loro produzione è nelle mani di poche grandi compagnie petrolifere.
Un'altra fonte di energia è rappresentata dalle reazioni nucleari. Questo tipo di energia, che pure ha consentito a molti paesi di liberarsi della schiavitù del petrolio, presenta però seri problemi di sicurezza.
Infatti i danni alle centrali nucleari non sono circoscrivibili, cioè sono impossibili da arginare. Vi sono tipi di energia meno facilmente utilizzabili, come quella prodotta dalle maree, oppure presenti solo in alcni specifici siti, come quella delle sorgenti vulcaniche di vapori caldi.
Le energie rinnovabili sono fonti di energia praticamente inesauribili e che non producono inquinamento atmosferico. Stanno acquistando sempre più importanza, anche se sono ancora insufficienti a coprire il fabbisogno energetico. La fonte rinnovabile più utilizzata è quella idroelettrica, che impiega la spinta dell'acqua, usata già nei mulini antichi. In epoca moderna, per ottenere questo tipo di energia si costruiscono le dighe. L'acqua del lago viene immessa in grandi tubi dentro cui precipita a valle, con salti anche di 1.000 metri. Nel salto l'acqua scarica la sua energia su una turbina, cioè un'elica formata da più pale che producono energia elettrica. Grazie alle dighe si ottiene energia pulita, a volte però a prezzo di ferite insanabili nel paesaggio e stravolgendo la vita del fiume.
Per questo motivo, negli ultimi decenni la tecnologia si è indirizzata verso altre fonti rinnovabili di energia. Si utilizza il vento per mettere in movimento le pale eoliche, veri e propri mulini moderni che sfruttano l'energia eolica.
Inoltre si possono catturare i raggi del Sole attraverso i pannelli solari, superfici che trasformano il calore del Sole in energia elettrica.
Per limitare l'inquinamento si devono utilizzare le fonti rinnovabili, puntare sul risparmio energetico delle fonti fossili, utilizzare prodotti che consumano meno energia. Più in generale, nella costruzione degli edifici si dovrebbe ridurre la dispersione di calore per risparmiare sul riscaldamento, e nell'organizzazione delle città si dovrebbero utilizzare impianti di teleriscaldamento, che recupera il calore prodotto dagli impianti industriali e lo diffonde a distanza nelle abitazioni.
La nostra civiltà produce una grandissima quantità di rifiuti di tutti i tipi. I rischi per l'ambiente e la salute umana sono notevoli. La soluzione del problema c'è, ma occorre la collaborazione di tutti i cittadini.
Quando andiamo a buttare i rifiuti accumulati durante la giornata, possiamo vedere che la busta è sempre piena. C'è un po' di tutto. Bucce della frutta, residui della cena, carta sporca. Se facciamo la raccolta differenziata, non ci saranno lattine, bottiglie di plastica e carta, che buttiamo a parte una volta a settimana. I rifiuti, però, restano lo stesso tanti. In natura, invece, non ci sono rifiuti. Tutto ciò che viene scartato da qualcuno, pianta o animale, serve a qualcun altro. I rifiuti hanno accompagnato la storia dell'uomo da quando è passato dalla vita nomade a quella sedentaria negli antichi villaggi. Fino a quando ha prevalso la vita contadina, il problema è stato di scarso rilievo ma, con lo sviluppo delle grandi città (nell'antichità come nel Medioevo e nell'epoca moderna), il problema dei rifiuti, insieme a quello della salute pubblica, è esploso. Oggi che la maggioranza delle persone vive in città il problema ha assunto dimensioni notevoli.
Esistono vari tipi di rifiuti. Innanzitutto ci sono i rifiuti liquidi e quelli solidi. I rifiuti liquidi hanno una rete di raccolta 'automatica', che è la rete delle fogne; questi rifiuti devono essere depurati prima di tornare al fiume o al mare in modo da non inquinare l'acqua.
I rifiuti solidi sono di tanti tipi. Ci sono quelli che produciamo normalmente nelle nostre case, i cosiddetti rifiuti urbani. I rifiuti solidi urbani sono raccolti da aziende specializzate. Poi ci sono i rifiuti speciali, prodotti da ospedali o da fabbriche, che devono essere trattati in modo particolare perché potrebbero contenere sostanze pericolose per la salute umana. E ci sono i rifiuti pericolosi (come le pile), che, si sa, contengono sostanze velenose e inquinanti.
Ognuno di questi tipi di rifiuti deve essere trattato e smaltito, cioè trasformato, in modo diverso. Quelli speciali e quelli pericolosi non possono essere né bruciati né messi nelle discariche insieme agli altri, perché inquinerebbero l'aria e il terreno, con il rischio di contaminare le falde acquifere. I rifiuti urbani non pericolosi finiscono invece nelle discariche controllate, ma la quantità di rifiuti che produciamo è ormai talmente grande che le discariche si riempiono molto rapidamente.
