tetrarchia Nell’antichità classica, in origine il governo della quarta parte di un paese. Il sistema della t. fu adottato in Tessaglia e in Galazia, dove sino all’85 a.C. circa ognuna delle tre tribù era divisa in quattro parti. Al tempo di Mitridate a capo di ogni tribù rimase un unico tetrarca; con Pompeo i tetrarchi dei Trocmi e dei Tolistobogi si chiamarono re, e infine la Galazia fu unificata. Il termine tetrarca perse allora il valore primitivo per assumere quello di piccolo dinasta, e fu usato in questo senso dai Romani per i piccoli regni della Giudea: si ebbero le t. di Perea, di Galilea e Perea, di Batanea, Auranitide e Traconitide, e quella di Iturea, che dopo essere durata dal 63 al 34 a.C. si disgregò in altre minori.
In età dioclezianea, a partire dal 286 d.C., il governo esercitato da quattro sovrani, due Augusti e due Cesari. Tale tipo di ordinamento fu ideato da Diocleziano per dare una soluzione stabile al duplice problema di assicurare la successione pacifica degli imperatori e organizzare un’efficace difesa dell’Impero. Delle quattro parti, a loro volta ripartite in diocesi, Diocleziano assegnò le due maggiori a sé e a Massimiano, e le due minori a Galerio (Illirico) e Costanzo Cloro (Gallia, Britannia e Ispania). Nella famiglia imperiale così costituita, il potere supremo era riservato a Diocleziano (senior augustus); l’Impero conservava la sua unità, le leggi erano emanate a nome dei quattro principi, i provvedimenti adottati da ciascuno di essi erano comuni, così come le vittorie conseguite. Ognuno pose la propria sede nella città che meglio gli permetteva di controllare la situazione militare della sua parte d’Impero: Costanzo Cloro a Treviri, Massimiano a Milano, Galerio a Sirmio, Diocleziano a Nicomedia. La successione doveva svolgersi mediante abdicazione dell’Augusto, cui succedeva il suo Cesare, il quale provvedeva a creare un nuovo Cesare. La t., però, andò di lì a poco in crisi: quando, alla morte di Costanzo Cloro (306), le legioni d’Occidente, anziché favorire l’ascesa al potere di Severo, il suo Cesare, acclamarono imperatore suo figlio Costantino. Questi, dopo alcuni anni di tumulti e guerre civili, avrebbe gradualmente instaurato un sistema di potere non più fondato sul principio della condivisione e dell’avvicendamento dei Cesari agli Augusti, bensì su quello, formalmente dinastico, che voleva i figli succedere al padre.