Uomo politico egiziano (Kavàlla, Macedonia, 1769 circa - Il Cairo 1849), fondatore dell'Egitto moderno e della dinastia che vi ha regnato fino al 1953. D'origine albanese, venne in Egitto nel 1799 come ufficiale turco nell'esercito destinato a combattere l'invasione napoleonica, nel 1805 fu nominato dalla Porta governatore del paese. Nel 1811, sterminati i mamelucchi, iniziò una vittoriosa spedizione contro i Wahhabiti d'Arabia (1812-13), dopo la quale si dedicò all'opera di rinnovamento dell'Egitto, soprattutto nell'amministrazione dello stato, negli ordinamenti militari, nella vita economica del paese (lavori idraulici nella valle del Nilo e coltura del cotone), nella diffusione dell'istruzione. Contemporaneamente M. allargava i confini d'Egitto, e formava un impero con la conquista del Sudan (1820-23). Successivamente, chiamato dal sultano in aiuto contro i Greci ribelli, mandò un esercito e una flotta al comando del figlio Ibrāhīm, costretto dall'intervento della flotta franco-anglo-russa (battaglia di Navarino, 1827) ad abbandonare la Morea. La tendenza di M. a svincolare l'Egitto dall'Impero ottomano condusse negli anni seguenti alla rottura col sultano: ne seguirono due vittoriose campagne contro la Turchia (1831-33 e 1838-41) capitanate dal valoroso Ibrāhīm, i cui risultati politici furono però in entrambi i casi frustrati dall'intervento diplomatico europeo. M. dové alla fine contentarsi del solo governo d'Egitto, a titolo ereditario, ma sotto l'alta sovranità della Porta (firmano del 13 febbr. 1841). Ibrāhīm premorì di pochi mesi al padre, e alla morte di M. il governo d'Egitto passò al nipote ῾Abbās.