I rifiuti sono una vera ricchezza, che non dobbiamo sprecare. Possono essere miniere di materiali e di energia. Attraverso la raccolta differenziata di carta, vetro, metalli e plastica, gran parte di quello che noi buttiamo può essere recuperato come materiale utile per fare nuovi pro dotti. Si possono utilizzare anche i rifiuti dei cibi (la cosiddetta parte umida dei rifiuti). Con questi si può ottenere il compost, ossia un concime per le piante. Ci sono poi rifiuti che possono essere bruciati senza danno per la salute e che, bruciando, producono energia elettrica e calore riutilizzabili per le attività dell'uomo. La carta vincente, però, è il risparmio. Questo riguarda sia le industrie, che potrebbero, per esempio, usare meno materiale per imballare i loro prodotti, sia i consumatori, che possono fare scelte meno dannose per l'ambiente, come preferire prodotti contenuti in bottiglie di vetro invece che di plastica, più inquinanti e che si riciclano con maggiore difficoltà.
Il compost è la parte dei rifiuti che deriva dagli scarti del cibo. Se è lasciata a riposo e mescolata di tanto in tanto per tenerla a contatto con l'aria, in poche settimane viene trasformata da piccolissimi organismi in un terriccio molto fertile che può essere utilizzato in agricoltura. Oggi è possibile produrre compost anche sul balcone di casa, mentre per produrne su scala industriale si utilizzano gli scarti dei mercati e delle mense, facendo attenzione che non siano inquinati da sostanze pericolose.
Sulla Terra tutto è collegato. Ogni evento dell'ambiente naturale è connesso con tanti altri eventi vicini e lontani. Tutte le azioni dell'uomo sull'ambiente provocano qualche effetto. Alcuni effetti sono immediatamente visibili e vicini. Altri, come quelli sul cambiamento del clima, sono invece più difficili da individuare.
Spesso capita di vedere in TV programmi dedicati agli animali e alla natura che raccontano storie molto diverse. Parlano delle bellezze dei parchi naturali e dei tanti animali selvatici che ancora li abitano. Raccontano anche, però, di piante e animali che stanno scomparendo nel mondo o di una grave siccità in Africa che mette a rischio intere foreste con tutti i loro abitanti. Sembrano fatti opposti e distanti, eppure sono tra loro collegati.
I problemi ambientali non conoscono confini. In Italia migliora la protezione della natura, tanto che oggi almeno il 10% del territorio nazionale è protetto dalla legge. Nello stesso tempo, in altre parti del mondo la qualità dell'ambiente peggiora, o perché non si tiene conto delle condizioni ambientali, o perché arrivano gli effetti dei nostri inquinamenti. In Europa aumenta la sensibilità verso l'ambiente, ma nel mondo è sempre più in crisi la vera ricchezza del Pianeta: la biodiversità. Sulla Terra è stato individuato circa un milione di specie, ma si suppone che il numero sia molto superiore. Gli esperti calcolano che di queste circa un quarto scomparirà entro la metà del prossimo secolo.
L'estinzione di una specie può essere dovuta a fatti naturali o a fatti provocati dall'uomo. La scomparsa dei dinosauri e, in altra epoca, quella dei mammut, per effetto della glaciazione, sono estinzioni dovute a cause naturali. Ma l'affermazione della specie umana sul Pianeta ha provocato un altro tipo di estinzioni, dovute proprio all'attività dell'uomo; queste estinzioni hanno la caratteristica di realizzarsi in un periodo di tempo molto breve. Una volta, la scomparsa di una specie animale o vegetale provocata dall'uomo dipendeva soprattutto dall'eccesso di 'prelievo': per esempio si cacciava troppo o si tagliavano molte piante. Oggi la sparizione delle specie dipende soprattutto da cambiamenti molto rapidi delle condizioni ambientali a cui una pianta o un animale sono abituati. La responsabilità è dell'uomo che, oltre a provocare la profonda modifica o la distruzione di ambienti naturali, come le foreste, e l'inquinamento di aria, acqua e suolo, introduce specie animali in ambienti in cui prima non esistevano, modificando gli equilibri naturali.
Quando una specie scompare, ne risentono tutti gli organismi animali e vegetali a essa collegati. Un ambiente naturale con elevata biodiversità è invece in grado di difendersi e di trovare di volta in volta un nuovo equilibrio.
