Espressione con la quale si suole indicare l’opera di un gruppo di romanzieri francesi emersi negli anni 1950. Elementi comuni sono il rifiuto del romanzo tradizionale e il deciso orientamento antinaturalistico, nonché il rifiuto del cosiddetto engagement; il frequente ricorso a un minuzioso descrittivismo, conseguente alla dissoluzione dei personaggi e della trama, ha fatto parlare anche di école du regard. Già preconizzato da J.-P. Sartre (1947) come momento di riflessione del romanzo su sé stesso, il n., cui si avvicinarono scrittori come M. Duras e J. Cayrol, ha i suoi principali esponenti in N. Sarraute, A. Robbe-Grillet, M. Butor, C. Simon, C. Ollier. Più che una scuola letteraria chiaramente identificabile il n., che si rifà per certi aspetti alle esperienze di M. Proust, F. Kafka, J. Joyce e S. Beckett e alla riflessione di M. Blanchot e G. Bataille, è un indirizzo di ricerca che dalla seconda metà degli anni 1960, influenzato dalla semiotica, dall’opera di R. Roussel e dal pensiero di J. Derrida, ha sempre più privilegiato la dimensione autoreferenziale del testo letterario, dando origine a quello che è stato definito nouveau nouveau roman.