In psicanalisi, energia postulata da S. Freud che rappresenta l’aspetto psichico della pulsione sessuale (nettamente distinta dall’eccitamento sessuale somatico). Il concetto di l. ha subito nel pensiero di Freud un’evoluzione, mantenendo due caratteristiche fondamentali: una qualitativa per cui, anche nei casi in cui si parli di l. desessualizzata, la l. non può mai ridursi a una forma aspecifica di energia psichica in generale, e una quantitativa per cui la l., anche se non misurabile, va considerata una grandezza che interviene nei fenomeni di traslazione, aumento, diminuzione e distribuzione della pulsione sessuale. Le modificazioni introdotte nella teoria delle pulsioni condussero Freud alla distinzione tra una l. dell’io (o l. narcisistica) e una l. oggettuale, sulla base della direzione dell’investimento libidico. Per C. Jung la l. si presenta come energia psichica, quale ‘desiderio o impulso non inibito da istanze morali o di altro genere’. La l. viene così a ricomprendere sia la sessualità sia i bisogni e gli affetti. A. Adler l’assimila al concetto di ‘volontà di potenza’. Altre scuole psicanalitiche (E. Fromm, K. Horney, H.S. Sullivan ecc.) hanno riconsiderato il ruolo della l., mettendo in rilievo fattori personali e sociali quali elementi determinanti nello sviluppo della personalità.
In sessuologia, desiderio o attrattiva sessuale. Sulla l. influiscono fattori ormonici, nervosi e psichici, ma non sempre la l. corrisponde all’effettiva capacità sessuale del soggetto, nel senso che un’esaltata l. può accompagnarsi a impotenza sessuale e viceversa.