Tra le cause principali di riduzione della diversità biologica oggi c'è la scomparsa delle foreste. La FAO, l'organizzazione delle Nazioni Unite che combatte la fame nel mondo, ha calcolato che ogni minuto scompaiono dalla Terra venti ettari di foresta. Questo porta in tre anni alla scomparsa di una foresta grande quanto l'Italia. Il taglio delle foreste avviene per creare nuovi spazi per l'agricoltura e per la vendita di legname. Tuttavia, la deforestazione espone sempre nuovi territori al rischio di desertificazione (v. deserto), cioè alla trasformazione in zone aride di terreni una volta protetti dalla foresta. Tutto ciò, insieme all'inquinamento prodotto dai paesi industrializzati, sta provocando nell'intero Pianeta gravi effetti: diminuisce l'apporto dell'ossigeno da parte delle piante, aumenta l'effetto serra e si hanno modificazioni del clima, con diminuzione delle piogge in alcune parti del mondo e aumento di precipitazioni alluvionali in altre.
"Questa è la storia melodiosa e vera / di un bimbo che si chiama Valentino, / che uscì con la sua dada quella sera / per giocare nel solito giardino. / Il giardino guardava su una strada / sporca di chiasso e macchine fumose, / ma lui ci andava sempre con la dada nelle sere lunghissime, noiose./ Tanto, diceva lei, dovunque vada / qua in città troverai le stesse cose: / tre siepi affumicate, e se va bene / uno scivolo rotto e due altalene". Ai giardinetti, lontano dagli sguardi dei grandi, si fanno meravigliosi incontri. Per esempio, volando sull'altalena, Valentino nota che quella accanto alla sua, apparentemente vuota, dondola. Come mai? Non c'è vento. È una magia, oppure Valentino sta per conoscere un compagno di giochi invisibile? "Buongiorno!". "Buonasera!" risponde quello e si presenta: "Sono un angelo stanco, di nome Nataniele".
È un angelo 'ecologista' e racconta a Valentino che per aiutare un povero vecchietto e la sua cagnetta con l'hobby di tirar via dai giardinetti l'immondizia, per tutto il giorno ha spazzato via dal cielo grigio le mille puzze di una città. Roteando le ali vorticosamente, ha attirato un vento così forte che ha cacciato, almeno per un po', l'aria avvelenata. Così il vecchietto e il suo cane hanno potuto finalmente sentire di nuovo quei profumi che in una grande città, tra le automobili e i palazzi, sembravano scomparsi. Tutto quel roteare di ali però ora lo ha sfinito e ha bisogno di una spinta super sull'altalena che gli permetta di decollare nuovamente. Valentino non se lo fa ripetere due volte e, con un lancio da maestro, rispedisce l'amico invisibile in cielo a vegliare sul mondo.
Nel verde di una grande città, tra le creature meravigliose come l'angelo Nataniele, si possono incontrare anche le fate dei giardini di Kensington. Da sempre amiche e ammiratrici di Peter Pan, non amano mostrarsi agli esseri umani. Cambiano addirittura i cartelli di chiusura del parco per poter danzare indisturbate più a lungo! I giardini di Peter sono un vero paradiso dell'avventura.
La Vasca è il loro centro. È rotonda e così grande che quando ci arrivi ti passa la voglia di andare oltre. Puoi farci galleggiare il panfilo che ti hanno appena regalato, "ma la più cara imbarcazione che leva l'ancora nella Vasca è quella che si chiama 'pezzo di legno'. Mentre cammini in giro, tirandola, … la tua sgangherata imbarcazione aspira al vento, zampillano gli squali e tu scivoli su città sepolte, combatti coi pirati, getti l'ancora su isole di corallo".
Un giardino al di là del muro è un'attrazione irresistibile. È proprio vero: un giardino un po' frondoso può offrire scenari inaspettati. Con immaginazione e voglia di divertirsi un tronco può diventare l'albero di un veliero, un cespuglio lontano può assomigliare alla schiena di una balena che si inabissa e un tronco segato può ben diventare un cavallo. Questo è capitato ad Alice e a suo fratello, in cerca di avventura. Un giorno, guardando al di là del muro che circonda la casa degli zii, scoprono un giardino che ai loro occhi appare come una foresta. Dietro un intrico di rami vedono qualcosa di straordinario. "Era una nave. O meglio, non era proprio una vera nave, ma si vedeva che era stata fatta per sembrare una nave".
