(bulg. Černo More; romeno Marea Neagră; russo Černoe More; turco Karadeniz) Mare interno, propaggine del Mar Mediterraneo tra le coste orientali della penisola balcanica a O, quelle russe e caucasiche a N e a E e quelle dell’Anatolia a S. La sua origine è direttamente connessa con l’evoluzione geologica del Mediterraneo. Comunica con il Mediterraneo attraverso il Bosforo e lo Stretto dei Dardanelli, e con il Mar d’Azov attraverso lo Stretto di Kerč´; copre 420.000 km2 con un volume di 514.500 km3 e ha una profondità massima di 2245 m, compresa in una vasta platea sotto i 2000 m. Vi sboccano numerosi fiumi (Danubio, Dnestr, Bug, Dnepr, Kÿzÿl Irmak ecc.), i quali, anche a causa delle particolarità del clima (estati in genere miti e inverni rigidi), vi determinano condizioni fisico-chimiche particolari. La temperatura in superficie è in media di 6 °C superiore a quella dell’aria, con un’escursione annua di 20 °C; in profondità decresce fino a 45-90 m per poi aumentare e stabilizzarsi intorno a 9 °C tra 200 e 2000 m. La salinità differisce notevolmente da quella del Mediterraneo: è intorno all’8-9‰ nella zona di influenza dei fiumi; del 18‰ in superficie e del 22,5‰ a partire dai 700 m in giù. Complessivamente il tenore medio è del 22‰ contro il 38‰ del Mediterraneo. Le correnti superficiali (esigue sono quelle subacquee verticali) hanno andamento sinistrorso partendo dal Mar d’Azov. Le maree non raggiungono i 10 cm di ampiezza. Biologicamente si nota una ingente riduzione qualitativa della flora e della fauna, talvolta compensata da ricchezza quantitativa, dovuta alle condizioni di salinità; la vita è assente al di sotto dei 200-300 m di profondi;tà, per scarsità di ossigeno disciolto nell’acqua.
Principali scali portuali sono Odessa, Costanza, Sebastopoli, Novorossijsk e Trebisonda. Notevole impulso al traffico commerciale è derivato, in particolare, dal completamento (1992) del canale che congiunge il Danubio, a monte di Ratisbona, con il Meno, assicurando il collegamento fluviale tra il Mar N. e il Mare del Nord.
Nell’antichità il Mar N. fu detto dai Greci πόντος ἄξεινος «mare inospitale» per la sua inclemenza; ma dopo la fondazione, dall’8°-7° sec. a.C., di colonie greche sulle coste, πόντος εὔξεινος «mare ospitale» (lat. Pontus Euxinus). Sulle rive settentrionali, nella seconda metà del 5° sec., si costituì il potente regno degli Spartocidi, mentre sulle rive meridionali, in seguito alla conquista dell’Asia da parte di Alessandro Magno, le città greche furono coinvolte nelle lotte tra i Diadochi sino a che vi si affermarono i regni di Bitinia e del Ponto, l’uno e l’altro caduti sotto Roma nel 1° sec. a.C. In età medievale fu detto Nero forse per il colore scuro delle sue acque. Durante l’età bizantina fu tramite per il commercio con l’Estremo Oriente e con i paesi slavi, che ebbe i suoi centri a Cherson e a Trebisonda. Verso il 13° sec. le Repubbliche marinare (Venezia e, soprattutto, Genova) vi fondarono numerose colonie, tra le quali fiorentissima Galata, contendendosene il dominio commerciale, fino, si può dire, alla caduta di Costantinopoli sotto i Turchi (1453). Dal 18° sec. la Russia, alleatasi con l’Austria (1726) che avanzava nei Balcani occidentali, vi esercitò una forte pressione politico-militare. La questione del Mar N. venne così a collegarsi alla cosiddetta questione d’Oriente (➔ oriente).