Marāṭhi (o Maratti) Popolazione dell’India sud-occidentale sparsa nello Stato del Maharashtra. La loro lingua appartiene al ramo indoario dei linguaggi neoindiani ed è la continuazione della lingua pracrita mahārāṣṭrī; si suddivide in tre gruppi dialettali: il gruppo costiero, il dakhinī e, molto differenziato, il konkanī.
Poco noti nella storia dell’India antica, i M. rivelarono nel Medioevo e nei tempi moderni spiccate doti militari, affermandosi come potenza politica nel 17° sec., quando Sivājī Bhonsla (1627-1680) riuscì ad acquistare un dominio territoriale e un’autorità che sfidò quella dei Moghul di Delhi. Tale formazione unitaria finì col figlio di Sivājī, Sambhājī, che nel 1689 fu fatto mettere a morte dall’imperatore moghūl Awrangzēb. Seguirono allo Stato unitario vari principati indipendenti uniti in una confederazione indù sotto l’autorità dei Pēshwā (➔); nel 18° sec., mentre l’impero moghūl declinava, con Baji Rao I i M. divennero la potenza dominante in India. La fase espansiva a nord terminò con la sconfitta subita nel 1761 a Panipat a opera di Aḥmed Shāh Durrānī, signore dell’Afghanistan chiamato in soccorso dalle popolazioni musulmane indiane, e presto la penetrazione britannica in India urtò contro di loro. Nelle tre sanguinose guerre dei M. (1778-82, 1802-04, 1817-18) la loro potenza fu spezzata; il capo della confederazione Baji Rao II fu relegato a Bithur e i territori dei M. furono o incorporati direttamente nei domini inglesi o mantenuti in Stati sotto il controllo britannico.