(ingl. New Guinea) La maggiore isola dell’Oceania (880.000 km2 con 7.500.000 ab. nel 2005) e, dopo la Groenlandia, la più grande del globo. Si estende tra l’equatore e 10° lat. S, bagnata a N dall’Oceano Pacifico, a S dal Mare degli Arafura e dal Mare dei Coralli, che comunicano fra loro per mezzo dello Stretto di Torres, che separa l’isola dall’Australia. Politicamente è divisa in due zone: una appartenente all’Indonesia (suddivisa nelle due province di Papua e Papua Occidentale) e l’altra allo Stato di Papua Nuova Guinea.
La N. è costituita da una parte montagnosa a N e nel centro, e a S da un’estesa pianura. L’elemento geomorfologico più vistoso è il sistema montuoso che attraversa tutta l’isola, dividendola in due parti e che funge da elevato spartiacque. Tutto il rilievo è formato da un insieme complesso di catene, con vette che superano i 4000 m di altezza; la più elevata tra esse è quella che percorre la parte occidentale (Monti Maoke) dove si trova la vetta più alta dell’isola, il Puncak Jaya (5030 m); continuando verso SE si elevano la Catena Centrale (Central Range), i Monti Bismarck (Bismarck Range), con la vetta più elevata, il Monte Wilhelm (4694 m), fino ad arrivare ai Monti Owen Stanley, all’estrema propaggine sud-orientale, con la cima più alta rappresentata dal Monte Victoria (4074 m). Verso S il sistema montuoso principale digrada verso una zona di montagne di media elevazione e di colline, a loro volta incise dai corsi d’acqua che scendono verso le grandi pianure meridionali. Il vulcanismo è presente con gli apparati del Monte Victoria e del Lamington, ma si riscontra anche altrove, come negli isolotti prossimi alla costa settentrionale e nell’Arcipelago di Bismarck. Le pianure meridionali sono dominate dalle dorsali montuose principali che si spingono talvolta a S fino a fiancheggiare i profondi e lunghi estuari fluviali.
La N. rientra nell’ambito dei climi caldo-umidi, con temperature elevate e uniformi nell’arco dell’anno nelle pianure (28 °C), valori che decrescono con l’altitudine; al di sopra dei 1500 m, infatti, si accentuano le escursioni termiche diurne con conseguenti medie più basse (16 °C a 2000 m); intorno ai 4500 m s.l.m. si supera il limite delle nevi persistenti. Le precipitazioni sono abbondanti, con quantitativi differenti: meno di 1500 mm nelle aree pianeggianti; intorno ai 3000 mm nella dorsale centrale, nelle terre più elevate possono superare i 5000 mm.
Ricca e articolata è l’idrografia in rapporto al regime pluviometrico, alla quantità delle precipitazioni, nonché in dipendenza della morfologia dell’isola. I fiumi più lunghi e con grosse portate drenano il versante meridionale della dorsale montuosa isolana: Palan, Digul, Fly (il maggiore circa 1100 km di lunghezza, navigabile per 700), Wawoi, Kikori, Purari. Alla fronte marittima nord-orientale sboccano con altri il Sepik, il Ramu e il Markham, anch’essi originari dalle dorsali interne, ricchi d’acqua e parzialmente utilizzati per la navigazione. I fiumi dell’isola hanno un profilo longitudinale assai irregolare: giovanile nel tratto montuoso, maturo nel tratto inferiore e perciò lenti, incerti, divaganti in meandri nelle pianure.
La flora, ricca e con alta proporzione di endemismi paleogenici, è affine a quella della porzione orientale dell’Asia tropicale e dell’arcipelago malese, pur presentando numerosi rapporti con la flora della Polinesia e in minor grado con quella dell’Australia. Lungo le coste, sui fondi fangosi, si hanno estese mangrovie e al di sopra dell’alta marea foreste di cocchi con casuarine ecc. Più verso l’interno prevale la foresta pluviale, con numerose liane ed epifite. Salendo dalle pianure fino a 3800 m, si succedono vari tipi di foreste, di cui caratteristica quella del piano più alto, data da conifere (Araucaria, Libocedrus, Phyllocladus) accompagnate da numerose Angiosperme arboree con sottobosco ricco di rododendri, con eccezionale sviluppo di muschi e licheni epifitici. Nelle regioni asciutte, specie verso i 400÷500 m s.l.m., si hanno vaste savane di tipo australiano.
