Nella storia del cristianesimo, la credenza e l’attesa del regno di Cristo in terra, prima del giudizio finale, riservato ai soli giusti e, secondo la maggior parte dei computi, destinato a durare 1000 anni (detto anche chiliasmo).
Il m. è legato intimamente alla fede giudaica nell’avvento del Messia e a quella cristiana nel ritorno glorioso di Cristo e nella resurrezione dei corpi, e soprattutto alla credenza in un regno messianico distinto dalla beatitudine celeste e in una doppia resurrezione (una, all’inizio del regno millenario, riservata ai soli giusti, e l’altra, alla sua fine, universale). Il suo fondamento scritturale era dato dal passo dell’Apocalisse (20, 1-6), dove si parla di una prima sconfitta di Satana dopo la quale si attuerebbe un regno terreno dei giusti, risorti con Cristo, per 1000 anni, allo scadere dei quali, e dopo un ultimo assalto di Gog e Magog, avrebbero luogo la resurrezione universale, il giudizio e la nuova Gerusalemme celeste.
Idee millenariste si trovano in diversi autori della prima cristianità (Giustino, Papia, Ireneo, Tertulliano, Ippolito, Lattanzio, Vittorino di Pettau, Sulpicio Severo ecc.); il m. caratterizzò poi movimenti entusiastici, come il montanismo, rispondendo alle attese di rinnovamento e di giustizia dei più umili ceti sociali. A esso si opposero fermamente Origene, Eusebio e soprattutto Agostino che diede un’interpretazione spiritualistica di Apocalisse 20, intendendo i 1000 anni dopo la prima resurrezione come la remissione dei peccati. Il m. sparì così tra il 4° e il 5° sec. e solo qualche rara traccia se ne trova in orientamenti escatologici medievali e in alcuni ambienti della Riforma (per es. gli anabattisti).
Per estensione, vengono definiti millenaristi (o chiliastici) tutti i movimen;ti religiosi sorti nelle società preletterate extraoccidentali in periodo coloniale e postcoloniale: movimenti m. africani, culti del cargo melanesiani, movimenti nativistici amerindi, movimenti messianici dell’America Meridionale ecc. Tutti, inva;riabilmente annunciano l’imminente fine del mondo, l’avvento di un’età dell’oro e la salvezza per coloro che avranno creduto, espressione da un lato del malessere di gruppi emarginati, dall’altro della speranza in una radicale trasformazione delle proprie condizioni di vita.