(gr. Νεϕέλαι) Commedia (423 a. C.) del commediografo greco Aristofane (445 a. C. circa - 385 a. C. circa), che ottenne il terzo premio alle Dionisie.
Approfondimento di Ettore Romagnoli da Aristofane (Enciclopedia Italiana)
§ Le Nuvole. - Le Nuvole, composte prima per le Dionisie del 423, e accolte assai freddamente, furono rielaborate dal poeta; ma, parrebbe, non mai condotte a termine né più rappresentate. Noi possediamo questa seconda rielaborazione, che ad ogni modo è mirabile opera d'arte, e fra le più geniali e ispirate del poeta.
Strepsiade, un vecchio ateniese, campagnuolo alla buona, che ha fatto la corbelleria di sposare una ragazza della nobiltà, assillato dai debiti contratti da suo figlio Fidippide, fanatico dei cavalli, ha sentito dire che in Atene c'è una scuola di pensatori, diretta da un certo Socrate, che insegna a vincere con la chiacchiera ogni causa, anche la più shallata. E pensa di mandar là il figliuolo, perché impari, e metta nel sacco i fastidiosissimi creditori. Ma Fidippide, che sa come i discepoli di quella scuola si riducano in brev'ora allampanati e straccioni, rifiuta, e il povero vecchio si reca in persona da Socrate, con l'intenzione e la speranza d'imparare egli stesso. Però un breve assaggio dimostra come la sua zucca, troppo indurita dall'età, si ribelli ad apprendere tutte quelle sottigliezze; e allora il brav'omo ricorre alle cattive, e costringe il figliuolo, giovine e intelligente, alla difficile disciplina. Fidippide va, fa miracolosi progressi, e torna scaltrissimo nella nuova arte; ma, prima di rivolgerla contro i creditori, ne fa una pratica applicazione alle spalle del padre, bastonandolo di santa ragione, e dimostrandogli poi a fil di logica che ne ha non solo il diritto, ma quasi il dovere. Il povero Strepsiade cerca di fargli cambiare nuovamente rotta, ma poiché non riesce dà fuoco alla casa di Socrate - il pensatoio - e arrostisce così tutti i filosofi.
Le nuvole, che dànno il nome alla commedia, ne costituiscono il coro. Invocate da Socrate, valgono a simboleggiare l'astruseria e l'inconsistenza di certe elucubrazioni filosofiche; ma nell'ordine artistico offrono al poeta argomento di squisitissimi canti lirici, pittoreschi e musicali, che rivaleggiano, per aerea leggerezza, con alcuni carmi di Shelley. Durante tutta la commedia incorano Strepsiade a dedicarsi e a perseverare nelle perfide astruserie della sofistica; ma nell'ultimo episodio, alla catastrofe, gettano la maschera, e, con repentino inatteso voltafaccia, gli dicono che l'hanno apposta trascinato alla rovina per punirlo del suo peccaminoso proposito d'imbrogliare il prossimo.
Nella parabasi Aristofane dichiara che le Nuvole sono la sua più bella commedia. E i posteri, in genere, hanno ratificato il suo giudizio: tranne che di quando in quando si levano voci di biasimo per l'indegna maniera con cui il poeta tratta Socrate. Ma in realtà il poeta, più che attaccar direttamente il filosofo e la sua dottrina, s'è servito della sua figura, certo popolare in Atene, per simboleggiare tutto il nuovo indirizzo sofistico, del quale egli era ferocemente nemico. E che tra i due non corresse odio mortale, si può anche rilevare dal fatto che Platone ce li mostra insieme, e in contegno amichevole, nel Simposio. Certo, poi, non è il caso di fantasticare un rapporto da causa ad effetto fra gli attacchi del poeta e la morte del filosofo, che seguì dopo un quarto di secolo (399).