(fr. Nouvelle Calédonie) Isola dell’Oceano Pacifico (16.117 km2, 19.058 km2 con le dipendenze, 245.580 ab. nel 2009), tra la Nuova Guinea e la Nuova Zelanda. Territorio d’Oltremare della Francia; capoluogo e principale centro economico è Numéa. Le dipendenze sono rappresentate dalle isole della Lealtà, Walpole, dei Pini, Bélep, Chesterfield e Huon. Ha forma allungata (400 km) da NO a SE e innervata da una catena montuosa, formatasi verso la fine del Terziario, di forme pronunciate (Monte Panié a N, 1631 m; Monte Humboldt a S, 1617 m) che lascia solo qua e là brevi pianure costiere. Le coste sono piuttosto alte e circondate, a 10-12 km di distanza, da un’ininterrotta barriera di scogli corallini. Il clima è relativamente fresco; le piogge sono piuttosto abbondanti (specialmente sul versante orientale, 1800 mm annui) ma concentrate in alcuni periodi.
La popolazione locale è costituita soprattutto di Melanesiani ed Europei. Lingua ufficiale è il francese; la religione maggiormente praticata è quella cristiana (cattolici 54,2%).
Gli autoctoni melanesiani (Canachi, fr. Canaques), dediti all’agricoltura e alla pesca, sono ripartiti in tribù e gruppi patrilineari, retti da capi ereditari e dai consigli degli anziani. Fra gli elementi culturali tipici, oggi definitivamente scomparsi o in decadenza, notevoli: evolute industrie litiche, ceramiche verniciate; deformazioni craniche, antropofagia, sepoltura in due fasi.
Scoperta da J. Cook nel 1774, la N. fu annessa dalla Francia nel 1853, come dipendenza di Tahiti, e tra il 1864 e il 1896 fu sede di colonia penale. Nel 1946 divenne Territorio d’Oltremare della Francia. Nel corso degli anni 1980 e 1990 la comunità dei Canachi ribadì più volte la volontà di ottenere ampie autonomie in materia di controllo del territorio e utilizzazione delle risorse. Divenuta Collettività d’Oltremare nel 1998, la N. ha ribadito il suo status di territorio d’Oltremare della Francia al referendum sull'indipendenza tenutosi nel novembre 2018, che ha registrato il 56,4% di pareri contrari e il 43,6% di pareri favorevoli, e con un'affluenza alle urne di oltre l'80% degli aventi diritto; sebbene con minori consensi, il risultato è stato confermato dai referendum svoltisi nell'ottobre 2020 (al quale il 53% dei votanti ha espresso parere negativo all'autodeterminazione) e nel dicembre 2021 (in cui il no all’indipendenza ha ottenuto più del 96% dei voti).