Nome dato in epoca moderna ai prodotti d’oro, argento o bronzo, della zecca imperiale romana che si distinguono dalle monete per modulo e peso e rivelano tecnica di conio e incisione più accurate.
I m. d’oro più antichi risalgono ad Augusto. Nel 3° sec. diventano più numerosi e sempre più vari i multipli, specie sotto il regno di Gallieno e durante la tetrarchia diocleziana. Con Costantino si hanno multipli del soldo d’oro di 4,54 g. Altri m. hanno, già all’epoca degli Antonini, un cerchio ornamentale, alcuni con appiccagnolo in forma di gioielli ornati e di gran peso e diametro. I m. d’argento sono multipli del denaro e poi dell’antoniano; se ne distinguono tre gruppi principali, uno coniato in varie zecche asiatiche da M. Antonio ai Severi, uno di conio propriamente romano, un terzo del 4° sec. da Licinio in poi. Più numerosi sono i m. di bronzo, che si distinguono in m. a 2 metalli; con bordo riportato diverso dal tondino; cerchiati con cerchio riportato o con tondello largo con bordo lavorato al tornio; serie senatoria e serie imperiale.
Si è molto discusso sulla destinazione dei m., se fossero vere monete, medaglie commemorative, insegne militari, decorazioni, premi conferiti dall’imperatore, oppure ornamenti personali.