Teologo protestante (Vallon, Ardèche, 1839 - Parigi 1901); prof. di dogmatica nell'univ. di Strasburgo (1868), fu poi tra i fondatori, a Parigi, dell'École libre des sciences religieuses, che diventò poi la facoltà teologica protestante della Sorbona, della quale S. fu decano. Egli ebbe larga influenza nel protestantesimo francese e negli ambienti cattolici più aperti. La sua filosofia della religione deriva i suoi fondamentali motivi da Schleiermacher e A. Ritschl: egli intende la religione come espressione di un intimo bisogno di infinito e come superamento dell'angoscia della propria finitezza. L'emozione, il sentimento dell'assoluto costituiscono il nucleo centrale dell'esperienza religiosa che storicamente si specifica e si arricchisce fino ad arrivare alla concezione del Padre e del rapporto di figliolanza tra gli uomini e Dio, che è l'essenza del cristianesimo. Essendo fenomeno essenzialmente sentimentale, la religione è individuale come diretta esperienza del divino che si manifesta nella preghiera, atto di rapporto con Dio; altro aspetto di questo rapporto è la rivelazione, intesa come soggettiva e progressiva coscienza della presenza di Dio nell'uomo. Tutto ciò che è culto, dogma, riflessione teologica va inteso come trascrizione simbolica di un'esperienza religiosa collettiva ed è quindi un elemento soggetto a continua evoluzione. Questa prospettiva, esposta nel classico Esquisse d'une philosophie de la religion d'après la psychologie et l'histoire (1897), rappresenta una delle fondamentali posizioni del protestantesimo liberale e influì anche sulla formazione del modernismo cattolico. Altre opere: Essai d'une théologie critique de la connaissance religieuse (1893); La religion et la culture moderne (1897); Les religions d'autorité et la religion de l'esprit (1903); La doctrine de l'expiation (1903).