Il termine Melanesiani adoperato per indicare le popolazioni della N. fa riferimento al colore scuro della pelle di alcune di esse. L’altro termine adoperato per indicare gli indigeni della regione, Papua, di origine portoghese, si riferisce alla natura crespa dei capelli degli abitanti. La moderna antropologia ha rifiutato ormai da tempo l’assunzione di tali criteri fisici di classificazione, preferendo differenziare su basi linguistiche due grandi aree culturali. Da un lato i gruppi che parlano lingue non polinesiane e che rinviano probabilmente a una popolazione giunta nelle isole in epoca più antica, tra loro distinte ma legate da complessi rapporti storici (➔ Oceania). Di più recente immigrazione (3° millennio a.C.) sarebbero invece quei gruppi che parlano lingue polinesiane.
A queste differenze linguistiche sembrerebbero corrispondere diversità di tipo sociale e culturale. Estremamente variabile è la dimensione dei gruppi locali: esistono gruppi di qualche centinaia di individui, nelle aree montuose, ma anche gruppi composti da migliaia di individui, come quelli delle pianure del fiume Sepik (Arapesh) o delle vallate interne (Chinabu, Enga). Troviamo inoltre forme di vita nomade, con economia fondata esclusivamente sulla caccia e la raccolta (Hewa, Daribi), e nello stesso tempo sistemi agricoli di tipo intensivo, come quelli dei Melpa o dei Trobriandesi. Elemento centrale in tutte le società dell’area è la guerra, praticata fino alla fine del 20° sec. e finalizzata alla conquista di terre e al controllo dello spazio. L’economia è legata alla coltivazione di tuberi (taro, igname, patate dolci, manioca), mentre nelle aree meno alte è coltivato il sago. Vi è comunque una produzione di beni non direttamente legata alla sussistenza, ma votata allo scambio, che crea reti di tipo commerciale e rituale (Moka, Kula), rivestendo inoltre un ruolo centrale per la creazione di legami politici e matrimoniali.
La N. presenta una notevole differenziazione interna anche per quel che riguarda le strutture di parentela. Al fianco di sistemi rigidamente patrilineari esistono più fluidi sistemi di tipo cognatico e bilineare, oltre a sistemi classici di tipo matrilineo. Anche le organizzazioni politiche presentano una vasta gamma di soluzioni. Si passa, infatti, da sistemi senza struttura centralizzata a sistemi caratterizzati dalla presenza di grandi uomini (Big Men: sciamani, capi militari, figure religiose o anche capi ereditari), e a società di rango (Isole Salomone) che presentano domini (chiefdoms) di diversa strutturazione. A partire dalla seconda metà del 20° sec. si è assistito a un sempre più accentuato incremento della produzione per il mercato, anche nelle aree rurali più isolate, e a una forte influenza dei missionari, che stanno gradualmente modificando i sistemi di credenze locali.
All’isola approdò per la prima volta (1526) il portoghese J. de Meneses; nel 1546 lo spagnolo Í. Ortiz de Retes le conferì il nome odierno. Nel 1605 vi sbarcarono i primi conquistatori olandesi, ma solo nel 1770 J. Cook ne dimostrò l’insularità. Nel 19° sec. ebbe inizio la penetrazione verso la regione interna da parte di Stati colonizzatori: dal 1878 i Paesi Bassi, dal 1878 al 1884 la Germania, dal 1883 al 1887 l’Inghilterra e l’Australia.
Durante la Seconda guerra mondiale l’isola fu teatro di importanti azioni. I primi sbarchi giapponesi furono effettuati nel marzo 1942 tra Lae e Salamana. Nell’agosto 1943 ebbe inizio la riconquista americana; l’11 maggio 1945 l’intera isola era riconquistata. Divenuta indipendente l’Indonesia in seguito alla rinuncia dei Paesi Bassi alla sovranità sulle Indie Olandesi, la zona della N. che faceva parte di queste (Irian) continuò a essere rivendicata dall’Indonesia. Dopo una grave tensione con i Paesi Bassi, fu trasferita sotto la sovranità indonesiana a partire dal 1° maggio 1963.