materialismo
La materia a fondamento della realtà e del pensiero
Entrato nel linguaggio filosofico nel 17° secolo, il termine materialismo indica qualsiasi concezione che faccia della materia il fondamento e il principio esplicativo della realtà, negando l’esistenza di sostanze spirituali. Nel linguaggio corrente, per materialismo si intende invece una concezione della vita orientata prevalentemente alla ricerca di beni e piaceri materiali
La prima dottrina schiettamente materialistica fu elaborata, tra il 4° e il 3° secolo a.C., dai filosofi greci Democrito ed Epicuro (v. epicureismo) e ispirò al poeta latino Lucrezio, nel 1° secolo a.C., il suggestivo poema De rerum natura («Sulla natura»). Secondo questa dottrina all’origine di tutte le cose c’è la materia, che è eterna e in continuo movimento. Essa è composta da particelle indivisibili, gli atomi, uguali dal punto di vista qualitativo, ma diversi per forma e grandezza: i vari tipi di atomi, aggregandosi e disaggregandosi, danno origine ai differenti corpi e al loro divenire (nascita e morte).
Da questa impostazione discendono alcune fondamentali conseguenze in campo conoscitivo, religioso ed etico. Poiché il cosmo non è che materia in movimento, esso è retto da un suo ordine ma è privo di scopi o fini: ne consegue che l’uomo, nel conoscere, non dovrà ricercare essenze, significati, ma cause materiali e meccaniche. Egli dovrà inoltre distinguere – come insegna Democrito – tra le qualità soggettive dei corpi (il colore, il sapore e tutte le qualità che dipendono dal soggetto conoscente) e le qualità oggettive (la forma e la grandezza, che dipendono esclusivamente dall’oggetto), ricordando che solo queste ultime offrono una vera conoscenza.
Dal punto di vista religioso, il materialismo antico nega l’immortalità dell’anima e priva gli dei di qualsiasi importanza. L’anima, composta di materia, si dissolverà insieme al corpo. Quanto agli dei, essi vivono in mondi lontani e non si occupano delle vicende umane: gli uomini non hanno quindi ragione di temerli.
Per ciò che riguarda l’etica, le strade di Democrito ed Epicuro si dividono: mentre il primo raccomanda un certo distacco dalle cose del mondo e il perseguimento dell’armonia interiore, il secondo elabora una morale basata sul piacere (edonismo), anche se si tratta di un piacere controllato dalla ragione e finalizzato all’atarassia, ossia all’assenza di turbamento, alla tranquillità.
In epoca moderna, il materialismo sarà in genere connesso all’edonismo e di qui deriva il significato corrente del termine materialista, che indica una persona o una società interessate prevalentemente ai beni e ai piaceri materiali.
Accantonate durante il Medioevo, le tesi materialistiche riemergono con il Rinascimento e, circoscritte al mondo della natura, diventeranno alcuni dei capisaldi della scienza moderna. Galilei concepirà infatti la natura come un ordine oggettivo, privo di finalità e retto da rapporti meccanicistici di causa-effetto; egli inoltre riprenderà la distinzione tra qualità soggettive e oggettive dei corpi, indicando in queste ultime le uniche suscettibili di matematizzazione e quindi di sapere certo.
Ma la filosofia materalistica più coerente, in età moderna, la dobbiamo a Hobbes, che fa della materia e del movimento il principio esplicativo di tutti i fenomeni, naturali e umani, fisici e psichici. Il materialismo sarà molto diffuso anche tra i filosofi dell’Illuminismo: alcuni di essi – come Holbach, Helvétius e La Mettrie – ne svilupperanno le implicazioni antireligiose, teorizzando apertamente l’ateismo, e ne applicheranno il meccanicismo alla vita psichica, affermando che i fenomeni psichici dipendono dal loro sostrato materiale, cioè dal cervello. Questo materialismo psicofisico darà luogo, in alcuni esponenti del positivismo, a forme estreme di fisiologismo (secondo lo zoologo Karl Vogt, per esempio, il pensiero sta al cervello come la bile sta al fegato o l’urina ai reni).
Nel quadro della cultura tedesca del 19° secolo, il materialismo viene ripreso da Ludwig Feuerbach, il quale sostiene, in polemica con Hegel, che non è la realtà a essere espressione dell’Idea, bensì sono le idee a derivare dalla realtà materiale. Combinando il materialismo di Feuerbach con la concezione hegeliana della storicità del mondo umano, Marx metterà a punto la dottrina del materialismo storico. Il suo amico e collaboratore più fidato, Friedrich Engels, estenderà la dialettica anche al mondo naturale, dando vita a una dottrina generale della realtà nota come materialismo dialettico (Diamat), che nel 20° secolo diverrà la dottrina ufficiale di alcuni paesi a regime comunista.