Nella terminologia artistica, pittura a tinta unica, a chiaroscuro (a toni chiari e scuri del colore stesso). La definizione antica di monochromăta (Plinio) si riferiva probabilmente alla preparazione dei dipinti eseguita in bianco e nero e poi colorata con un’unica tinta; Quintiliano parla invece di una pittura singulis coloribus che parrebbe identificarsi con il chiaroscuro monocromo. Il m., ossia pittura a tinta unica, è stato usato largamente, sia in sussidio di grandi decorazioni murali, sia isolato, spesso con funzione illusiva di scultura (Giotto, cappella degli Scrovegni; vetrate francesi del 13° e 14° sec., dette grisailles; nelle facce esterne degli sportelli degli altari fiamminghi del 15° sec.). Famoso l’uso di m. (o chiaroscuri) sulle facciate esterne di edifici (Polidoro da Caravaggio a Roma, 16° sec.). L’uso del m. nei secoli seguenti compare legato a esigenze di arredamento o, specie nell’arte contemporanea, a particolari ricerche artistiche.