I due intraprendenti esploratori scoprono che la meravigliosa imbarcazione fatta di cespugli e alberi ha tutto: cassero, timone e persino un tralcio d'edera come corda per l'ancora. A bordo della nave d'erba c'è anche un ammiraglio, anzi un'ammiraglia in gonnella e cappello di paglia, la signora Tredegar. L'insolito equipaggio non vede l'ora di salpare per un viaggio fantastico. Durante la navigazione tutto si trasforma: un vaso di fiori è ora un rudere antico, le palme ricordano le coste del lontano Egitto; i cespugli diventano iceberg e alcune pecore possono ben assomigliare agli orsi polari. Nello spazio di un pomeriggio guarda quanto si può arrivare lontano! Però la nave d'erba non è per sempre. Con gli anni, sono le piante vere a vincere sulla fantasia e se adesso passi in quel giardino il fumaiolo della nave è tornato il pino che era una volta.
Cosa ci fa vedere mondi fantastici nei tranquilli giardinetti sotto casa? Dipende dal cemento che ci schiaccia e dal poco spazio che abbiamo quando stiamo al chiuso. Quando andiamo al parco assaporiamo la libertà: possiamo correre all'impazzata, nasconderci, urlare e volare, o quasi. Le mamme si accontentano di un paio di alberelli giovani per far ombra alle carrozzine e in fondo anche a noi basta poco: un cancello arrugginito con dietro un pezzetto di prato ci fa venire in mente luoghi misteriosi e ricchi di attrattive che dobbiamo subito esplorare.
Così si può mettere alla prova coraggio e paura anche in un giardino. Il timido e pauroso Jacopo, dopo la scuola, gioca solo soletto nel giardino sotto casa. Tra gli alberi, diventa principe, bandito, scienziato, esploratore, bestia selvatica o cacciatore.
Ma un bel giorno la fantasia si trasforma in realtà e Jacopo si trova naso a muso con l'Abominevole Selvatico, enorme scimmione fuggito la sera prima dal circo. Che accadrà? Amicizia a prima vista e poi scuola di coraggio. Jacopo, tra le braccia del simpatico, enorme, nuovo amico peloso, impara la 'lotta selvatica', l''energia selvatica'. Impara a rincorrere e a fuggire, a inseguire, a difendersi e ad attaccare, ma soprattutto impara a stare con gli altri. Ora che si sente sicuro di sé può tornare con i compagni, ricominciare a giocare a pallone e, magari, a segnare anche cinque gol, chissà. Proprio lui, che in tutta la sua vita aveva segnato una sola rete e, per di più, nella porta della sua squadra!
Sulle panchine possono succedere molte cose: ci si innamora, si litiga, ci si conosce, ci si scalda al sole. Chi conosce il famoso Manolito sa che nel famoso quartiere di Carabanchel Alto, periferia 'periferica' di Madrid, si trova l'altrettanto famoso Giardino dell'Impiccato. Che nome consolante per un parco cittadino… ma d'altronde cos'altro c'è di consolante a Carabanchel? A sentire Manolito, non molto. Eppure, nel Giardino dell'Impiccato ne succedono di tutti i colori. Il codardo Manolito, con occhiali indosso, quando è lì trova il coraggio di sfidare il peggior bullo della classe e di chiamarlo addirittura Capitan Merluzzo! Chissà che nel Giardino dell'Impiccato non trovi il coraggio di dichiarare il proprio amore a Susana Mutande-Sporche.
Sull'unica panchina non rotta di quel giardino si appisolano i nonni, compreso quello di Manolito, il mitico Superprostata. Al Giardino dell'Impiccato ci si dà appuntamento per elaborare piani criminali. Nel Giardino nascono e si sfidano bande rivali. Oppure ci si va a Carnevale in maschera: beninteso, tutti Superman quel giorno! Ma i momenti più belli in quel polveroso giardino arrivano d'estate. Puoi giocare fino a sera, poi le mamme ti chiamano dai balconi, perché la cena è pronta. Il sole rosso rosso tramonta dietro l'albero dell'impiccato e allora succede l'impossibile anche a Carabanchel:
"Il cielo è fra i più belli del mondo, bello come le piramidi d'Egitto o i grattacieli di King Kong. È l'ottava meraviglia del mondo intero". Parola di Manolito! (Carla Ghisalberti)
James Matthew Barrie, Peter Pan nei Giardini di Kensington, Stampa Alternativa, Roma 1993 [Ill.]
Quentin Blake, La nave d'erba, Fabbri, Milano 1998 [Ill.]
Elvira Lindo, Manolito Quattrocchi, Mondadori, Milano 1999 [Ill.]
Elvira Lindo, Todo Manolito, Alfaguara, Madrid 2000 [Ill.]
Cecco Mariniello, Jacopo e l'Abominevole Selvatico, Piemme, Casale Monferrato 2000 [Ill.]
Bruno Tognolini, L'altalena che dondola sola, Fatatrac, Firenze 1997 [Ill.]